XXIX

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Con la testa poggiata sul petto di lui riusciva ad udire il suo battito ancora accelerato dall'ondata di piacere che li aveva travolti solo qualche istante prima. Nonostante avessero vissuto attimi così intimi lei si sentiva come sull'orlo di un precipizio. Con Nicolas nulla era come sembrava e con lo scorrere dei secondi le cose potevano cambiare radicalmente. Aveva il timore di parlare e di dire la cosa sbagliata. Aveva persino paura a muovere un singolo muscolo perché voleva che quell'istante durasse per sempre. Tra le calde lenzuola, accanto al suo corpo nudo immaginandolo solo e soltanto suo.
Anche lui non disse una parola, ma le avvolse il braccio intorno alla spalla stringendola ancora di più a sé.

Il suono del telefono di Nicolas ruppe quel fragile e auspicato momento.

Dopo aver espirato dalle narici irato  si liberò delle lenzuola e cercó i suoi pantaloni, che trovò accanto all'armadio. Tastó il tessuto scuro ed estrasse lo smartphone.
Non conosceva il numero, ma strisció ugualmente sul display per accettare la telefonata.
<Trani. >Disse la voce dall'altra parte senza dargli il tempo di riapondere<Sono io. >Continuó e non gli ci volle altro per capire che si trattasse di Claudio Ferro<Ci vediamo tra mezz'ora al bar della stazione di servizio che c'è sulla provinciale ventitré. Ho delle novità. > Lo informò palesemente esaltato e mise fine alla chiamata.
Nicolas guardò il telefono e storse il naso. Mai avrebbe pensato di ricevere una sua telefonata e la cosa non gli piaceva per niente. Afferrò i boxer che giacevano sullo schienale della sedia e li indossò sotto lo sguardo stranito di Nadia.
Si avvicinò alla porta e poggió la mano sulla maniglia, prima però di aprire si voltò verso di lei che, avvolta dal lenzuolo pastello e con le guance imporporate, lo fissava tra l'imbarazzo e la delusione.
<Devo andare. >Disse soltanto lasciando la stanza. Non le doveva alcuna spiegazione, ma si era sentito come colpito da quegli occhi che sembravano non volessero farlo andare via.
Scosse il capo e si avviò nella sua camera.
Con calma fece una doccia e si vestì.
Arrivò al luogo dell'incontro con venti minuti di ritardo e quando scese dall'auto si chiese dove riuscissero a trovare posti tanto scadenti per organizzare i loro appuntamenti. Non c'era alcuna insegna , i vetri erano oscurati a causa dello sporco che ormai aveva creato uno strato appiccicoso, persino il vento faceva un suono sinistro passando tra le fronde degli alberi circostanti. Spinse il grande portone e cercó Ferro nella sala semibuia. Un tavolino era occupato da tre uomini e dai loro movimenti Nicolas riuscì a capire che fossero già ubriachi. Voltò lo sguardo sul fondo del locale e lo vide.
Si avvicinò a lui che finì in un sorso il liquido ambrato nel bicchiere e lo guardò torvo.
<Sei in ritardo! >Gli fece notare con un pò di stizza.
<Già. >Rispose lui con noncuranza prendendo posto.
Ferro morse le labbra tra i denti tentando di contenere la sua rabbia. Non era stupido e sapeva bene che quello era il modo di Nicolas di fargli capire che il gioco lo conduceva lui.
Scrolló le spalle puntando di nuovo lo sguardo sull'uomo di fronte a lui e  poggió sul tavolino un foglio.
Nella parte alta ben visibile  compariva  il logo dell'ospedale di zona.
Nicolas lo prese e lo osservò con attenzione.
Si trattava del referto di un'autopsia, ma non sembrava esservi niente che non andasse. <Quindi? >Chiese riponendolo sulla superficie ruvida.
<È l'autopsia del ragazzo che avevano trovato sul ciglio della strada. >Lo informò soddisfatto.
<È morto? >Domandò lui corrugando la fronte.
<Già. >Rispose avvicinandosi a Nicolas e poggiando i gomiti sul tavolino. <Hanno fatto servizi su servizi riguardo il suo ritrovamento e invece nessuno ha parlato della sua morte. Non ti sembra strano? >
Riprese il foglio tra le mani e lo lesse nuovamente. <È strano! Ma qui sembra tutto normale. >
<Ad un occhio inesperto potrebbe sembrare. >Disse lui alzando il mento<Ma... >
<Ma? >Chiese Nicolas che stava iniziando a perdere la pazienza.
<Ok ascolta bene. >Cominció cambiando sedia e prendendo posto di fianco a lui. <Mentre mi stavo scopando l'infermiera del pronto soccorso, sai quella con delle tette che sembrano airbag!? Cazzo fa certi lavoretti di bocca che... >
<Ferro! >Lo ammonì Nicolas invitandolo a proseguire.
<ok allora. Mentre stavamo scopando ha detto che in ospedale quando il ragazzino è morto non è stato permesso ad alcuno di assistere all'autopsia  ed in più nessuno ne parlava. La cosa mi era sembrata strana, così sono andato a trovare il dottore Cavoti. >Disse picchiettando l'indice sulla sua firma in  fondo al foglio <Ma non c'è da nessuna parte. Allora ho cercato gli altri che erano presenti quel giorno e BAM... Ho TROVATO un ragazzino, una specie di apprendista. Cazzo i ragazzi di oggi non hanno proprio spina dorsale. Appena mi ha visto se l'è fatta sotto. >Rise sbattendo una mano sul tavolo.
Nicolas lo guardò alzando un sopracciglio, vorrei vedere se la smettessi di farti accompagnare dai tuoi uomini che cosa riusciresti a fare, pensò.
<Comunque >tornó serio <Ha detto che lo hanno letteralmente sbattuto fuori dalla sala ed è rimasto solo il dottore. Ma è riuscito a vedere il suo corpo e gli era sembrato molto strano, come se qualcuno avesse fatto degli esperimenti su di lui. >
<Esperimenti ? >
<Già! Esperimenti. >
<Hai provato a rintracciare ancora questo dottore?>
<Te l'ho detto puff.... Sparito! >Affermò in modo teatrale prima di accasciarsi sulla sedia per poi osservarlo inclinando leggermente la testa<Capisco che i miei affari stiano rallentando, ma da quel che ne so a te è tutto come al solito. Allora perché ti interessa tanto questa cosa? Ti diverti a far finta di essere un investigatore?Ti piacciono i giochi di ruolo? >
<È una questione personale! >Tagliò corto.
<Hanno rapito qualcuno della tua famiglia? >Chiese sempre più incuriosito.
<Non ho una famiglia. >
<mmmh.. >Ferro si grattó il mento pensieroso<E allora perché? Non mi viene in mente niente. >
<Nessuno può divertirsi a giocare con i bambini. >Rispose stringendo un pugno.
Ferro imbronció le labbra deluso da quella risposta affatto dignitosa, ma a prescindere dalla sua motivazione l'importante era che in quel caso stessero dalla stessa parte <Se lo dici tu! Che poi vorrei sapere come è possibile che tutti abbiano paura della polizia? Sono drogati hanno bisogno di droga e allora? Perché si sono presi una cazzo di pausa? >Era davvero arrabbiato perché più passavano i giorni e più le sue entrate scarseggiavano<Quindi Trani. >Disse avvicinandosi di nuovo a lui<Cerchiamo chi c'è dietro a tutto questo, lo facciamo fuori e si torna alla normalità. Prima che io perda completamente la pazienza. >Affermò con un ghigno smerzo.
Gli pareva di avere davanti il cattivo di un film marvel in grado di cambiare espressione e personalità nel giro di qualche secondo.
Dopo avergli fatto un cenno del capo se ne andò seguito dallo sguardo rabbioso di Ferro che continuava a ripetere a se stesso di portare pazienza, perché quando tutto sarebbe finito si sarebbe sbatazzato anche di lui.

Nicolas entrò in auto prese il suo smartphone cercando il nome dell'unica persona che poteva dargli risposte.
DoppiaW.

Si trattava di un ricco ragazzo sulla ventina, un esperto hacker.
Non c'era nulla che non sapesse fare o alcuno che non riuscisse a trovare. Era quello il motivo che lo aveva spinto a soprannominare se stesso in quel modo . Qualunque fosse la domanda :Who, Where, When, Why, riusciva sempre ad ottenere la risposta.

O sarebbe meglio dire quasi sempre.
Neanche lui, infatti era stato in grado di scovare Tommaso De Rienzo.
Il più grande trafficante di droga del paese, l'uomo più crudele e spietato che si fosse mai visto, che sembrava essersi volatilizzato.
Dopo essere stato salvato da Walter aveva dovuto lasciare il paese, ma appena aveva ottenuto la forza e l'autorità necessaria era tornato. Aveva messo piede in quei luoghi che detestava solo per riuscire a trovarlo . Solo per poterlo uccidere con le sue stesse mani, vederlo soffrire ai suoi piedi e mettere finalmente fine agli incubi che lo affiancavano da sempre.
<Trani. >Rispose il ragazzo ridestandolo dai suoi pensieri.
<Mauro Cavoti!>Riferì scandendo bene ogni lettera <Voglio sapere con chi si è incontrato negli ultimi giorni e tutti i suoi movimenti bancari. >Gli ordinò senza tanti giri di parole.
<Ok boss mi metto al lavoro. >Disse mettendo fine alla chiamata.

Nadia aveva fissato la porta per qualche minuto dopo che Nicolas era uscito. Riusciva ogni volta a sentire quella strana sensazione di solitudine e non lo sopportava. Dipendere da qualcuno voleva dire essere debole e lei non avrebbe più permesso a se stessa di esserlo.
Dopo essersi lavata e vestita, raccolse gli indumenti che Nicolas aveva lasciato in giro per la stanza e li mise nella cesta. Glieli avrebbe restituiti in seguito .
Il sole era quasi totalmente tramontato e nella casa sembrava esserci solo lei. Nessun rumore, nessuna voce.
Scese piano le scale e si guardò intorno. Un piccolo spiraglio di luce proveniva dallo studio di Nicolas. Si avvicinò alla camera intravedendo una esile figura spalmata sulla parete. Non le ci volle molto per capire di chi si trattasse.
<Carlo... >Tentò di dire, ma la mano della ragazza si alzó subito a tapparle la bocca.
<Shhhhh. >La ammonì lei, che dopo averla liberata la afferrò conducendola in cucina.
Si guardò intorno circospetta per poi avvicinarsi e parlare sotto voce <A quanto pare qualcuno stava spiando questa villa. >le comunicò gasata.
<Eh? >Chiese.
<I ragazzi erano riuniti nello studio di Nicolas perché hanno trovato due uomini che erano appollaiati all'esterno osservando i nostri movimenti. Ma anche dai filmati non si possono riconoscere perché indossavano un casco e non appena sono stati scoperti sono fuggiti a bordo di una moto senza targa. >La informò soddisfatta.
<Quindi tu sei stata tutto il tempo dietro la porta ad origliare i loro discorsi? >
<Le cose qui si fanno sempre più strane.> continuó senza averla ascoltata. <Sono terrorizzata, ma al contempo Elettrizzata. Forse dovrei iscrivermi ad un corso di kung fu>Disse imitando goffamente i movimenti di un ninja.
<Forse dovresti semplicemente stare lontana dai guai. > la avvertì preoccupata.
Non le piaceva che alla sua amica tutto quello iniziava a piacerle. Doveva temerlo invece. Averne paura.
Proprio come quella paura che imperversava nel suo cuore quella sera. Dopo aver rivisto il volto di quell'uomo percepiva dentro di sé una sorta di allarme.
Perché era lì?! Perché era tornato? E perché mai aveva dovuto incontrarlo, tra tante persone perché proprio lui?!
Era andato via molto tempo prima, si era trasferito lontano e aveva saputo che i suoi affari andavano più che bene, quindi perché era di nuovo lì.
Era sicura che non si sarebbero mai ritrovati.
Sperava con tutta se stessa che non era stato in grado di riconoscerla, in fondo erano passati molti anni dal loro ultimo incontro. Era cresciuta, il suo corpo aveva subito molti cambiamenti, era una donna ormai...

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