XXVIII

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Perché ci pensava ancora? E perché mai lo sguardo che lei gli aveva riservato qualche attimo prima stava avendo quell'effetto su di lui?
Era da sempre molto razionale, spesso anche troppo. Il suo passato, gli addii e le violenze avevano temprato il suo animo, ma solo in quel momento si stava lentamente rendendo conto di aver sopravvalutato se stesso.
Gli era  bastato, infatti, vedere quell'uomo parlare con Nadia per fargli perdere il controllo e, nel momento in cui lo sconosciuto aveva accorciato le distanze tra di loro,  la sua mano si era posata automaticamente sul calcio della pistola.
Gli avrebbe sparato in una strada piena di gente? Lo avrebbe fatto davvero?
Non aveva una risposta a quei quesiti,anzi più rifletteva e più veniva travolto dalle domande.
Cosa gli aveva fatto quella ragazza  e per quale motivo si sentiva così stupidamente in colpa? Era ciò che si chiedeva di continuo, che rimbalza a un ritornello nella sua testa.

<Cazzo! >imprecó colpendo con forza  il volante . Da quando era così vulnerabile ? Aveva una guerra da vincere e crearsi da solo dei punti deboli era un mero suicidio.
Si portó una mano sul capo ravvivandosi i capelli ed inpirando a fondo prima di aprire lo sportello.
Fece il giro dell'auto e raggiunse Nadia. Si concesse qualche minuto per osservarla. Con le braccia incrociate al petto e lo sguardo rabbioso rivolto al paesaggio di fronte a loro, gli sembrava persino più bella.
Aveva il malsano desiderio di rinchiuderla, imprigionare, confinarla. Non aveva importanza il luogo, ciò che contava era che lei fosse solo sua.
Bramava far sì che nessuno potesse toccarla, parlarle o anche solo guardarla.
Scosse il capo eliminando quei pensieri assurdi.
Infiló le mani nelle tasche dei pantaloni e si poggió alla carrozzeria scura, puntando lo sguardo su un piccolo agglomerato di case circondato da verdi arbusti.
Estrasse dal pacchetto quasi vuoto una sigaretta e dopo averla accesa la poggió sulle labbra. Non gli sfuggì l'espressione contrariata sul viso della donna accanto a lui, che arricció il naso non appena il forte odore di tabacco bruciato la raggiunse.
<Non ti permetterò più di uscire. >Sentenzió soffiando via il fumo.
Nadia sorrise nervosa parandosi davanti a lui<Scendi dal trono mio caro principe. Te lo ripeto per l'ennesima volta perché forse può esserti sfuggito:io non sono un tuo sottoposto e tu non sei il mio capo.>Lo informò a denti stretti tentando di contenere la rabbia.
Perché tra tutte le persone che esistevano al mondo doveva innamorarsi proprio di lui?  Si sentiva una folle masochista.
Nicolas gettò la sigaretta a terra e con le mani nelle tasche si avvicinò pericolosamente a lei. La cattiveria nel suo sguardo fece rabbrividire Nadia che però mantenne un'espressione contrariata.
<Chi era quell'uomo? >Domandò con voce bassa.
Nadia ebbe un attimo di sconcerto,ma mai gli avrebbe permesso di conoscere il suo passato, nessuno doveva sapere di quella vita che non le era mai appartenuta,così Strinse i pugni e incatenó i suoi occhi in quelli di lui<Sembra proprio che tu oggi abbia qualche problema di memoria. >Esclamó alzando le sopracciglia <Non so chi fosse. Si è avvicinato scambiandomi per un'altra persona e quando ha capito di aver sbagliato è andato via. Non mi sembra difficile da capire. Ah e poi..>Accorció le distanze quasi a far sfiorare i loro nasi<Io parlo con chi voglio. >appuntó rabbiosa.
Lo stava sfidando. Lei lo stava apertamente sfidando! Nessuno era mai stato così incosciente da farlo e invece lei lo stava facendo senza remore.
<Tu fai quello che dico io! >Tuonó brusco, marcando su ogni singola parola.
Nadia schioccó la lingua sotto al palato  esterrefatta da tanta arroganza, però prima che potesse replicare sentì lo smartphone di lui suonare.
Nicolas rispose alla chiamata continuando a tenere lo sguardo fisso su di lei.
<Capo ci sono delle novità. >Lo informò Amir.
<Arrivo. >Rispose lui staccando la telefonata .
Nadia, che ormai ne aveva abbastanza di quella assurda situazione e di quella ridicola discussione, aprì lo sportello dell'auto accomodandosi sul sedile.
L'uomo chiuse gli occhi ed ispirò a fondo. Doveva ritrovare la calma.
Entrò anche lui nell'auto e dopo aver fatto retromarcia ritornò sulla strada principale .
Entrambi si erano chiusi nel proprio silenzio fermi sulle proprie convinzioni.
Quando arrivarono alla villa Nadia non perse tempo.
Scese in fretta dall'auto ed entrò in casa.
Percorse il corridoio a passo svelto,salì le scale e si rifugió nella sua camera.
Si liberò delle scarpe lanciandole con rabbia contro parete e si tuffó sul letto affondando la testa nel cuscino.
Cacciò un urlo che venne attutito dal morbido tessuto e sbatté i pugni sul materasso.
Proprio lei che tentava disperatamente di vivere una vita tranquilla si era ritrovata in una situazione tutt'altro che piacevole.

