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PRESLEY'S POV

Rimasi seduta sulla panca dello spogliatoio, dietro il muretto delle docce dove potei benissimo intravederlo dal busto all'insù mentre si spalmava dello shampoo sui capelli. In che guaio mi ero cacciata? Sbuffai non sapendo più cosa fare per via dell'imbarazzante situazione a cui stavo assistendo sbavando mentalmente ; l'acqua sfiorava la sua pelle perfetta ed i suoi muscoli tonici e ben definiti mentre non riuscivo a staccare lo sguardo per nessuna ragione al mondo.

«Vuoi unirti?» Chiese d'un tratto beccandomi a guardarlo mentre balzai spaventandomi e ritornando in me.

«Stavo fissando...» indicai goffamente quel vecchio ed orribile muretto bianco «...ehm, quelle piastrelle. Belle...» mi schiarii la gola fingendo poi interesse anche per gli armadietti arrugginiti, per non parlare po dell'interesse che mostrai per i rubinetti, soprattutto quando lo udii ridere e fu lì che mi sentii una completa stupida.

«Certo, le piastrelle.» Ironizzò guardandomi ed inschiumandosi il petto, fino a che scese lentamente giù con la sua mano che seguii con gli occhi, accarezzandosi gli addominali fino a che la portò ancora più in basso e ghignò malizioso, lasciandomi intuire dove l'avesse piazzata. «E ti ...piacciono

«Scusa, che stai insinuando? Così mi offendi.» Replicai nonostante la sua domanda fosse solo scherzosa. «E poi , il vecchio Harry, quello che io conoscevo non avrebbe mai detto una cosa simile ad un'altra ragazza, avendone una a casa.»

«Vero, ma non esiste più quel Harry.» Mormorò come se si fosse appena tolto un'enorme peso dalle spalle. «È morto il giorno in cui quel maledetto aereo si è schiantato.»

Deglutii dispiaciuta.
«Io invece penso che sia ancora nascosto da qualche parte dentro di te e Lena merita fortemente di avere quel ragazzo al suo fianco.»

Chiuse l'acqua ed afferrò l'asciugamano bianco che aveva posato lì di fianco mentre, per quanto mi fu difficile, distolsi lo sguardo vedendolo allacciarselo alla vita. Indossò le ciabatte e si avvicinò per raggiungere gli armadietti metallici alle mie spalle dove aveva riposto i suoi abiti.

«Tu non pensare a quello....» disse serio e pacato «...anche perché ho intenzione di lasciarla.»

Spalancai gli occhi e mi voltai di scatto a fissarlo malvagiamente aspettando che facesse lo stesso ed incrociasse il mio sguardo.   «Come?» Mi alzai in piedi mentre continuò con le sue cose come se nulla fosse, ignorando le mie occhiatacce colme di domande.

«Hai sentito bene.»

«Ti ha dato di volta il cervello?» Sbattei ferocemente la porta metallica dell'armadietto affinché si decidesse a portare su me la sua attenzione. Lo fece, ma solo dopo essersi frantumato i denti per quanto strinse la mandibola. «Non puoi.»

«Posso e lo farò.» Riaprì l'armadietto e continuò a vestirsi, facendomi incazzare. «Non posso stare con nessun altra donna sapendoti viva, Peps. Lo sai, cazzo!»

Glielo richiusi di nuovo con ira, posizionandomi tra lui ed esso stavolta. «Stai blaterando!» Ringhiai amareggiata e con le lacrime agli occhi provando a farlo ragionare, ed ecco che le parole di Jay avevano incominciato a prendere senso. «Non puoi farle questo, Harry. Io e te non ....te lo vieto!»

«Mi vieti di lasciarla ....» sussurrò premendo le sue mani sull'armadietto alle mie spalle, all'altezza della mia testa come a volermi bloccare ogni via d'uscita «....o mi vieti di amarti?»

Lo guardai in cagnesco, seppur addolorata. «È tutta colpa mia! Perché non sono rimasta dov'ero? Perché?» Mi rimproverai duramente.

«La lascerò in ogni caso. Sia che tu decida di stare con me o decida di andartene Dio sa dove...» disse sfiorando delicatamente le mie guance accaldate per asciugarmi una lacrima «....Lena merita di avere al suo fianco qualcuno che la ami quanto io amo te.»

Agrodolce - vol.3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora