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PRESLEY's POV

Ero seduta sulla vecchia poltrona della stanza, dinanzi alla finestra, ammaliata dalla neve che scendeva velocemente e che in meno di un'ora aveva imbiancato il piccolo parcheggio illuminato da un paio di lampioni e tutto il resto del panorama che lo circondava.
Harry era appena entrato a farsi una doccia ed io mi annoiavo. Erano ormai tre giorni che eravamo rinchiusi in quel buco e lo stress iniziava lentamente a trapelare. Mi sentivo sopraffatta, confusa e non riuscivo più nemmeno a fare un ragionamento sensato o a chiudere occhio. Per giunta, non avevo avuto più notizie da parte di Jayden ed in tutta quella faccenda, l'unica nota positiva era il fatto che non mi nominavano più in tv, almeno, per ciò che ero riuscita a constatare dato che Harry la spegneva immediatamente o cambiava canale.
Sbuffai annoiata scollandomi finalmente di lì ed andando a sdraiarmi anche perché non c'era molto da fare a parte quello, ma non appena sprofondai con la guancia sul suo giubbotto posato lì per annusare il suo profumo e lasciarmi coccolare un po', una strana vibrazione mi pizzicò la guancia facendomi sobbalzare dallo spavento.

Era un telefono? Ma non l'aveva distrutto? Sospirai sperando non fosse ciò che temei quando infilai la mano nella tasca interna, fino a che lo trovai. Era un vecchio modello, uno di quelli che utilizzavamo io e Jay. Ma che ci faceva lui con un aggeggio simile? Non appena lo schermo si illuminò comparve uno strano messaggio. 

"St. George Boulevard street, è qui vicino, non appena svolti l'angolo giù in fondo alla strada c'è una vecchia discarica! Sarò lì tra un paio d'ore."

Chi diavolo era? Lena fu il primo nome che mi venne in mente. Il numero però non era salvato e sembrava internazionale, perciò, difficilmente poteva trattarsi di lei.
In che guaio si era cacciato Harry e perché me lo aveva tenuto nascosto?

«Presley!» Lo udii chiamarmi da sotto la doccia, così, terrorizzata, cancellai il messaggio e riposi velocemente nella tasca del suo giubbotto il telefonino.

«Sì?» Gridai a mia volta affinché mi sentisse, anche se non rispose più, così, preoccupata, mi sollevai dal letto e raggiunsi immediatamente il bagno dove lo trovai con un asciugamano bianco legato alla vita e la sua immagine mi fece dimenticare tutto il resto. «Mi hai...chiamata?» Deglutii mordicchiandomi il labbro inferiore ripensando casualmente a tutta la nostra relazione iniziata come la solita stronzata.  Qualche bacio, lui che mi faceva impazzire, i tira e molla , gli alti e bassi e una paura incontrollabile di donarsi completamente. Lui mentalmente, io per timore di soffrire . Capimmo di esserci realmente innamorati forse solo la prima volta che facemmo l'amore insieme.

«Stai sbavando, piccola!» Scherzò mentre d'istinto mi sfiorai le labbra, facendolo ridere. «Che ore sono?»

«Quasi mezzanotte.» Riferii mostrandomi curiosa. Ecco che quella domanda mi ricordò del messaggio che probabilmente lui attendeva per quel famoso incontro. «P-perché?...Devi fare qualcosa?»

Sorrise e scrollò le spalle prima di avvicinarsi per stamparmi un bacio sulla testa e poi uno sulle labbra mentre desiderai così tanto chiedergli perché avesse quell'aggeggio o dove lo avesse preso. «In effetti sì!» Si scostò di poco restando fermo a fissarmi per qualche attimo, portando la sua mano sulla mi guancia e sfiorando amorevolmente la mia pelle che si ravvivò all'istante sotto il suo tocco.

Deglutii attendendo con impazienza che me ne parlasse, ma lui non lo fece e non accennò nulla di ciò che pensavo io.

«Sono felice.» Ammise sussurrando. «Ci crederesti se ti dicessi che non esiste persona al mondo più felice di me?»
La mia bocca assunse la forma di un sorrisone quando ci posò sopra ma sua ; Harry, sempre, in ogni modo, era la mia distrazione più bella. «Mi sembra di essere in luna di miele. Certo, la stanza in cui ci siamo imboscati non è una suite da capogiro, ma credimi, con te tutto è più bello. Ogni luogo, ogni tramonto, ogni canzone, ogni film....Tutto.» Pronunciò tra le mie labbra mordicchiandomele in modo tenero e giocoso. Il mondo, le nostre vite stavano andando a rotoli e lui mi faceva fantasticare e sentire al sicuro. Portai le mani prima sul suo volto ancora leggermente bagnato, gelosa di quelle minuscole goccioline che scesero lungo la sua pelle perfetta, fresca di rasatura, ed in seguito sul suo petto scolpito finché le mie carezze diventarono molto più audaci e lui di certo non si tirò indietro. 

Agrodolce - vol.3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora