1

2.5K 91 46
                                    


BLAKE'S POV

«Questa è roba della Cia oppure è nostra?» Chiese il capo a Marx, uno dei suoi fedeli cani da guardia mentre sfogliai sdraiato sul divano vari rapporti che trovai sulla scrivania, sotto lo sguardo esterrefatto del giovane. Non gli avevo mai fatto una buona impressione ma poteva ciucciarmi il cazzo quella mezza sega di pelle ed ossa.

«Mi6, signore!» Replicò riportando la sua attenzione a lui anche se di tanto in tanto mi lanciò qualche sguardo. Mi6, ovvero, i servizi segreti d'intelligence , la CIA britannica. «Dalle intercettazioni che hanno effettuato è spuntato fuori il suo nome.»
Ovvero quello di Byron Ledger.

«Intercettazioni con chi?»

«CIA e NSA.»

«E sentiamo...» mantenne lo sguardo fisso tra le righe «...dove si nasconde quel verme? Era da un bel po' che il suo nome non circolava nell'Agenzia d'intelligence.» Fissò un foglio dove probabilmente c'era una lista di nomi e le mansioni che svolgevano. «Bruce Reed.» Mi lanciò uno sguardo mentre scrollai le spalle non avendo informazioni sul suo conto. «Hanno fatto fuori Richard Murphy, l'unico di cui potevamo fidarci.» Murphy era direttore della Central ai tempi in cui Hawk, io e Byron facevamo parte del team. «Ora l'hanno piazzato come sottosegretario, ma potrebbe esserci utile in futuro.»

Mhh, bene, avevamo novità ma non diedi estrema attenzione alla conversazione tra i due, piuttosto, mi limitai a fissare la ragazzina nella stanza accanto separata dall'ufficio del capo da una vetrata a specchio. Era rinchiusa lì da un paio d'ore ormai, giusto l'attesa di avere in mano i risultati dei test medici, degli esami del sangue e le impronte digitali per i nuovi documenti d'identità.

«La fonte?»

«Sconosciuta, ma i miei uomini si stanno già occupando a cercare qualcosa-...»

«Non mi serve che cerchiate, dovete scavare più a fondo! Dovete analizzarmi tutto, voglio sapere chi ha parlato, con chi ha parlato, quando l'ha fatto e cos'ha mangiato a merenda. Tutto quanto Marx! Sono anni che cerchiamo quel figlio di puttana. Non mi basta diffondere quei file per distruggere lui e quei corrotti della Mi6 o della CIA, voglio anche prenderlo e farlo a pezzi. Intesi?» Disse chiaro e tondo, mostrando con naturalezza e pacatezza la sua autorità. Era sempre stato così e lo stimavo per quello. «La prossima volta voglio sulla mia scrivania prove più dettagliate, e quando dico prove, intendo nomi e luoghi!»

«Sì signore!» Mormorò il ragazzo con la fronte perlata di sudore, prima di lanciarmi uno sguardo chiedendosi come facessi a stare così sereno e a sgranocchiare caramelle gommose come se nulla fosse.

«Che c'è?» Esclamai spaventandolo, prima che si allontanasse con in mano le scartoffie.  «Sembra in gamba, per poco non l'hai fatto piangere!» Spezzai una lancia a suo favore ripensando ai miei anni da pivello mentre giravo per la stazione di polizia servendo caffè e ciambelle ai miei colleghi più grandi.

«Lei come sta?» La indicò con un cenno di testa ignorando la battutina su Marx.

Scrollai le spalle con eccelsa noncuranza. «Terrorizzata. Ha vomitato un paio di volte e non fa altro che lamentarsi, ma tutto sommato sta bene. Lo sa che è tua figlia? Mi sarà difficile sopportarla...» pensai a quanto fosse logorroica «...non la smette di parlare!»

«Non pensare a quello.» Chiuse il discorso.

«Capito. Pensi che se la caverà?» Domandai, certo che quella gracile ragazzina non fosse in grado di riuscire sia ad adeguarsi a quell'ambiente che a sopportare emotivamente quella che sarebbe stata la sua nuova vita anche se in realtà nessuno di noi sapeva di esserne in grado, finché ci era capitato subirlo sulla nostra pelle. Sospirò, il che non mi lasciò affatto sorpreso, come se avesse già dedotto che non sarebbe stato affatto facile riuscire a gestirla piazzandole quel grosso peso sulle spalle a quanti? Diciassette...diciotto anni?

Agrodolce - vol.3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora