XXXIX

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Non c'era alcuna via d'uscita. Nadia aveva tastato ogni centimetro di quella piccola stanza. Anche il soffitto era stato controllato minuziosamente grazie all'utilizzo di un piccolo sgabello, l'unico accessorio in quella camera altrimenti vuota. La porta era spessa ed era certa vi fosse qualcuno al suo esterno a tenerla d'occhio e la minuscola finestra dava su un dirupo alto almeno dieci metri. Chi aveva ideato quella costruzione lo aveva fatto con la sadica volontà di dare al povero malcapitato una sensazione di libertà che si scontrava immediatamente con metri e metri di vuoto assoluto.
Sbuffó addossandosi alla parete.
Quella doveva essere La Baita uno degli orgogli di suo padre. Una costruzione all'apparenza del tutto normale ma con un terrificante segreto.
Eretta sulla cima di una piccola montagna la si poteva raggiungere solo attraverso un'unica strada. Gli altri due lati erano occupati da fitte foreste e l'ultimo era un profondo precipizio.
In poche parole chi vi entrava non aveva alcuna possibilità di lasciare quel luogo. Lo aveva sospettato appena arrivata in quel posto ed in quel momento ne ebbe la conferma, ma ogni suo pensiero venne interrotto dal suono metallico della serratura che veniva aperta. Nadia si preparò ad affrontare quello che la aspettava e quando vide entrare suo zio con aria soddisfatta inizió a pregare che tutto finisse in fretta.
L'uomo fece un passó e si fermò proprio di fronte a lei con quello sguardo inumano che lo distingueva<Allora come ti trovi nella tua comoda camera? >
Lei incroció le braccia al petto con fare indifferente<Cosa vuoi da me? >
<Oh da te proprio niente. Diciamo che sei un'esca. >rispose con un ghigno perfido.
<Un'esca? >
<Esatto. Così posso attirare quel piccolo bastardo qui. >Parlò a denti stretti.
<Di chi diavolo stai parlando? >
<Di quel bastardo che tuo padre teneva nascosto nel seminterrato. Doveva ucciderlo direttamente quando era nella pancia della madre.>commentó a denti stretti.
Nadia sgranó gli occhi. Voleva fare del male a Nicolas e lei sarebbe stata lo strumento per poter attuare il suo piano. Doveva capire il perché e fargli cambiare idea. Doveva trovare una soluzione<Vuoi ucciderlo? Davvero?>Ridacchió alzando gli occhi al cielo. <Non dovresti invece ringraziarlo? >
<Ringraziarlo? >Domandò lo zio stizzito da quella affermazione .
<Già! Se lui non fosse scappato, Tommaso non sarebbe morto e tu adesso non avresti ereditato il suo impero. Pensaci bene! Lui è andato via da quella casa e Tommaso è morto dopo pochi giorni, tu hai deliberatamente nascosto la sua morte per poter prendere tutto il poter... >La ragazza non riuscì a finire la frase perché nel frattempo Federico si era avvicinato a lei avvolgendo il suo collo con la mano. La sua presa si faceva di attimo in attimo sempre più forte e alla ragazza iniziò a mancare l'aria.
<Tu parli davvero troppo. Quel fottuto bastardo crede di essere il padrone di queste parti. Matte il naso negli affari degli altri e in particolare nei miei. >Il suo viso era rosso di collera<Dovresti essere orgogliosa che grazie al tuo aiuto ci metterò poco a farlo fuori>rise beffardo allontanandosi da lei. Strofinó le mani tra loro come a volere eliminare la sporcizia e la guardò negli occhi <Ma per il momento mi servi viva, dopo vedremo quale sarà il tuo destino. >
Nadia avrebbe voluto piangere, gridare, inveire contro di lui e invece doveva mantenere la calma. Non poteva lasciarsi trasportare dai sentimenti, non quando la vita di Nicolas era in pericolo.
<Non verrà mai. >Lo informò massaggiandosi il collo dolorante.
<Davvero? A me sembravate proprio due dolci fidanzatini. >
<Già ma dopo aver scoperto chi sono mi ha eliminato dalla sua vita. Quindi non sprecare il tuo tempo non verrà a salvarmi. >
Federico alzó un angolo della bocca soddisfatto nel vedere il terrore dipinto sul suo volto e senza aggiungere altro andò via, blindando nuovamente la stanza.
<Aspetta!>Nadia gridò disperata cercando di raggiungerlo, ma andò a sbattere contro la porta ormai chiusa.
<Aspetta! >Gridò ancora tra le lacrime prendendo a pugni il solido acciaio <Aspetta ti prego >Sussurrò cadendo in ginocchio sul pavimento.

Chiuso nel suo studio, intanto Nicolas camminava avanti e dietro visibilmente nervoso. Anche se Nadia non doveva più essere nella sua vita, a nessuno era permesso farle del male. Non poteva cambiare i suoi sentimenti, ne era consapevole, e nonostante la sua ragione e il suo cuore erano su due piani completamente differenti, lui l'avrebbe salvata.
Non sapeva però dove l'aveva portata e né se fosse ancora viva.
Sua madre quello stesso pomeriggio aveva parlato dello zio di Nadia descrivendolo come un mostro persino peggio di Tommaso, ma l'unica cosa che aveva in mano era solo un nome, Federico. Era troppo poco per riuscire a trovare indizi. Avrebbe potuto chiamare Magda e chiedere informazioni, ma con quale scusa?! Se avesse saputo ciò che era successo si sarebbe sicuramente precipitata lì e avrebbe solo peggiorato la situazione.
Poi gli venne in mente il lavoro fatto da DoppiaW, così lasciò il suo ufficio e si diresse in cucina dove era sicuro di trovare Dominica.
<Dominica>La chiamò entrando nella stanza. La donna sussultó per lo spavento e si voltò verso di lui<Si signore. >
<Dove sono quei fogli che avevo lasciato in giardino? >
<Li ho bruciati signore proprio come mi aveva chiesto. >Rispose titubante la donna che sperava di non aver fatto nulla di sbagliato.
Nicolas chiuse gli occhi inspirando a fondo e cercando una nuova strada.
<Carlotta. >Disse all'improvviso<Dov'è Carlotta? >
Dalle informazioni di DoppiaW Nadia aveva cambiato cognome con la maggiore età. Significava che aveva messo quello di sua madre al posto di De Rienzo e poiché Federico era il fratello della madre allora...
Sperava davvero fosse così.
<In camera sua, con la nuova signora.>Dominica non lo aveva mai visto così agitato.
<Falla venire immediatamente nel mio ufficio >Ordinò per poi lasciare la stanza.
Dominica si affrettò a raggiungere Carlotta al piano di sopra<Il capo vuole vederti. >Disse un pò ansiosa.
<Vado subito>Massimiliano lasciò la mano della ragazza e iniziò a scendere i gradini.
<In realtà>Lo fermò la donna imbarazzata <ha chiesto di Carlotta>Disse voltandosi dispiaciuta verso di lei.
La ragazza la guardò con gli occhi sbarrati<Di me? Sei sicura?>Quando Dominica annuì con la testa si sentì sprofondare nel panico più totale. Perché cercava lei? Aveva fatto qualcosa di sbagliato?! Voleva cacciarla?!
Con mille domande che vorticavano nella sua testa, scese le scale come una condannata alla pena di morte , poi si fermò all'improvviso.
E se volesse vedermi perché ha novità su Nadia?! Pensó iniziando a correre per il corridoio .
Aprì la porta con foga e lo raggiunse alla sua scrivania<È successo qualcosa? Sai dov'è Nadia? >Chiese ansimando.
<Qual è il suo cognome? >Domandò invece lui evitando le sue domande.
<Cosa? >
<Qual è il cognome di Nadia? >
<Mi hai chiamata qui per questo?>Chiese incredula.
<Lo sai o no? >Nicolas sbatté con forza e rabbia i pugni sul tavolo<Rispondi alla mia domanda.>
<Sciino>Sussurrò spaventata dalla sua reazione <È Sciino. >
<Puoi andare. >
Carlotta non se lo fece ripetere due volte e lasciò in fretta la stanza con il cuore in gola. Non aveva mai avuto così tanta paura.
Nicolas chiamò rapidamente DoppiaW fremendo ad ogni squillo.
<Federico Sciino.> Affermò non appena udì il suono della chiamata che veniva accettata<Devo sapere cosa ha fatto in questi giorni e dove si trova. Cerca la sua base. >
<Ok ma ci vorrà un pò di tempo.>Rispose il ragazzo maneggiando sulla tastiera.
<Non hai tempo.Ti dò un'ora.>Chiuse la chiamata poggiandosi alla poltrona.
Non poteva fare niente e quella sensazione di inutilità lo irritava ancora di più.

Il sole era tramontato da un pò e le mani di Nadia ricoperte di graffi e sangue non smettevano di provare ad aprire la porta. Per la rabbia aveva lanciato lo sgabello contro la parete facendolo rompere. Quando notò un chiodo che fuoriusciva pensò che in qualche modo potesse rivelarsi utile. Così lo afferrò e di avvicinò alla porta. Vi poggiò sopra un orecchio sentendo solo silenzio. Infilò il chiodo nella serratura e prese a muoverlo in tutte le direzioni senza sapere quale fosse il metodo giusto.

Nonostante i suoi sforzi però dopo quasi due ore non era riuscita a fare nulla. Ciò che nei film sembrava un gioco da ragazzi per lei era impossibile. Non si sarebbe arresa però. Non poteva farlo neanche se le sue mani si sarebbero staccate. Avrebbe tentato e ritentato.
Dopo qualche altra prova però, sentì il rumore tipico di una serratura che girava.
Ci era riuscita!
Ce l'aveva fatta!
Con il cuore scalpitante di gioia tiró con delicatezza la porta quel tanto che bastava per lasciare un piccolo spiraglio.
Si affacció con un misto di ansia e di euforia e controlló ogni punto.
Il corridoio buio sembrava deserto,così aprì ancora un pò e si mise all'ascolto.
Quando fu sicura che non vi fosse nessuno uscì da quel tugurio e si incamminó silenziosa.
In lontananza sentì il suono di passi che sembravano andare proprio nella sua direzione.
Il cuore le iniziò a battere sempre più forte, rimbombando nelle sue orecchie e coprendo ogni altro rumore. Il panico si era infiltrato in ogni fibra del suo essere rendendole arduo qualsiasi movimento. Si era illusa con largo anticipo di avercela fatta e invece...
Poi, però, come un lampo di luce nel buio nella sua mente si materializzó l'immagine di Nicolas.
Non stava cercando di salvare se stessa, ma lui, quindi non poteva lasciarsi prevaricare dalla paura, non poteva cedere.
A poco a poco ritrovò la calma scandagliando la parete alla ricerca di un rifugio e quando trovó un a porta aperta si fiondò nella stanza schiacciandosi sulla parete.
Udì il vociare oltrepassarla e divenire un'eco lontana.
Aprì la porta e riprese a camminare voltandosi in ogni direzione allarmata da ogni minimo fruscio. Fece qualche altro passo ancora e quando vide la luce bianca della luna infiltrarsi da una finestra corse per raggiungerla.
Aprì con attenzione l'anta cercando di non fare alcun rumore e scavalcó.
Poggió i piedi sulla terra umida e guardò il cielo sopra alla sua testa.
Non si era mai sentita così sollevata nell'ammirare quei piccoli puntini luminosi nel buio della notte.
Inspiró a pieni polmoni osservandosi intorno per quanto l'oscurità quasi totale le permetteva di fare.
Non doveva dimenticare che l'esterno della baita poteva essere pericoloso anche più del suo interno.
Doveva scendere da quella montagna e doveva farlo in fretta.

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