XLV

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<Quanto tempo è passato?> chiese  stufo Massimiliano lasciando cadere a penzoloni le braccia dallo schienale della sedia.
<Quasi un anno.>Rispose atono Amir seduto alla sua sinistra.
Entrambi gli uomini erano usciti in giardino attirati dal tiepido sole e il cielo terso.
Massimiliano ingurgitò una grande quantità di birra e sbuffò.<È da un anno che l'unica cosa che facciamo è cercare questo maledetto Federico,ma di lui non ci sono tracce. Chi ci dice che non è morto da qualche parte ed è già cibo per i vermi?! Stiamo andando alla deriva ed io sarò colui che salverà questa nave.>
<Mmmh peccato che siamo sulla terraferma>
<Sai anche essere sarcastico adesso?Sono stanco,annoiato,stufo...>
<Stai solo usando parole diverse con un unico significato .>Lo informò con lo sguardo perso nel cielo.
<Lo so! Era solo per rendere meglio l'idea.> Rispose lui stizzito.
Da quella fatidica notte degli avvenimenti alla Baita erano ormai passati diversi mesi e il modo di vivere all'interno della villa sembrava essere cambiato,o meglio sembrava essersi congelato.
Nicolas non era più lo stesso di prima. Non si interessava degli affari, né delle faide del territorio, il suo unico pensiero fisso era trovare Federico. Niente era importante quanto stanare il verme che gli aveva portato via la sua donna.
<Tu hai rimesso in sesto gli affari con Louis ed io mi sono occupato del resto qui,ma proprio non mi piace tutto questo. Non mi piace stare senza fare niente ad aspettare che quel tizio si faccia acchiappare. Ormai si è capito che è impossibile prenderlo,quindi perché continuare con questa inutile ricerca?!> Parlava più a se stesso che all'uomo al suo fianco .<Devo trovare un modo per riattivare il capo. Tutta questa apatia mi sta facendo diventare pazzo.. Devo trovare qualcosa,qualsiasi cosa che possa smuoverlo.> Poggiò la fronte sui palmi delle mani ed iniziò a pensare,poi si alzò di scatto facendo cadere la sedia dietro di lui<Trovato!> Esclamò con estrema enfasi.
Amir non si scompose, abituato ai suoi cambi d'umore,così afferrò la bottiglia e bevve la sua birra ghiacciata godendosi la bella giornata.
<Si ho trovato la soluzione>Ripeté prima di entrare in casa senza dare ulteriori spiegazioni.
<Massi!> L'uomo sentendosi chiamare si voltò e vide Carlotta scendere le scale ed avvicinarsi. <Si può sapere dov'è finita e tra quanto torna?> Chiese con una voce roca che trasmetteva tristezza<e poi perché non mi chiama? Neanche un messaggio,uno squillo. Anche solo una parola mi basterebbe.>Abbassò lo sguardo rassegnata<A quest'ora sarebbe già dovuta tornare.>Disse in un sussurro.
L'uomo la guardò con dolcezza <Non lo so. Ma dopo quello che è successo ha bisogno di tempo. Immagina di essere rapita ed essere viva per miracolo,non avresti anche tu bisogno di tempo per riprenderti.>La rassicurò lui.
<Hai ragione però.>Imbronciò le labbra per nulla felice. <Perché non andiamo a dare un occhiata al suo appartamento? E se fosse tornata?> Quegli occhi pieni di speranza colpirono Massimiliano come un pugno nello stomaco .
<Va bene! Ti prometto che andremo a dare un'occhiata.>
Felice di quella promessa Carlotta salì le scale e tornò nella sua camera. Da quando Nadia se ne era andata si sentiva molto sola. Senza nessuno con cui parlare e soprattutto con il timore che la sua migliore amica l'avesse abbandonata per sempre.
Si buttò sul letto asciugando una lacrima che era sfuggita al suo controllo. Tutta quella situazione era troppo strana ,Nadia non era il tipo da lasciarla senza neanche una parola. Prese il cuscino e lo mise sul viso lasciandosi andare per l'ennesima volta al pianto.

Massimiliano mise le mani nelle tasche e scosse il capo . Non aveva ancora il coraggio di dirle la verità e forse non lo avrebbe mai avuto. Avevo mentito a Carlotta dicendole che Nadia era andata via perché dopo quello che aveva passato voleva un po' di pace,ma la realtà era ben doversa. Non avrebbe mai più rivisto la sua amica. Perché lei non c'era più. Avrebbe continuato a mentirle ,almeno fino a quando sarebbe stato possibile e poi con il tempo ogni cosa avrebbe preso il suo corso.
Inspirò a fondo e strinse un pugno in aria. Non era il momento di lasciarsi andare a sentimentalismi,anzi era il momento di mettersi al lavoro . E così pieno di motivazione si diresse nell'ufficio di Nicolas .

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