XXV

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Le ragazze sul palco si muovevano sinuose sotto gli sguardi lascivi degli uomini seduti agli sgabelli.
Con una mano nella tasca dei pantaloni Nicolas si avvicinò al suo ospite inatteso accompagnato da molti interrogativi, che molto presto avrebbero trovato le loro risposte.
Il rumore dei suoi passi era coperto dalla musica che, alta, si diffondeva in tutto il locale.
Claudio Ferro con un braccio sullo schienale e un bicchiere nell'altra si godeva lo spettacolo, ammaliato dai corpi aggraziati e coperti solo da pochi veli che lasciavano poco spazio all'immaginazione.
Non si era affatto accorto dell'uomo che nel frattempo aveva preso posto sulla poltroncina poco distante da lui.
Nicolas Poggió entrambi i gomiti sulle gambe ed osservò con attenzione Ferro.
Per essere uno che era appena entrato nella tana del suo peggior nemico sembrava non avere alcun tipo di timore. Alzó un angolo della bocca tra l.'infastidito ed il divertito, non poteva credere che fosse così stolto da pensare di poter uscire da lì vivo.
<Oh Trani!>Disse Claudio realmente  sorpreso nel trovarlo al suo fianco,, aveva abbassato troppo la guardia e quello poteva costargli caro<Che piacere vederti! >Esclamó tentando invano di apparire sincero e allungando la mano verso l'uomo di fronte a lui.
Nicolas abbassò per un istante lo sguardo riportandolo immediatamente sul viso di Claudio che ritiro la mano cercando di contenere il fastidio che provava in quel momento.
Se si fosse trovato in una situazione differente avrebbe chiuso le dita a pugno colpendo la sua faccia arrogante.
Sapeva bene che doveva trattenere la sua impulsività se voleva ottenere ciò per cui era andato lì.
Nicolas affiló lo sguardo tutt'altro che paziente<Parla !>Gli ordinò espirando con rabbia.
<Ehi ehi sono venuto in pace. >Disse l'uomo alzando le braccia al cielo con un atteggiamento derisorio.
<Non so se ammirarti per la tua audacia o... >Spostò di poco la giacca posizionando la mano sulla fodera della sua inseparabile pistola.
<OK ok! >Affermò Claudio abbassando le mani e assumendo un'espressione più severa. <Sono qui per proporti un accordo. >
Nicolas si lasciò andare ad una grassa risata prima di tornare serio e guardarlo dritto negli occhi<Mai! >
<Non puoi rifiutare senza nemmeno conoscere... >
<Qualsiasi cosa provenga da te non mi interesserà mai. >Lo interruppe Nicolas.
<Ed io dico che ti interesserà e parecchio>constató Ferro che aveva iniziato a pentirsi di essere andato lì.
<Chiedi a Michael.... Oh è vero é scappato lasciandoti qui. >Lo canzonó.
<Cosa c'entra quel tipo? non scherziamo!Non farei mai accordi con uno così.>Disse lui schifato.
Nicolas fece cenno ad uno dei buttafuori di avvicinarsi e Ferro capì le sue intenzioni.
< Ok ascoltami! Io posso essere tante cose :un folle omicida, un pazzo, ma non paragonatemi mai a quel viscido. È troppo addirittura per i miei standard. >
Nicolas lo guardò confuso, non riusciva a capire dove volesse andare a parare.
<Quel tipo si scopa la sorella! Li ho beccati io stesso. Ed è talmente fuori di testa che ha rubato un carico persino al clan Cataldi e non mi meraviglierebbe che lo abbia fatto per scappare con quella troia.>Disse infine sorseggiando il suo drink e mettendosi comodo sul divanetto.
Nicolas corrugó la fronte ripensando al biglietto che Michael gli aveva lasciato sul quale la parola "Ferro" era scritta nera su bianco.
Cosa c'era realmente sotto? E cosa stavano macchinando quei due?
<Puoi andare . >gli disse alzandosi e dandogli le spalle, stufo di quella conservazione.
<Aspetta! >Lo fermò Claudio mettendosi anche lui in piedi, non poteva perdere quell'occasione perché non ce ne sarebbero state altre.
<Ti do tre secondi per andare via con le tue stesse gambe. >Gli rispose senza voltarsi e scandendo bene ogni parola.
<Diciamo che possiamo guadagnarci entrambi. >Riprovó Ferro.
<3...>Nicolas cominciò a fare il conto alla rovescia spazientito, tenendo il calcolo con le dita della mano.
<Si tratta dei bambini scomparsi. > Disse in un fiato l'uomo tentando la sua ultima carta.
Nicolas si prese un pò di tempo per poi voltarsi e guardarlo negli occhi.
<Voglio solo prendere quei tizi e se lo facciamo insieme sono sicuro che sarà più semplice. >Gli disse Ferro con un sorriso tirato.
L'uomo di fronte a lui affinó lo sguardo  tutt'altro che convinto da quelle parole.
<Intendiamoci.>continuó Ferro davanti alle perplessità del suo interlocutore <Di sicuro ci spingono motivazioni diverse, ma lo scopo è lo stesso. Da quando la cosa è diventata pubblica ci sono sempre più forze dell'ordine e se continuiamo di questo passo manderanno anche le squadre speciali e allora addio ai miei affari. Lo sai quanta coca in meno è stata venduta in questi due giorni? Persino gli spacciatori hanno paura di farsi vedere nelle loro piazze.>
<Non vedo perché dovrei aiutarti? >Chiese arrogante Nicolas inclinando la testa di lato.
<Forza Trani lo sanno tutti che hai il cuore tenero quando si tratta di ragazzi e sono anche convinto che tu già stia indagando per fatti tuoi.>Insinuó diminuendo la distanza tra di loro <Diciamo che con me hai un aiuto in più e anche per quanto riguarda quel viscido chiederò ai miei di cercarlo. Affare fatto? >
Allungò la mano aspettando che lui la afferrasse e accettasse l'accordo.
Claudio aveva riflettuto molto prima di andare da Trani. Chiedere aiuto al suo peggior nemico gli era parsa dapprima una follia, con il tempo però si era dovuto ricredere.
Infatti i giorni passavano e riuscire a piazzare la roba stava diventando sempre più difficile.
Tutto era iniziato con quelle sparizioni e i suoi affari avevano subito una perdita incontabile.
I suoi uomini erano al lavoro per risolvere la situazione, ma fino a quel momento erano giunti ad un nulla di fatto.
Aveva intenzione di porre fine al più presto a quella  faccenda. Non poteva permettersi altre perdite, né tantomeno il rischio sempre più reale che qualcuno entrasse nei suoi territori.
Non contava di certo sull'aiuto delle forze dell'ordine che fino a quel momento erano ad un punto morto.
L'unico che rimaneva era Trani perché, per quanto odiasse ammetterlo era uno che se la cavava in ogni cosa. Così, non ancora del tutto convinto, si era presentato nel suo pub e per la seconda volta nel giro di pochi minuti si era visto negare una stretta di mano.
Nicolas infatti dopo aver palesemente ignorato il gesto di Ferro, si voltò nuovamente alzando le spalle come risposta e andò via.

