LVIII

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Alcune delle persone che si trovavano accanto a lei la videro seduta sull'asfalto con il viso pallido e gli occhi chiusi,un ragazzo decise di avvicinarsi per sincerarsi che stesse bene <Tutto ok?> Le chiese ma la sua voce era troppo distante per poter essere udita<Signorina si sente male?>Chiese ancora picchiettando la sua spalla,ma ogni parola si scontrava con le pareti della gabbia di oscurità in cui la sua mente era piombata. Suoni indecifrabili,rumori senza alcun senso che arrivano al suo orecchio come schiamazzi resi ovattati dalla nebbia che la circondava. Nadia ripensò a Dominic,a Magda,a Nicolas e ovviamente alla sua amata figlia. Stava perpetuando nei suoi errori,o per meglio dire orrori ,mettendo ripetutamente in pericolo le loro vite solo a causa sua. Anche se non conosceva il motivo che spingeva Antonio ad agire contro di lei era solo ed esclusivamente con lei che doveva prendersela e non con altri.
Si era da sempre adagiata in una bolla di mero vittimismo additando un essere superiore per la sua sadica perseveranza nel voler che le sue sofferenze non vedessero mai una fine. Si era lamentata che la vita fosse troppo dura con lei,che il destino si rivelasse ogni volta più meschino,un orrido doppiogiochista. Si era sempre sentita una vittima innocente in un mondo troppo crudele con lei,ma solo in quell'istante,quando la voce di Magda continuava ad uscire dal telefono come un guaito,un lamento,quando le persone intorno a lei si accalcarono per poter assistere ad un nuovo dramma; quando la vita di Dominic era in pericolo e quella di Clarissa era appesa ad un filo,solo allora si accorse di essersi volutamente spinta in un limbo di autocommiserazione . Non era una vittima, non era una martire persoguitata dai suoi aguzzini.
Lei era la causa. L'origine di tutto quel male.
Non avrebbe dovuto avvicinarsi a nessuno,non avrebbe mai dovuto bramare una vita tranquilla,una vita normale. Quella in cui ci si alza al mattino in una bella casa salutando i propri familiari con un bacio,quella in cui si affrontano le piccole sfide quotidiane e poi si ritorna in casa con i proprio affetti ed andare a dormire tranquilli, perfino abbracciati con il proprio amante. Tutti quei sogni che aveva sempre conservato nel suo cuore,quei desideri tanto caldi quanto effimeri ,era arrivato il momento di lasciarli andare, di liberarsi di ogni speranza. Prima di farlo però c'era una cosa che doveva fare. C'era qualcuno che doveva salvare e lo avrebbe fatto a costo della sua stessa vita,perché quel piccolo esserino che custodiva gelosamente rappresentava ogni suo tutto,rappresentava l'essenza stessa della sua esistenza.
All'improvviso come se qualcuno avesse appena premuto l'interruttore della sua anima si sentì svuotata da tutti i suoi sentimenti. Non c'era rabbia, paura, ansia. Non sentiva più nulla. La ragione aveva preso il sopravvento ricordandole che la sua bambina stava aspettando lei,che quella creatura innocente bramava la sua presenza .
Perché lei era la sua mamma.
Recuperò il telefono dalla strada e si alzò di scatto sotto lo sguardo stupito delle persone presenti. Camminò a passo svelto per raggiungere la sua auto e si diresse verso a casa.
Oltrepassò l'uscio avanzando nel salone, Magda le corse in contro con il viso arrossato,gli occhi bagnati di lacrime e i capelli sconvolti.
<Era qui!Era qui un attimo fa. Era qui!.>Continuava a ripetere indicando un punto della stanza ormai vuoto<Era qui. Giuro era qui > Era visibilmente sotto shock,incapace ancora di accettare ciò che era accaduto, così Nadia la afferrò per le spalle e la scosse con forza.
La donna puntò gli occhi sulla ragazza e aprì la bocca un paio di volte,ma non uscì alcun suono.
<Spiegami cosa è successo>Disse perentoria Nadia.
<Le avevo cambiato il pannolino e poi l'aveva messa nel suo ovetto era lì tranquilla con il suo ciuccio, l'ho lasciata solo per un secondo per andare in dispensa a prendere l'occorrente per la cena e quando sono tornata...>Si fermò sgranando gli occhi e rivivendo l'attimo in cui si era consumata la tragedia<Lei non c'era più, neanche il suo ovetto. Ho cercato ovunque ma non c'è nulla. Non c'è.>
Nadia si staccò da lei e si guardò intorno, se Antonio aveva preso la sua bambina lo aveva fatto con l'unico scopo di attirare lei.
Camminò verso l'esterno uscendo sulla veranda e  le vide, le impronte di scarpe sulla sabbia dorata che sparivano verso il cortile laterale. Scese in fretta per poterle seguire ma le grida acute di Magda la constrinsero a tornare indietro. Quando rientrò in casa trovò la donna con gli occhi sbarrati e le mani sulla bocca persino più sconvolta di prima. Con la mano tremante fece avanzare l'indice indicando un punto proprio di fianco a Nadia. La ragazza si girò quel poco che bastava per vedere ciò che qualche secondo prima le era passato inosservato. Un bigliettino bianco era stato fissato sul montante in legno della finestra grazie all'ausilio di un piccolo coltellino.
Fece un lungo respiro e avvolse il palmo sul manico di pelle nera e tirò con forza per estrarlo.
Prese il biglietto bianco e ne lesse il contenuto.

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