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Nadia osservò la vastità di alberi che si estendeva davanti a lei. Le fronde alte e folte non permettevano a niente di attraversarle neanche al più piccolo spiraglio di luce. Sembrava una coperta di tenebre fitta ed infinita. Ebbe un brivido al pensiero di doversi addentrare in quel luogo lugubre e spaventoso, così optò per l'opzione più facile, ma anche la più rischiosa. Iniziò a camminare tra gli alberi più vicini alla strada che conduceva dalla baita alla via principale , stando attenta a non fare rumore e soprattutto cercando di captare ogni singolo suono provenisse dalla struttura in legno. Ben presto però dovette ricredersi sulla sua scelta.
Gli uomini di Federico infatti avevano dato immediatamente l'allarme della sua fuga e si erano messi subito alla sua ricerca. Conoscendo bene la conformazione del territorio e armati di torce, non ci volle molto prima che trovassero le sue tracce. La ragazza udì il loro vociare e i passi pesanti e veloci farsi sempre più vicini così tentò di accelerare. Per quanto potesse correre in fretta, però li percepiva sempre più prossimi, così decise di cambiare strada e si spinse all'interno del bosco. Il suolo era completamente diverso. Tra rovi e sassi che il buio non permetteva di vedere fu costretta a rallentare e appoggiarsi di volta in volta agli arbusti per evitare di cadere. Non sapeva neanche più dove stesse andando,se stava scendendo o stava salendo, sapeva solo che doveva continuare a camminare ed allontanarsi da lì.

All'improvviso però gli alberi terminarono e si ritrovò di nuovo inondata dalla luce della luna che quella sera sembrava splendere più di altre.
Nadia si arrestò giusto in tempo prima di cadere dall'orlo di quel precipizio che aveva osservato dalla finestra della sua cella. Visto così da vicino incuteva ancora più paura. Guardava in basso,in fondo all'abisso dove imperavano le tenebre più oscure e si strinse nelle spalle. Mandò giù un fiotto di saliva e inspirò a fondo tentando di mantenere la calma, non poteva lasciarsi andare proprio adesso. Le foglie secche scricchiolarono sotto le scarpe di quegli uomini non molto distante da lei e  capì che non era il momento di fermarsi.
I rumori sembravano provenire da ogni punto, non riusciva a capire dove fossero. 

L'avevano già circondata?! 

I suoi occhi saettavano in ogni direzione. Doveva prendere una decisione. Buttarsi da quel precipizio era fuori discussione, riprendere una corsa forsennata le pareva inutile, in pochi secondi l'avrebbero trovata . L'unica cosa che poteva fare era cercare un nascondiglio tra gli alberi  e pregare che, grazie alla mancanza di luce, non la trovassero. Controllò diversi alberi, tastò i loro tronchi prima di trovarne uno con una grande cavità . Si rannicchiò al suo interno tentando di farsi piccola piccola ed apparire invisibile.
Udiva gli uomini avvicinarsi e la paura crescere. Accostò le ginocchia al petto e le strinse forte.
Una mano però apparí dal buio e le afferrò i capelli. La tirò fuori dal suo nascondiglio mentre lei si dimenava disperata .
<Ho trovato la puttana! >Gridò l'uomo con voce soddisfatta affinché tutti terminassero le ricerche e li raggiungessero <Dove credevi di andare eh? >Le rivolse un sorriso sadico e la costrinse ad alzarsi.
Continuò a tenerla per i capelli e a trascinarla con forza. Si muoveva in quel labirinto di alberi senza problemi, come se conoscesse la strada a memoria. <Lasciami >urlava la ragazza tenendo con forza i capelli per placare un po' il dolore che le stava procurando,ma l'uomo non allentò la presa e proseguì a  trascinarla fino alla baita, poi nel corridoio ed infine nella stanza più in fondo. La spinse con forza sul pavimento.
Il battito di mani riecheggiò nell'aria e Federico si avvicinò a lei continuando ad applaudire.
<E brava la nostra ragazza. >Disse abbassandosi e assestando uno schiaffo che le colpì la guancia sinistra. La pelle ardeva con investita da fiamme e sul labbro si aprì un taglio sanguinante.
<Pensavi davvero di riuscire a scappare? Credevi davvero di lasciare questo posto? >Le diede un calcio che le colpì il fianco destro e la costrinse a trattenere un lamento di dolore.
Tossì e premette con le mani il punto che le doleva. Non avrebbe pianto, non lo avrebbe fatto. Nonostante la sofferenza che provava in quel momento non gli avrebbe regalato anche quella soddisfazione.
<Peccato! Se prima potevi avere qualche speranza di poter rimanere in vita te la sei giocata. L'unico modo in cui te ne andrai da qui è dentro una bara! >Quel tono di voce canzonatorio le dava disgusto. Gli occhi iniettati di sangue e il viso tirato dalla rabbia la fecero rabbrividire. 
<Tu! >Disse poi rimettendosi in piedi e volgendo la sua attenzione all'uomo alla sua sinistra <Legala e se scappa di nuovo ucciderò entrambi. >Infilò le mani nelle tasche e andò via.
L'energumeno alto e grosso si avvicinò alla ragazza e senza alcun tatto la afferrò per una mano e la trascinò letteralmente fino all'angolo più lontano della stanza.
Afferrò un filo di ferro e lo legò stretto intorno ai suoi polsi poi lo assicurò saldamente a quella che sembrava una cruna di un ago incastrata nella parete. Armeggiò per un altro paio di secondi e quando fu soddisfatto si alzò in piedi e fissò la ragazza.
<Non ti muovere o ti ammazzo con le mie mani>Minacciò con voce rude, poi si voltò e la lasciò lì.
Nadia sentiva il sapore ferroso del sangue in bocca e anche  respirare era diventato doloroso. Quel calcio doveva averle rotto qualche costola.
Cercò di fare piccoli respiri e iniziò a tirare la corda nel tentativo di liberarsi, ma come risultato quella si strinse ancora di più. Sentiva il ferro tagliarle la pelle e lacerarne la carne. 
Il bruciore diventava di volta in volta più forte.

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