Massimiliano seguì il suo capo sino all'auto in trepidante attesa di sapere cosa gli avesse detto Ferro.
Quando lo aveva visto seduto al pub non riuscìva a credere che potesse essere tanto stupido da presentarsi lì.
Doveva essere un motivo importante e nonostante avesse tentato di ascoltare il loro discorso la grande distanza tra di loro gli aveva permesso di sentire solo alcuni stralci di frasi che messe insieme non avevano alcun senso.
Una volta in auto Nicolas gli raccontó brevemente della sua conversazione e Massimiliano non riuscì a trattenere il suo sgomento e dopo aver sbattuto più volte le palpebre si rivolse al suo capo<Aspetta! Quindi mi stai dicendo che non solo stiamo collaborando con la polizia, adesso lo facciamo anche con... Ferro>Pronunciò quel nome con incredulità. <Cosa mi sono perso? >Chiese poggiandosi al sedile.
<Noi non collaboriamo con nessuno. La polizia dovrà poi sdebitarsi con noi e sarà un bene se chiuderanno un occhio sui nostri affari. Per quanto riguarda Ferro, non mi fido affatto di lui, ma possiamo approfittare di questa situazione. Se ci sarà una tregua avremo tutto il tempo per farlo fuori davvero mentre lui sarà impegnato a salvare i suoi affari. In più, se  troverà Michael potremmo prenderlo senza alcuno sforzo>Precisó Nicolas oltrepassando il grande cancello aperto e  raggiungendo in pochi secondi l'entrata della villa.
<Boss. Abbiamo qualcos'altro da...? . >
<Puoi andare. >rispose senza nemmeno fargli finire la domanda.
Massimiliano chiuse lo sportello dietro di sé ed entrò in casa.
Anche Nicolas scese e si accese una sigaretta poggiandosi al cofano dell'auto.
Aspiró a pieni polmoni e si godette la brezza fredda della sera.
Lanciò il mozzicone sulla ghiaia bianca ed entrò in casa.
Aveva bisogno di una doccia e di un pò di tranquillità, così si incamminó verso la sua camera, ma messo il piede sul primo gradino percepì la presenza di qualcuno provenire dalla cucina.
Si fermò assottigliando gli occhi, che ancora non si erano abituati al buio della casa, tentando di riconoscere quella figura che si faceva sempre più vicina.
Gambe lunghe e sinuose, un unico pezzo di stoffa blu che copriva il suo corpo perfetto  e metteva in risalto le sue curve.
Salì con lo sguardo per specchiarsi negli occhi di lei, che sembravano nascondere un'oscurità nella quale lui aveva una maledetta voglia di smarrirsi.

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