XXXVIII

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<Sei sicura che vada tutto bene? >le chiese per l'ennesima volta Magda <È successo qualcosa con Nicolas?>
<No Magda, stai tranquilla.>
<Non posso stare tranquilla >La sua voce uscì più alta e stridula di quanto si aspettasse<Come posso stare tranquilla se tu sei stata sotto la pioggia immobile e poi sei andata via con quell'espressione ferita. Qualunque cosa sia successa o qualunque cosa ti abbia detto puoi parlarmene. Siete i miei figli allo stesso modo. >
La ragazza allontanò il telefono per asciugarsi il naso con una manica della maglia <Davvero Nicolas non c'entra >E ogni volta anche solo pronunciare il suo nome le doleva<È solo che mi è venuto in mente un avvenimento del passato. Davvero non devi preoccuparti >Le dispiaceva mentire, ma era l'unica cosa che poteva fare in quella circostanza.
La sentì sospirare all'altro capo del telefono <E va bene, ma se c'è un problema anche il più stupido non dimenticare che io sono qui. >
<Lo so lo so. Ci sentiamo più tardi. >
Staccò la chiamata e lanciò lo smartphone sul sedile del passeggero. Non aveva voglia di sentire nessuno.
Arrivó di fronte la casa di Greta senza neanche sapere come avesse fatto. La sua mente per tutto il tragitto era stata altrove.
Scese dall'auto ringraziando la pioggia che aveva deciso di smettere di torturarla, ma quando raggiunse il cancello si fermò improvvisamente.
L'anta in ferro non era chiusa e quando il suo sguardo arrivó al portone d'entrata notò che anche quello era stranamente aperto.
Per quanto potesse essere sbadata Greta non avrebbe mai lasciato tutto spalancato.
Strinse le chiavi nelle mani e facendosi coraggio attraversó il piccolo giardino e oltrepassó la porta d'ingresso .
Quando raggiunse il soggiorno tutte le sue paure si materializzarono davanti ai suoi occhi.
Greta con gli occhi gonfi di lacrime era seduta sul divano torturandosi le mani. Due uomini erano in piedi alla sua destra, invece alla sua sinistra.....
C'era Federico Sciino.
Seduto a gambe aperte sulla poltrona voltó la testa in sua direzione e si leccó le labbra non appena la vide.
<Ecco la nostra ospite d'onore.  Finalmente si è fatta viva >Sbatté le mani in modo teatrale <Ma prego si accomodi non rimanga lì in piedi. >il suo tono canzonatorio le faceva salire la bile in gola.
<Che cosa vuoi? >Chiese facendo saettare gli occhi da lui a Greta che sotto shock sembrava non essersi accorta della sua presenza.
<Su su sono queste le prime parole che vuoi dirmi dopo tutti questi anni? Non sei per niente emozionata per questo commovente incontro zio e nipote?! >.
<Dacci un taglio. >
<Riesci a farmi innervosire proprio come tuo padre. Arroganti e altezzosi... >.
<Non sono come lui. >Lo interruppe rabbiosa.
<Si si certo. Tu adesso verrai con noi.>le ordinó l'uomo alzandosi in piedi.
<E se io non volessi? >Anche se all'apparenza sembrava del tutto tranquilla in realtà era completamente preda della paura.

L'uomo le regaló un ghigno agghiacciante per poi volgere lo sguardo verso Greta che tremó di terrore <Se non vuoi più rivedere la tua amica puoi provarci >La sua minaccia fece quasi mancare il respiro a Nadia che però non lo diede a vedere. Non gli avrebbe dato la soddisfazione di sapere di avere quell'effetto su di lei.
<Verrò ad un condizione >
<Pensi davvero di poter dettare leggi >
<Verrò se prometti di lasciarla in pace>Continuó fregandosene delle sue parole.
<Va bene. >Disse facendo un cenno ai suoi uomini che si mossero immediatamente.
Non credeva avrebbe acconsentito così in fretta, cosa diavolo voleva?! .
Senza perdere tempo si avvicinò a Greta che continuava a scuotere il capo ritmicamente. La paura non le permetteva di emettere alcun suono, ma sapeva perfettamente che quella non era affatto una buona idea.
La ragazza si abbassò per poterle parlare vicino all'orecchio<Non appena partiamo tu prendi l'auto e vai in una strada affollata >Le disse facendo scivolare dietro la sua schiena le chiavi e il suo smartphone. <Poi chiama Carlotta e dille che hai bisogno di un posto sicuro. Raggiungila e non lasciare la villa fino a quando tutto sarà risolto>
<No non posso...>Si lamentava la donna sempre più in balia del panico.
<Greta per favore ascoltami. Questi uomini sono crudeli. Non puoi neanche immaginare le cose terribili che sono in grado di fare quindi promettimi che farai come ti dico. Non sprecare altro tempo. Ti prego.>
<E tu? Cosa succederà a te? >Per la prima volta da quando era entrata in casa la guardava negli occhi.
<Non fa niente. Me lo merito. >Disse per poi lasciare la stanza insieme a quegli uomini.
Greta stringeva i pugni cercando il coraggio di fare come le aveva detto Nadia.
Afferrò le chiavi e il telefono correndo in fretta all'esterno. Sussultando ad ogni minino rumore le ci vollero più tentativi prima  di riuscire ad inserire le chiavi nel quadro. Le mani continuavano a tremare mentre stringevano con forza il volante. I suoi occhi erano praticamente fissi sullo specchietto retrovisore per il timore che qualcuno la stesse seguendo. Solo quando raggiunse il viale dove c'erano tutti i negozi accostó riprendendo a piangere.
Non sapeva cosa fare, non si era mai trovata in una situazione del genere e non avrebbe mai pensato che un giorno sarebbe potuto capitare a lei.
Nella sua mente ripercorreva i momenti terribili avvenuti solo qualche minuto prima e improvvisamente ricordó le parole di Nadia. Le aveva detto di chiamare Carlotta e nascondersi nella villa perché solo lì sarebbe stata al sicuro. Ma se quella casa era davvero un buon rifugio allora avrebbero potuto fare qualcosa per salvarla.
Così rianimata da quella nuova speranza prese il telefono di Nadia e fece partire la chiamata.
<Nadia. Come stai? >Carlotta rispose dopo un solo trillo.
<Sono Greta >Disse la donna con tono grave <È successo qualcosa e Nadia mi ha detto di raggiungerti. >
<Cosa è succ...>
<Non c'è tempo ora >Gridò esasperata <Mandami questo cavolo di indirizzo.>
Carlotta sgranó gli occhi e con una bruttissima sensazione che le stringeva il petto le inviò la sua posizione.
<Massi.... Massi.... Massi... >Carlotta continuava a gridare il suo nome correndo per la casa. Spalancò con forza le porte dell'ufficio di Nicolas e lo trovò lì.
<Che cazzo fai? Non lo sai... >il ragazzo era furibondo.
<Massi è successo qualcosa. >La ragazza gli corse incontro singhiozzando<Deve essere successo qualcosa di terribile lo so. >Disse ancora abbracciandolo.
<Ti calmi e mi racconti tutto? >
<Greta mi ha chiamata. >
<Chi è Greta? >
<È la proprietaria del locale dove lavora Nadia. Mi ha chiamata un attimo fa con il  cellulare di Nadia sembrava sconvolta. Ha detto che è stata proprio lei a dirle di venire qui. >
<Quindi questa Greta sta venendo qua? >Chiese sempre più confuso.
<Si... Oh certo bisogna dire ai ragazzi che devono aprire il cancello. >lasciò Massimiliano raggiungendo a passo svelto la sala controllo, dove erano collocati i diversi monitor che trasmettevano le immagini delle telecamere sparse in tutta la proprietà.
<Eccola. Eccola! >Gridò indicando lo schermo in basso a sinistra<Svelto apri.>
Il ragazzo la guardò inarcando un sopracciglio.
<Non mi senti?Ho detto di aprire. >
Solo dopo aver ricevuto un cenno di assenso da Nicolas il ragazzo premette il pulsante.
Carlotta oltrepassó tutti correndo verso l'esterno con il cuore che scalpitava, doveva sapere cosa stava succedendo.

Per fortuna la villa non era molto distante da dove si trovava e non appena Greta scese dall'auto sentì la terra mancarle sotto ai piedi.
<Massi corri! >Carlotta gridava  mentre cercava di sostenere il suo corpo affinché non cadesse.
L'uomo tutt'altro che felice raggiunse la sua ragazza e prese in braccio la nuova arrivata trasportandola fino al soggiorno.
Dopo qualche secondo Greta aprì gli occhi e si mise a sedere di scatto guardandosi intorno spaventata.
<Non preoccuparti sei al sicuro. >La consoló dolcemente Carlotta prendendole la mano<Cosa è successo e dove è Nadia? >
La donna sbarró gli occhi e come se un vento gelido la avesse appena attraversata sentì brividi lungo tutto il corpo.
<Lei.... Lei è stata.... Rapita. >
Carlotta si portò una mano davanti la bocca <Di che cosa stai parlando? Da chi? >
<Non lo so.... Non lo so.... Non lo so... >Continuava a ripetere scuotendo il capo ritmicamente.
Carlotta la afferrò per le braccia<Ora calmati e spiegami tutto dall'inizio. >
<Ero a casa.. >Inizió tirando su con il naso <Ho sentito degli strani rumori e poi mi sono ritrovata tre uomini davanti. Mi hanno detto che se mi fossi comportata bene non mi sarebbe successo niente. Non so neanche quanto tempo siamo stati lì in un silenzio terrificante. Nessuno di loro ha detto una parola. Solo quando Nadia è entrata hanno iniziato a parlare. L'hanno minacciata dicendole che se non fosse andata con loro mi avrebbero uccisa e lei ha accettato. Mi ha dato il suo telefono ordinandomi di raggiungerti e di non muovermi di qui perché quegli uomini erano davvero pericolosi. >
<Chi erano? >Fu Massimiliano ad intervenire sentendo un moto di rabbia accendersi dentro di lui.
<Non lo so. Le loro pistole erano ben in vista però. >
<Davvero non sai chi sono? Un nome. Un indizio. >Chiese Carlotta mordendosi le labbra per fermare il pianto incontrollabile che minacciava di esplodere.
<No... niente. >Poi Greta sgranó gli occhi<Si adesso ricordo. Quell'uomo, quello  che sembrava essere il loro capo ha detto qualcosa su zio e nipote. Non è commovente questo incontro zio e nipote. Ecco cosa ha detto. >
<Vorresti dire che l'uomo che l'ha rapita è suo zio? E perché mai avrebbe dovuto farlo? >
Nicolas che aveva ascoltato tutto poggiato allo stipite della porta aveva assunto un'aria del tutto indifferente, ma dentro di sé sentiva crescere una rabbia smisurata. Per quanto tentasse di scacciare ogni pensiero su Nadia, la notizia che qualcuno volesse farle del male lo aveva fatto infuriare e dopo aver sentito che era stato lo zio sembrava fosse divampato in lui un fuoco di pura ira e desiderio di sangue.

Nadia seduta sul sedile posteriore guardava fuori dal finestrino il paesaggio che diventava sempre più rustico. Avevano già lasciato la città e si stavano inoltrando per strade più isolate. Sperava con tutta se stessa che Greta avesse raggiunto Carlotta. Non voleva che qualcun altro si facesse male per colpa sua. Non lo avrebbe sopportato ancora !
Non sapeva dove la stavano portando e non le interessava neanche saperlo. Conosceva bene suo zio. Era inumano, senza alcun rispetto per la vita. Quindi qualunque cosa avesse in serbo per lei non poteva fare nulla per evitarlo. Si era arresa nel momento stesso in cui i loro occhi si erano incrociati.
<Non essere così preoccupata >Pronunciò l'uomo al suo fianco <non ti succederà nulla... Forse. >Aggiunse con un ghigno beffardo.
Nadia non rispose poggió la testa al finestrino e incroció le braccia al petto. Se stava arrivando davvero la sua fine era felice di sapere che le persone che amava erano tutte al sicuro.

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