Nicolas aveva osservato la ragazza allontanarsi fino a  sparire dietro la parete.
<Capo! >Amir si avvicinò a lui con la solita espressione impassibile. Gli porse il telefono affinché potesse osservare bene  l'immagine sul display.
Ritraeva un corpo riverso su quella che sembrava essere una spiaggia.
<Cosa sarebbe? >Chiese Nicolas confuso.
<Si tratta di un articolo spagnolo. È stato rinvenuto il corpo di un uomo sulla quarantina in riva al fiume. >
<E questo in che modo ha a che fare con noi? >Domandò rendendogli lo smartphone.
<Si tratta di Michael. È suo il cadavere che è stato ritrovato. >Lo informò riponendo il telefono nella tasca <I suoi ex alleati non devono aver apprezzato l'ultimo atto di clemenza che ha avuto nei nostri confronti. >Aggiunse quasi soddisfatto.
<Già. >Disse Nicolas con un sorriso beffardo. <Bene! Un problema in meno del quale occuparci. Cerca informazioni per essere certi che sia lui e per vedere dove riesce ad arrivare la polizia spagnola. Può essere che ci diano una mano per scoprire chi c'è dietro. >
<Si signore! >

Nicolas mise una mano sulla maniglia, ma preferì risolvere prima una questione in sospeso.  Salì i gradini ed entrò nella stanza di Nadia che lo guardò sgranando gli occhi.
<Dovresti davvero imparare a buss..>Tentò di dire la ragazza ma si interruppe non appena la sua schiena si scontró con la parete.
Si pietrificó sentendosi in trappola con il corpo imponente di Nicolas a non darle vie d'uscita.
<Nessun uomo può avvicinarsi a te.> comandó lui imperativo.
<Cosa? >Chiese sbattendo le palpebre e  tentando di capire la persona davanti a lui.
<Nessun uomo può toccarti, parlarti o guardarti.> Specificó lui.
<Si certo allora rinchiudimi da qualche parte. >Constató scuotendo il capo.
<Non è una cattiva idea.>
<Tu sei pazzo.! >Scappó dalla sua presa con una strana agitazione. Non avrebbe dovuto affrontarlo così sfacciatamente.
<Si può sapere perché devi sempre provocarmi? >Domandò più a se stesso che alla ragazza.
<eh? >Ridacchió nervosa <Si può sapere perché non ammetti semplicemente di essere geloso? Eh? >Si passò una mano sul capo sempre più esasperata da quel comportamento quasi ridicolo.<Perché non ammetti che  vedermi parlare con lui ti ha dato fastidio?Assurdo. >
In un attimo si ritrovò sul letto schiacciata dal peso del corpo di Nicolas.
<E anche se fosse?> Chiese furibondo <E se io fossi geloso? Cosa cambierebbe? Io non ho bisogno di nessuno. >

A quelle parole Nadia si sentì una stupida perché nonostante il suo carattere e i suoi modi bruschi lei ancora ci sperava.
<Allora perché non mi lasci in pace?>Chiese sospirando.
<Perché non posso?>
<Cosa?>Era sempre più confusa.
<Non riesco a farlo.>Disse in un sussurro come se non volesse essere sentito.
Nadia strabuzzó gli occhi allibita , poi scosse la testa.<Quanta incoerenza! >Sbuffó stanca.
<Cosa?>Era lui a non seguirla in quel momento .
<Davvero non te ne rendi conto? Un attimo prima sembra tu voglia uccidermi e l'attimo dopo sembra che tu mi stia facendo una dichiarazione .>Nadia appoggiò le mani sul suo petto facendo forza affinché si alzasse.
Così una volta libera dal peso di lui si issó anche lei aggiustandosi ala maglia. <Forse tutti mafiosi sono così instabili. > non riusciva neanche a spiegare quanto quelle parole le avessero fatto male.
<Tu dovresti davvero imparare a stare zitta! >
<Già dovrei proprio! >Commentó sarcastica. Ormai la situazione non poteva peggiorare ulteriormente.
<Stai zitta. >Sbuffó zittito.
Con due falcate la raggiunse nuovamente, infilò le mani tra i suoi capelli e la attirò a sé.
Premette le labbra su quelle di lei per qualche secondo, prima che lei lo respingesse con forza.
<Davvero credi che ti permetterò di..... >
<Non riesci proprio a non parlare. >Le disse con un tono di voce che a lei parve quasi implorante.
Nadia chiuse gli occhi inspirando a fondo.  Non riusciva ad allontanarlo, non più di quanto avesse già fatto. Voleva credere che ogni volta in cui lui sputava brutalità su di lei fosse solo un modo per difendersi. Come se volesse crearsi uno scudo ed impedire alle persone di ferirlo.
Voleva davvero crederci.
Era una sciocca, ne era consapevole, ma quell'uomo che le stava davanti ormai occupava ogni suo pensiero.
Circondó il volto di Nicolas con le sue mani e lo baciò con passione.
Avrebbe avuto il tempo in seguito per autocommiserarsi, ma lo voleva, lo desiderava come un assetato dinanzi ad una pozza d'acqua.
Rinunciare? Per cosa poi? Si era privata di tanto, troppo e lui non faceva parte di quelle cose.
Ben presto si trovarono pelle contro pelle,ansimando e assaporandosi come se fosse la prima volta.

Aveva la sensazione di vedere il suo vero io solo in quei momenti.
Solo quando le sue mani accarezzavano gentilmente la sua pelle, quando la sua bocca cercava costantemente la sua.
Solo in quei momenti lui riusciva ad essere sincero.

Il cielo al di là delle vetrate si stava tingendo dei colori pastello del tramonto quando il telefono di Nicolas iniziò a suonare.
Un numero sconosciuto lampaggiava sul display.
<Tra mezz'ora al bar della stazione di servizio! >

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