LIV

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Era un azzardo lo sapeva bene,ma doveva pur iniziare da qualcosa.
Quella mattina si svegliò con un'idea in mente così lasciò un bacio alla piccolina che dormiva nella culla e scese silenziosamente le scale.
Raggiunse la cucina sicura di trovarvi Magda e così fu. La donna stava sorseggiando del caffè con aria assente,guardando oltre la finestra.
Durante la notte il cielo aveva buttato giù lampi e tuoni accompagnati da una pioggia incessante che si era protratta fino alle prime ore del mattino. Come se il sorgere del sole l'avesse spazzata via d'improvviso dando il via ad un nuovo giorno.
<Ti serve qualcosa dal supermercato?>proruppe la ragazza avvicinandosi alla graziosa caffettiera rosa.
Afferrò una tazzina dal colapiatti e versò una generosa quantità di caffè ancora bollente.
Magda trasalì non avendola sentita arrivare poi le sorrise<No penso di no.> Rispose con una alzata di spalle,dopo tutte le cose successe aveva trascurato la casa.<Stai uscendo?>Chiese un po' perplessa. Era raro che lei lasciasse la casa se non per impegni urgenti.
<Si ho delle cose da comprare.>Mise la tazzina vuota nel lavandino e addentò un biscotto al volo, sentiva una strana sensazione allo stomaco quindi tentò di attenuarla mangiando qualcosa<Ho appena finito di allattare la piccola e si è addormentata quindi non dovrebbe darti fastidio per un po'. Ci vediamo più tardi.>la informò frettolosamente prima di lasciare la stanza.
Magda seguì ogni suo movimento confusa da quel suo modo di fare inusuale.
Con la tazzina ferma a mezz'aria sbatté le palpebre più volte cercando di razionalizzare il tutto,ma l'unica cosa che le veniva in mente era che il loro confronto del pomeriggio precedente fosse stato proficuo.
Non le era sfuggita quella strana luce che aveva negli occhi,una specie di eccitazione che le faceva ben sperare.
<Allora io esco.> Gridò Nadia prima di tirarsi dietro la porta.
Il suo intento era quello di farsi sentire anche dagli uomini nascosti nei dintorni informandoli del fatto che lei stesse lasciando la casa e che diventava così una facile preda.
Aprì la portiera dell'auto ed entrò nell'abitacolo. Perse tempo sistemando la cintura,poi armeggiando con la radio alla ricerca di una stazione radio decente sempre però tenendo d'occhio lo specchietto retrovisore.
Proprio come aveva immaginato i due energumeni vestiti di nero non si fecero attendere.
Uscirono dal piccolo vialetto che separava la sua casa da quella accanto ed entrarono in un'auto scura parcheggiata a qualche metro di distanza.
<Bene così.>Disse a se stessa dando qualche altro sguardo dietro di lei, mentre sentiva l'eccitazione degli attimi prima lasciare spazio alla razionalità e al fatto che forse era stata troppo imprudente,ma era ormai tardi per cambiare idea quindi non le restava che portare avanti il suo piano.
Poco prima del centro del paese Nadia accostò parcheggiando davanti ad una casa in stato di abbandono.
La recinzione era divelta e la natura aveva ripreso possesso di tutto con alti arbusti e rampicanti che avevano avvolto i propri rami intorno alle pareti come a volerle abbracciare.
Quello era un quartiere interamente abbandonato. Diventato un rifugio per senza tetto e tossici.
Era conscia di quanto fosse pericoloso addentrarsi in quei vicoli e ancora di più seguita da due sconosciuti dai dubbi intenti,ma sapeva anche che per poter capire le loro vere intenzioni doveva farlo ed aspettare, con la speranza che la sua intuizione si rivelasse giusta.
La sua sicurezza però iniziò a vacillare.
Inghiottí un fiotto di saliva difficile da mandare giù. Le mani tremanti indigiarono per qualche secondo sulla maniglia prima di aprirla , troppo combattute se farlo oppure no.
Nadia morse l'interno della bocca fino a farsi uscire il sangue, aveva bisogno di scacciare il panico che la stava assalendo e il dolore era un ottimo espediente.
Infatti senza neanche rendersene conto la ragazza si ritrovò fuori dal veicolo di fronte allo squallido vicolo .
L'auto scura si era fermata poco distante da dove si trovava e riusciva a percepire gli occhi dei due su di lei, così con un lungo respiro iniziò a camminare .
Si guardò intorno trovando solo vecchi ruderi decadenti. Se anche vi fosse stato qualcuno non le sarebbe stato di alcun aiuto.
Sentiva il cuore battere tanto forte da coprire qualsiasi altro rumore .
Doveva calmarsi.
Chiuse gli occhi e cercò di sgomberare la mente dando al suo respiro un ritmo regolare. Ben presto iniziò ad udire i passi dei due uomini,la seguivano da lontano,con calma e senza fretta. Nadia riaprì gli occhi e si ritrovò davanti un signore che la squadrava da testa a piedi con un sorriso sbiego sul viso. Troppo concentrata nel percepire suoni dietro di lei non si era accorta di cosa c'era in realtà davanti.
La ragazza si spostò di lato per sorpassarlo, ma venne immediatamente bloccata dallo sconosciuto che le artigliò il braccio con le sue dita sottili.
Sgranò gli occhi per lo stupore e tentò di divincolarsi da quella presa ferrea.
<Dove vai signorina. Perché non ci divertiamo insieme>Sbiascicò l'uomo dalla barba incolta e gli occhi lucidi e arrossati.
Era ubriaco, era completamente sbronzo.
Allungò l'altra mano e avvinghiò la vita di lei avvicinandola a sé.
<Non vai da nessuna parte.>soffiò a pochi centimetri dal suo viso con il suo fetido alito.
L'odore di alcol,misto a sudore e marciume invase le sue narici causandole un conato di vomito.
<Lasciami andare!>Gridò tirando calci sui suoi stinchi, ma quello sembrava non avvertire alcun dolore e continuava a stringere la sua presa mentre cercava di baciarla.
Tutto successe in un attimo l'uomo sparí dalla sua vista per poi ritrovarlo a qualche metro da lei riverso a terra.
Tossicchiò con la testa sull'asfalto mugolando improperi,poi provò un paio di volte a rialzarsi ma qualcuno lo colpì con un calcio facendolo rotolare.
Nadia rimase pietrificata,guardava l'uomo a terra che per quanto ne sapeva poteva essere persino morto,poi il suo sguardo si spostò sull'individuo che gli aveva dato il secondo colpo e che le dava le spalle. Alla fine posò i suoi occhi sulla persona che si trovava a pochi centimetri. Non capiva neanche come né quando fosse arrivato lì senza fare alcun rumore.
Il ragazzo accortosi di essere osservato si girò verso di lei e vide un lampo di sorpresa attraversare i suoi occhi.
Era così spaventata da non riuscire a muovere un muscolo, figuriamoci sperare di scappare. Per fortuna non ce ne fu bisogno perché i due uomini senza dire una parola continuarono a camminare fino a raggiungere la fine del vicolo.
Nadia osservò le due figure allontanarsi e solo quando sparirono svoltando a sinistra cadde sulle ginocchia alla ricerca di aria,non si era accorta di aver trattenuto il respiro fino ad allora.
Un po' per paura e un po' per....
Mise una mano sul petto e chiuse gli occhi tentando di calmarsi. Quando finalmente riuscì a respirare normalmente e l'ossigeno ricominciò a circolare in tutto il corpo una angosciante e al tempo stesso utopica consapevolezza si fece strada dentro di lei.
Nonostante il ragazzo si fosse subito voltato era certa di averlo già visto. Non conosceva il suo nome,ma lo aveva incontrato un paio di volte alla villa. Quello era uno degli uomini di Nicolas. Nadia socchiuse gli occhi e quella piccola scintilla di luce che si celava silenziosamente in un angolo della sua anima, diventò un lampo accecante .
Nicolas aveva messo delle persone al loro fianco per proteggerli, per tenere tutti al sicuro.
Ma al sicuro da chi? La stessa persona che lo aveva forzato ad abbandonarli in quel modo? La stessa persona che li obbligava a stare lontani.
Doveva indagare. Capire cosa stava succedendo e se possibile aiutarlo a risolvere tutto per poter tornare insieme. La speranza,quella che era stata brutalmente sgretolata in una notte indimenticabile, era cresciuta fino a diventare un calda luce appagante.
Chiedere a quei due delucidazioni si sarebbe rivelato un tentativo inutile, avevano avuto sicuramente l'ordine di non raccontarle nulla. C'era solo un'unica altra persona che poteva aiutarla. Si mise in piedi e cominciò a camminare verso l'inizio del vicolo. Si avvicinò all'uomo,che si era messo seduto e continuava a parlottare da solo, accorta a non farsi sentire lo oltrepassò e corse verso la sua auto.
Entrò,mise in moto e si lasciò quel lugubre luogo alle spalle.
Decise di fermarsi sulla strada che portava a casa e fare quella telefonata. Fece scorrere i nomi della rubrica fino a raggiungere quello di Carlotta, ma il suo dito rimase lì quasi a sfiorare il display senza però avere il coraggio di farlo. Era sparita dalla sua vita da un giorno all'altro,senza mai darle sue notizie. Molto probabilmente la credeva persino morta e dopo essere stata trattata allo stesso modo sapeva bene che tipo di sofferenza fosse.
Una sofferenza soffocante.
Era stata egoista e con le sue scelte aveva fatto penare molte persone,immaginava che neanche in tutta la sua vita avrebbe potuto rimediare,ma in quel caso non poteva lasciarsi andare a sentimentalismi e a profondi sensi di colpa.
Scosse il capo rimandando ad un altro momento,ad un momento di pace,se mai c'è ne saranno per lei e allora le avrebbe fatto le sue più sincere scuse.
Aprì il finestrino, respirò a pieni polmoni l'aria colma di salsedine che profumava di mare e pigiò sulla cornetta verde.
<Pronto?>
La voce di Carlotta si infilò nelle sue orecchie arrivando dritta al cuore,non si era accorta di quanto le fosse mancata fino a quell'attimo.
<Carlotta sono io, sono...>
<Nadia ? Nadia sei davvero tu?>Chiese la ragazza alzandosi in fretta dal letto con gli occhi sbarrati
<Si sono proprio io.>Ammise lei con un sorriso.
Ci fu un lungo silenzio , in cui Carlotta cercava di metabolizzare il fatto che la sua amica fosse viva,che la sua amica stava bene,perché ormai,dopo tanto tempo aveva ceduto alla terrificante idea di non rivederla mai più.
Grida acute rimbombarono nella stanza e inondarono l'abitacolo.
<Non ci posso credere sei davvero tu. Non puoi capire quanto mi sei mancata. Che cosa è successo? Dove sei ? Come stai?.>Era eccitata,felice,elettrizzata un mix di emozioni che non le rendevano facile stare ferma.
<Carlotta.>la richiamò Nadia fermando quell'infinta sfilza di domande<Per favore fa silenzio e ascoltami ok?>
Carlotta annuì eccitata rimettendosi a sedere sul letto e cercando di calmarsi.
<Devo sapere se lì in casa è successo qualcosa ultimamente.>
<Qualcosa?>Carlotta socchiuse un po' le palpebre concentrandosi per poter ricordare meglio<Mi sembra di no è tutto normale. Eccetto che..>
<Eccetto che?>
<Allora. In poche parole anche se tutto sembra essere nella norma io sento che qualcosa non va. E tu lo sai che il mio istinto non sbaglia mai,ho una certa inclinazione nel percepire i segreti. Sono tutti guardinghi,sempre sul chi va là,come se qualcuno potesse fare irruzione qui dentro da un momento all'altro. Riesco a vedere Massi raramente e ogni volta è solo per pochi minuti perché è sempre impegnato. Penso che stiano cercando qualcuno o qualcosa. Una specie di caccia al tesoro,non so.>Rivelò con un'alzata di spalle.
<Ho bisogno di un favore puoi farmelo?>le chiese un po' titubante,non era certa fosse giusto chiederle una cosa del genere.
<Certo posso fare qualsiasi cosa ,ma... >
<Ma?>
<Devi promettermi che poi mi racconterai tutto nei minimi dettagli,senza tralasciare neanche un particolare.>la avvisò.
<Te lo prometto.>
<Bene. Allora mi dica mia signora in cosa può esserle utile questa umile serva?>
Nadia sorrise ritrovando quell'inesauribile buon umore che la contraddistingueva da sempre<Avvicinati allo studio di Nicolas e cerca di capire cosa sta succedendo.>
<Ora vado.>affermò mettendosi sull'attenti,poi uscì dalla camera guardandosi intorno attenta, scese lentamente e con estrema cautela le scale. Si sentiva un personaggio di un film di spionaggio,il protagonista pronto a tutto pur di salvare il suo amato. Arrivata all'ultimo gradino si fermò voltandosi a destra e a sinistra più volte per confermare che la strada fosse libera. Quando fu certa che non vi fosse nessuno camminò verso la porta. Accostò l'orecchio al legno levigato e strizzò gli occhi impegnandosi a cogliere qualsiasi informazione.
Sbuffò sonoramente quando capì che l'unica cosa che riusciva ad udire erano solo rumori indistinti,senza alcun senso e subito si coprì la bocca con le mani e con gli occhi sgranati sperava che nessuno si fosse accorto di lei. Ritornò sui suoi passi e quando raggiunse nuovamente le scale mise il telefono vicino all'orecchio .<Non riesco a sentire niente.>Rivelò arricciando il naso per la stizza poi però le venne un'idea<Aspetta un secondo provo in un altro modo.>
A passo svelto raggiunse la portafinestra e la aprì uscendo nel giardino.
Si accovacciò e camminò lungo il muro fino a raggiungere la finestra dello studio di Nicolas che affacciava proprio sul prato.
Gioì in silenzio quando si rese conto che era aperta,strozzando un evvai di felicità.
<Nadia ci sei?>chiese a voce bassa .
<Certo sono qui.>
<Ok allora metto il telefono più vicino così potrai sentire anche tu.>
Carlotta si posizionò proprio sotto alla finestra e alzando la mano accostò il telefono al marmo bianco del davanzale.
Nadia dovette immediatamente allontanare l'apparecchio dal suo orecchio a causa di un assordante rumore di vetri rotti.
Nicolas infatti in un moto di collera aveva spinto il carrellino dei liquori lasciando cadere tutte le bottiglie che vi erano sopra,che si frantumarono sul pavimento .
<Com'è possibile che non riusciamo a trovarlo da nessuna parte?>udì chiaramente la voce di Nicolas e per un attimo sentì la terra scomparire sotto i suoi piedi. Le mancava ,le mancava tanto....troppo.
<Dopo la sua visita al penitenziario e aver parlato con Marco Ferro non si è fatto più vivo. Persino lui non lo aveva mai visto prima>riconobbe la voce di Massimiliano.
<Si ma da dove cazzo è saltato fuori questo Antonio? Se vuole davvero vendicare suo padre allora perché non se la prende con noi ? Siamo stati noi a farlo fuori no? Che venisse avrà una bella sorpresa>Questa volta era Mirko a parlare.
<Cosa hanno detto i ragazzi che seguono Nadia?>Chiese Nicolas cambiando discorso e mettendosi a sedere,mentre Nadia strinse le dita intorno al volante.
<Non c'è stato alcun movimento. Sembra tutto nella norma.>
<Sta solo aspettando il momento giusto, dì loro di tenere gli occhi aperti e manda qualcun altro per stare più sicuri. Potete andare.>
Carlotta sempre accovacciata raggiunse il lato opposto del giardino<Hai sentito tutto?>
<Si!>Rispose in un soffio Nadia<Ho sentito.>Aggiunse con un gruppo in gola.
Continuava a cascarci ogni volta come una novellina,come se non sapesse che nella sua vita mai nulla sarebbe andato nel verso giusto. Perché nel momento stesso in cui iniziava ad assaporare qualche briciola di felicità,un vento tempestoso era sempre pronto a mandare via la luce catapultando nuovamente tutto nel profondo buio.
<Ti richiamo presto. Non dire a nessuno che mi hai sentita.>Disse a Carlotta prima di mettere fine alla telefonata.
Sbatté con forza i pugni sul volante, arrabbiata, stanca,esausta. Esausta di dover affrontare ogni volta un male maggiore, esausta di non poter avere una vita normale.

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