LXI

116 11 7
                                    

Stringeva a sé la piccolina sperando che il suo corpo potesse come per maglia diventare un'armatura e proteggerla dai continui spari che fendevano l'aria,squarciando il silenzio della notte con rombi stordenti. Cinque,sei ,sette non sapeva neanche più quanti fossero,si susseguivano senza sosta intervallati da grida inumane. Urla di dolore .
Dolore?
Perché lei non percepiva alcun dolore? L'ultima immagine impressa nella sua mente era quella pistola puntata contro di lei,quindi perché? Come?.
Quelle domande le martellavano la testa mentre si chiudeva sempre di più sulla piccola Clarissa. Poi i rumori dei colpi divennero secondari,molto meno forti del pianto straziante del piccolo esserino tra le sue braccia. Era immobile ancora accovacciata a terra spaventata dall'idea di muoversi per capire cosa stesse succedendo,poi d'un tratto tutto si fermò. Il silenzio ripiombò prepotente, il frastuono sparì all'istante , né spari, né grida,solo rumori di passi che si avvicinavano a lei. Una mano si posò delicatamente sulla sua spalla bloccandole il respiro.
<Va tutto bene.>Si sentì dire e quella voce le finì dritta al cuore, accendendo un fuoco che divampò in tutto il suo corpo donandole un calore che sapeva d'amore. Quella voce era una costante nei suoi sogni accompagnanda ogni notte non appena chiudeva gli occhi, una assenza incessante nella sua quotidianità,un perenne bisogno nella sua vita. In un attimo si trovò avvolta da un caldo abbraccio che la proiettò in una corazza di protezione. Aveva trovato il suo porto sicuro,quello che aveva tanto agognato ed in particolar modo nelle ultime ore. Il suo arrivo aveva posto fine ad ogni tragedia,ad ogni orrore, ma aveva messo un termine anche al controllo sulle proprie emozioni. Fu travolta da un pianto troppo a lungo soffocato,colmo di paura,odio,terrore,panico. Un pianto di liberazione,di felicità, di incredulità perché nonostante tutto non aveva mai realmente creduto che il finale sarebbe stato quello.
Aprì gli occhi trovando due piccole biglie color ghiaccio che la osservavano incuriosite. Il viso rosso, stremato dal pianto e un sorriso appena accennato,come se anche lei avesse capito che erano finalmente in salvo. Alzò il viso e lo vide,la tenue luce della luna illuminava una piccola porzione del viso,ma a lei bastava per riconoscerlo perché conosceva ogni centimetro del suo corpo;perché tutto di lui la sua voce, il suo profumo,i suoi lineamenti erano impressi nella sua anima e si erano fuse con essa,diventando parte integrante del suo stesso essere . Perché lei senza di lui era un bozzolo ormai vuoto ,lasciato lì in attesa che lo scorrere del tempo lo trasformasse in polvere.
<Sei stata brava.>Le disse posando una mano sulla guancia e accarezzandola con dolcezza. Nadia arricciò il naso nel tentativo di non piangere di nuovo,ma le lacrime e i singhiozzi tornarono più forti di prima,scuotendo il suo corpo. Nicolas la circondò nuovamente con le sue braccia e lentamente riuscì a farla calmare.
<Capo,sono stati tutti eliminati.>Riconobbe la voce di Mirko e nonostante non avesse condiviso con lui molto tempo sentirla la fece sentire bene.
<Vieni qui,alzati.>La afferrò per le spalle aiutandola a tirarsi sù,poi posò il suo sguardo su Clarissa e con un sorriso di gratitudine le accarezzò la testa.
Nadia osservò i vari corpi riversi a terra, individuò anche quello di Antonio e provò una sensazione di sollievo nel sapere che lui non faceva più parte di quel mondo .
<Sei stata brava.>Le disse puntando i suoi occhi in quelli di lei<Hai salvato tutti. Sei stata davvero coraggiosa.>Si compimentò sinceramente perché anche se la situazione era tanto complicata Nadia era stata in grado di ragionare con calma. Aveva infatti salvato il numero di Nicolas in un comando rapido,proprio poco prima di entrare nella fabbrica abbandonata. Sapeva molto bene che la distanza tra loro due era tanta e che lui non avrebbe potuto correre in loro soccorso,ma qualcosa le diceva che solo lui poteva salvarle e così era stato.
Quando Antonio aveva iniziato il suo delirante discorso sulla sua vita,Nadia aveva premuto il pulsante del telefono nella tasca dei pantaloni stando attenta a non farsi vedere e fece partire la chiamata. Nicolas ebbe così modo di ascoltare ogni cosa e soprattutto la meta del loro viaggio. Con sette ore di preavviso aveva avuto tutto il tempo di organizzare il loro piano. Chiamò tutti suoi uomini migliori e li condusse verso la casa in cui solo un anno prima aveva conosciuto sua madre e suo padre. Era davvero assurdo quanto le cose fossero cambiate in quei mesi. Quanto si era sentito vuoto e spento. Quanto aveva perso a causa del suo orgoglio ed era così strano ritornare lì. La prima volta lo aveva accompagnato un senso di trepidazione perché avrebbe incontrato chi lo aveva messo al mondo, invece quella seconfa volta la preoccupazione sembrava cibarsi del suo stomaco.
Stava tornando in un luogo abbandonato con il disperato tentativo di salvare la donna che amava e il frutto del loro amore. Tutti erano stati istruiti sui loro compiti,anche se in realtà il piano risultava molto semplice,doveva essere una vera e propria esecuzione,una cosa veloce senza errori .
Avrebbero eliminato tutti e portato via di lì Nadia e Clarissa. Ogni volta doveva scuotere il capo per eliminare le brutte sensazioni che sentiva. Aveva molto da  perdere in quella occasione o ,forse sarebbe stato meglio dire che quel giorno aveva da perdere ogni cosa.
Muniti di fucili con mirino termico avevano raggiunto la vecchia cascina e si erano nascosti tra la vegetazione. L'attesa fu davvero logorante , l'uomo si muoveva agitato fissando il punto in cui iniziava il vialetto. La telefonata si era conclusa troppo presto con un bip fastidioso,lasciandolo in balia di mille dubbi. Continuava a chiedersi se stavano bene,se durante il tragitto Antonio avesse fatto qualcosa di sbagliato,se....poi però quando vide spuntare i fari di un'auto che squarciavano il buio della notte diede a tutti l'ordine di mettersi in posizione.
Il piano prevedeva di farli fuori immediatamente approfittando dell'effetto sorpresa,ma una volta confermato il numero di uomini al seguito di Antonio dovettero posticipare il loro attacco.
Nadia e Antonio scesero nello stesso istante e quest'ultimo non lasciò mai il fianco della ragazza, proprio a causa di quella vicinanza non poteva sparare e rischiare così di colpire anche lei. Riuscì a intravederla solo quando la luce della torcia puntò su di lei. Aveva gli occhi stanchi e il viso tirato,avrebbe voluto raggiungerla e dirle che tutto quell'incubo era finito doveva, però , aspettare il momento giusto e non ci volle molto prima che giungesse.
Antonio infatti si allontanò da lei per raggiungere quel borsone che tanto aveva desiderato, così Nicolas ordinò di procedere e in un attimo una pioggia di proiettili cadde sugli uomini,precisa e mortale.
<Sei stata brava.>Ripetè infilando le dita tra i suoi capelli e sorridendo,nonostante il suo sguardo però rivelasse anche un altro sentimento, acuto e sofferente.
Il rimorso.
Vedendola lì fragile,sfinita e scossa dal pianto si sentì ancora più in colpa. Se avesse fatto scelte diverse forse tutto quello non sarebbe accaduto. Si era sopravvalutato pensando di poter gestire la questione tenendola all'oscuro di tutto. Si era allontanato,l'aveva abbandonata per poter affrontare il pericolo che le si avvicinava. Credeva di poter fare tutto da solo,prendere Antonio e tornare da lei,ma...
Doveva combatterlo questo era vero,ma doveva farlo al suo fianco,non avrebbe mai dovuto separarsi da lei perché solo stando con lei poteva difenderla davvero ed invece le aveva permesso di vivere un'esperienza tanto terribile e traumatica.
Ma sarebbe stata l'ultima volta che faceva un errore del genere. Non l'avrebbe lasciata mai più e quella era una promessa che faceva a sé stesso, perché tutto quel tempo passato senza di lei,senza sapere come stesse,navigando in un mare di inconsapevolezza lo aveva stremato.
Le lasciò un tenero bacio sulla fronte e disse<Adesso torniamo a casa.>

Non Ti OdioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora