21

1.4K 79 35
                                    

PRESLEY'S POV

Sollevai il naso dal mio nuovo quaderno ; l'avevo comprato per disegnare le mie sensazioni e farlo, mi aiutava molto a scaricare la tensione accumulata. «Perché mi guardi così?»

Sorseggiò del Whiskey e poi sorrise, non dispiacendosi per nulla del fatto che lo avessi beccato il flagrante. «Mi piace guardarti e poi non ho nient'altro di meglio da fare.»

«Dai, so che ora ti burlerai dei miei disegni. Avanti, ridi pure!» Lo invitai a farlo mettendo il broncio mentre non emise alcun suono, bensì, restò fermo accomodato sul divano ad osservarmi.

«Devi prima mostrarmeli se vuoi che rida.» Replicò invitandomi a raggiungerlo, finché svogliata lo feci e mi sedetti accanto a lui.

«Uhm, vediamo.» Acchiappò il mio quaderno notando anche vari appunti, qualche schizzo astratto di volti fatto a matita, ed una poesia.

«Allora?»

«Non sapevo amassi l'arte.» Scrutò tutto con estrema attenzione, quasi affascinato direi. «Sei brava.» Mi rubò un sorriso. Era bello sentirselo dire, soprattutto quando il complimento veniva fatto da una persona sincera come Jayden. «Perché non mi hai mai detto che ti piacciono queste cose? Avevo sempre avuto l'impressione che fossi più tipo da make up, rossetti, sai, quelle cose da fighetta.» Ridacchiò scherzoso notando la mia espressione facciale tramutarsi negativamente in meno di un secondo.

«E da cosa lo avresti intuito? Dal mio abbigliamento quasi sempre sportivo? Dal come tengo sempre i capelli raccolti? Andiamo, Jay, neanche mi trucco! Non mi ricordo nemmeno come si fa o quand'è stata l'ultima volta.» Percepii l'amaro in bocca mentre i miei occhi si velarono di lacrime di frustrazione. «Ritorneremo mai alla normalità, Jay?....» ripensai a ciò che avevo e permisi alla sofferenza di travolgermi «...mi manca Santiago, mi manca riabbracciare Freya o correre a salutare Cooper, Ethan e chiunque mi voleva bene. Mi manca Long Island, il freddo di Detroit, scrivere, dipingere i paesaggi della Toscana e mi manca perfino lavorare...mi manca la mia vecchia vita, Jay. So che è dura anche per te, lo so....e so anche che non ti lasci mai andare perché se crolli tu crollo anche io, ma sono giunta ad un punto in cui sto cedendo e non so per quanto tempo riuscirò ancora a resistere. Sia emotivamente che fisicamente.»

Mi strinse forte a sé e non potei far altro che lasciarmi coccolare tra il calore delle sue possenti braccia. «Ci sono io qui con te, resisti, Peps!» Sussurrò al mio orecchio accarezzandomi la nuca. «Siamo una squadra, ricordi? Non c'è io senza te...»

Mi scansai e posai gli occhi su un ciondolo strano che non ricordavo di avergli mai visto addosso. «E questa?»

Sorrise guardandosela. «Era di mia madre. Ti piace? L'ho trovata questa mattina tra le mie cose e ho sentito la necessità di indossarla. Solo che ho cambiato la catenina dato che non si chiudeva.»

Gliela sfiorai con i polpastrelli.
«È bellissima.»

Non fiatò, ma l'intensità che emisero i suoi occhi color nocciola, posati sulla pelle del mio viso parve dirla lunga.

***

Mi feci accompagnare nel luogo stabilito da un taxi e dopo aver attraversato la strada con cautela onde evitare di rompere la prestigiosa bottiglia di vino e di far cadere la scatolina dei pasticcini, mi intrufolai nella hall della palazzina dove viveva Lena. Salii al primo piano sperando di essere presentabile con il mio abbigliamento forse troppo sciatto, dato che non immaginai mai che l'occasione sarebbe stata di tale importanza. Mi diedi un'occhiata finale prima di suonare il campanello della porta ed inutile dire che feci grossi respiri per cacciare via l'ansia.

Agrodolce - vol.3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora