XLVII

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Silvia Tanasio rabbrividì al contatto con il freddo metallo della canna della pistola che Massimiliano le teneva puntata sulla tempia. <Rispondi>le ordinò indicando con lo sguardo lo smartphone che continuava a suonare sul piccolo tavolino davanti a loro<e non fare scherzi.>Le intimò premendo ancora un po' la pistola sulla pelle bianca. La sua voce risuonò come un'eco nella grande casa vuota e silenziosa.
La donna chiuse gli occhi e strinse le palpebre,era sul punto di piangere logorata da quella situazione,poi fece un respiro profondo e con mani tremanti prese il telefono.
Strisciò il dito sul display per accettare la chiamata e attivò immediatamente l'altoparlante.
<Pr..pronto.>balbettò spaventata .
<Maschio,undici anni,B positivo.>La voce maschile all'altro capo del telefono non aggiunse altro e subito si sentì il bip che metteva fine alla telefonata.
Massimiliano aggrottò le sopracciglia e guardò la ragazza<Che cosa dovrebbe significare?>era davvero confuso.
<È sempre così. Mi chiamano mi dicono come deve essere il soggetto e poi staccano.>Disse con leggerezza alzando le spalle. Come se tutto ciò fosse una cosa normale e del tutto razionale.
Il ragazzo sbatté più volte le palpebre cercando di elaborare al meglio le informazioni. Ma più ci pensava e più inorridiva. Gli sembrava trattassero la vita di quei poveri adolescenti alla strenua di merci in un mercato locale. Che importava se fossero essere umani e soprattutto poco più che bambini?!
<E poi?>chiese abbassando la pistola .
<E poi.... Passati trenta minuti richiamano e io dò loro nome e indirizzo.>
Provava disgusto anche per Tania,il suo tono di voce così atono e quasi menefreghista gli faceva venire il voltastomaco. Guardò la pistola ancora tra le sue mani e per un attimo pensò di posizionarla di nuovo sul viso della donna e sparare. Avrebbe liberato il mondo da un altro inutile parassita. Nessuno si sarebbe accorto della sua scomparsa. Ben presto però arrivò la ragione a ricordargli che ,per quanto orride potessero essere le azioni di quella donna,era ancora un elemento importante nel loro piano e non sarebbe stato lui l'artefice del loro fallimento. Così lasciò perdere quei pensieri,mettendoli da parte per un futuro non troppo lontano e promettendo a se stesso di farlo in seguito.
<Bene ora vai nel tuo angolino a rannicchiarti e non muoverti.> Comandò in tono derisorio. Sino al momento in cui non sarebbe più servita,si sarebbe accontentato di trattarla con sprezzo.
La vide allontanarsi e tornare sulla porzione di divano che occupava ormai da oltre un giorno.
Prese il telefono dalla tasca e chiamò Nicolas per aggiornarlo sugli ultimi eventi<Capo hanno chiamato.>Riferí particolarmente eccitato. Voleva trovare quegli uomini e riversare su di loro la rabbia che da troppo tempo ormai non aveva avuto modo di sfogare e desiderava anche poter lasciare finalmente la casa. Ormai si sentiva un topo in gabbia ed era certo che sarebbe impazzito presto.
L'uomo al volante dell'auto sterzò bruscamente verso destra per fermarsi sul ciglio della strada. Causando una fila di automobilisti furiosi che premevano il clacson ,regalandogli epiteti di ogni tipo .
<Parla.>troppo concentrato sulla chiamata poco gli importava di quello che stava succedendo all'esterno.
<Vogliono un maschio di undici anni.>lo informò il ragazzo. Seguì il silenzio e Massimiliano immaginò l'espressione sul viso del suo capo. Doveva aver reagito esattamente come lui. Prima confusione,poi disgusto,infine rabbia.
<Entro quanto?>
<Mezz'ora.>
<Mezz'ora >Ripeté lui<Mezz'ora>Ribadì quasi in trance. Era poco tempo ma doveva farselo bastare <Tienila d'occhio. Ti richiamo io.>Strinse le mani sul volante indurendo le mascelle. Non poteva sprecare un'occasione del genere perché non ve ne sarebbe stata una seconda. Se voleva prendere chi c'era dietro tutta la vicenda doveva approfittare del vantaggio che era riuscito ad ottenere,ma come fare?! Il suo piano fino a quel momento era stato semplice e tutto era filato liscio,ma la seconda parte era molto più complessa.
Ora che sapeva cosa volevano poteva mettere in atto il seguito che però partiva già con una lacuna.
Un grande ostacolo per niente facile da superare.
Chi? Era la domanda che continuava a vorticare nella sua mente.
Chi avrebbe usato?
Doveva trovare qualcuno che acconsentisse a portare a termine il suo progetto. Ma quale genitore sano di mente gli avrebbe permesso di rischiare la vita del proprio figlio?!
Anche se gli sembrava quasi impossibile da attuare era l'unica strada che poteva intraprendere e doveva anche muoversi in fretta.
Rifletté passando in rassegna ogni persona che aveva incontrato nella sua vita alla ricerca di chi avrebbe potuto aiutarlo. La lista dei nemici era molto lunga,ma quella degli amici conteneva un numero esiguo di persone.
Poi d'improvviso gli balenò in mente un nome. Come un piccolo lampo di luce in un oceano buio. Lo aveva trovato,aveva trovato il suo uomo.
Così si immise nuovamente sulla strada e viaggiò a gran velocità. Gli alberi e i campi coltivati,vennero ben presto sostituiti da case e palazzi. Gli edifici si stagliavano sul cielo plumbeo intervallati ogni tanto da qualche piccolo arbusto che dava un po' di colore all'aria cupa.Poco prima di entrare nel centro dell città svoltò in un piccolo vicolo a destra. Le saracinesche dei negozi erano ancora abbassate e le poche persone per strada sembravano aver fretta di tornare a casa,forse a causa dei nuvoloni grigi sulle loro teste che minacciavano pioggia.
Proprio alla fine della via raggiunse la sua destinazione. Parcheggiò l'auto di fronte al piccolo locale che faceva angolo .
Scese e volse il suo sguardo all'insegna bianca che aveva perso un po' di colore qua e là ,conseguenza del tempo che era passato. Nicolas varcò la porta socchiusa ed entrò nel locale.Dietro al banco Flavio Busi si stava dando da fare impacchettando gli avanzi per evitare che andassero a male . A pochi metri da lui suo nipote Vittorio stava pulendo i piccoli tavoli in legno,ormai tutti vuoti ,con l'aria di chi avrebbe preferito essere in qualunque altro posto eccetto che lì. Fu lui il primo ad accorgersi del nuovo arrivato . Il ragazzo dapprima sgranò gli occhi pietrificandosi all'istante poi,quasi temendo che con un solo sguardo potesse essere incenerito, fece un cenno del capo in segno di saluto e riprese a fare il suo lavoro. Vittorio provava profonda ammirazione per Nicolas ma anche molto timore. Lo aveva visto arrabbiato,aveva potuto conoscere il suo io più spaventoso quindi con lui nei paraggi aveva paura persino di respirare . Allora preferiva tacere,anzi rendersi invisibile per quanto fosse possibile.
Nicolas non ci fece neanche caso,abituato ormai a quel genere di reazione cosi si avvicinò al bancone con le mani nelle tasche del pantaloni
<Benevenut...>Iniziò a dire Flavio Busi che alzò la testa dal suo lavoro e quando vide l'uomo davanti a sé un ampio sorriso si aprì sul suo viso.
Pulì le mani su uno strofinaccio e lo raggiunse.
<Nicolas che sorpresa.>disse entusiasta abbracciandolo.<È da un po' che non passi di qua. È bello rivederti.>
Quella frase arrivo alle orecchie di Nicolas come un ammasso di aghi che lo fecero sentire persino peggio.
Si sarebbe rimangiato sicuramente quelle parole non appena avesse saputo il vero motivo della sua visita pensò tra sé cercando di restare impassibile.
Flavio Busi era stata la prima persona che aveva conosciuto una volta entrato a fare parte della vita di Walter. Glielo aveva presentato con definendolo un fratello,anche se non di sangue,ma pur sempre un fratello.
Quello che aveva davanti era un uomo ormai esausto. Consumato dalla vita e dalle sue imprevedibile mosse.
Sul viso era comparsa qualche piccola ruga e dietro a quel sorriso riusciva a  percepire tutta la sua frustrazione che tentava di mascherare al meglio.
Amico d'infanzia di Walter,avevano frequentato insieme tutte le scuole e nonostante i loro caratteri e le loro attitudini fossero agli opposti erano rimasti sempre in contatto. Flavio era diventato un grande chef,amava il suo lavoro e quando sua moglie fu portata via da un cancro si catapultò a capofitto,sperando di sgomberare la sua mente.
Quando un incidente d'auto gli portò portato via sua figlia e suo genero fu costretto a  fermarsi ad affrontare di nuovo la realtà in tutta la sua cattiveria. Rimasto ormai solo con i due nipoti da accudire decise di aprire una tavola calda e di crescere i ragazzi al meglio che poteva.
Non fu semplice all'inizio ma pian piano riuscirono a trovare il loro equilibrio ,almeno fino a quando Vittorio ,il più grande dei due, incontrò persone sbagliate che lo avvicinarono al mondo della droga. La facilità con cui era riuscito ad ottenere soldi lo portò a pensare di poterlo fare ancora più rapidamente. Conosciuto il posto in cui veniva conservata la roba ebbe la malsana idea di rubarne un po' e venderla per conto suo. Il guadagno sarebbe stato consistenze certo,ma anche le conseguenze sarebbero state di egual portata . Il suo furto infatti venne scoperto molto presto . Quella stessa sera il ragazzo non rientrò a casa e Flavio preoccupato andò a chiedere aiuto a Nicolas che non potè rifiutarsi. Non gli ci volle molto prima di scoprire dove lo avevano portato e quando arrivò il ragazzo era supino sul pavimento in una pozza di sangue.
L'uomo ripagò il suo debito e potè riportare indietro Vittorio che da quel giorno aveva imparato la lezione.
Nicolas fermo al centro della tavola calda di fronte a Flavio e al suo caldo sorriso si sentiva in difficoltà .
Era andato lì non per un saluto amichevole,ma per qualcosa che aveva poco a che fare con l'amicizia.
<Devo parlarti in privato>gli disse serio.
L'espressione sul viso di Flavio mutò immediatamente ,quel sorriso fu sostituito da una linea tirata . Slacciò il grembiule lasciandolo sullo schienale di una sedia e chiamò il nipote<Vado sul retro pensaci tu qui.>
Il ragazzo annuì con la testa e guardò i due sparire dietro la porta.
Attraversarono un piccolo corridoio ed entrarono in a stanza adibita a magazzino.
<Accomodati.>Gli disse indicando il piccolo tavolo in ebano. Nicolas spostò una sedia e prese posto. Flavio afferrò una bottiglia di brandy da uno degli scaffali e un paio di bicchieri che tintinnarono nelle sue mani.
L'uomo fece il giro del tavolo e si andò a sedere proprio di fronte a lui. Svitò il tappo e ne riempì uno spingendolo verso di lui,poi fece lo stesso con il suo e ne bevve un generoso sorso.
Nicolas lo imitò e dopo avere deglutito il liquido scurò che bruciò in gola iniziò a parlare.<Hai sentito parlare del rapimento dei bambini?>
Flavio incurvo un sopracciglio e annuì.
<Sono ad un passo dal prendere i bastardi che ci sono dietro.>continuò lui.
<Tu?>Gli chiese un po' confuso<Non dovrebbe pensarci la polizia? Non mi sembra uno dei tuoi soliti lavori>
<Ho bisogno di non pensare... Di non pensare a qualcuno che non c'è più.>Ingurgitò una grande quantità di brandy e guardò Flavio.
L'uomo capiva meglio di chiunque altro cosa volessero significare quelle parole, perché anche lui si era trovato nella stessa situazione<Dimmi in che modo posso aiutarti. E non solo perché sei tu,ma voglio anche io che quei delinquenti la paghino.>
Nicolas mandò giù un fiotto di saliva e abbassò lo sguardo sul liquido che si muoveva nel bicchiere  creando piccole increspature<Ho bisogno di tuo nipote>
<Vittorio?Certo ti deve..>
<No.>Lo interruppe<L'altro,il più piccolo ha undici anni giusto?>
Flavio spalancò gli occhi<Si.>Disse in un sussurro.
<Stanno cercando un ragazzo della sua età ed io...>
<Vuoi che lui faccia da esca?>
Sentire quelle parole ad alta voce gli fece dubitare almeno per qualche istante del suo piano. Forse stava sbagliando tutto. Ma i dubbi sarebbero stati sempre minori rispetto al rimborso di non aver fatto tutto ciò che era in suo potere.
<Avrà addosso dei GPS così da poter monitorare ogni suo movimento e tutti i miei uomini saranno nelle vicinanze. Ti giuro sulla mia vita che non gli succederà nulla.>
Flavio lasciò andare il bicchiere appoggiando il gomiti sul tavolo e stringendo la testa tra le mani.
Gli doveva molto. Doveva a Nicolas la vita di suo nipote Vittorio,ma quello che gli stava chiedendo era di mettere nelle sue mani la vita di Matteo. Un ragazzino delle scuole medie che per fortuna non conosceva ancora il marcio del mondo. Per quanto si fidasse di lui la sua mente continuava a gridare di non farlo.
Non mettere a rischio tuo nipote. E se gli succedesse qualcosa?!
Poi pensò a tutti quei bambini che erano scomparsi,ai loro genitori,alle loro famiglie a quanto dovevano essere sconvolti. Se davvero Matteo fosse la chiave per rintracciare e acciuffare quei brutti ceffi e lui non avesse fatto nulla?! Si sarebbe sentito colpevole almeno quanto loro.
Scosse il capo un paio di volte riluttante con gli occhi bassi.
Nicolas guardò l'orologio e strinse i pugni. Se non riusciva a convincere  Flavio non avrebbe avuto il tempo di cercare qualcun'altro e tutto i progressi che erano riusciti a fare sarebbero andati tutti persi.

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