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LENA's POV

«È qui?» Chiesi sollevando il naso all'insù per scrutare meglio quel vecchio edificio di pochi piani. «Ne sei sicuro?» Mormorai avvicinandomi ai citofoni .

«Certamente! Ha detto che viveva qui, nello stesso edificio dove vive mio zio Rufus.» Disse guardandosi attorno speranzoso di poterla beccare anche se difficilmente sarebbe accaduto. Non notando il suo nome o il cognome Hayden da nessuna parte, mi voltai a fissarlo come a chiedergli spiegazioni.

«Perciò, non l'hai vista entrare qui?»

Scrollò le spalle. «No, ma perché avrebbe dovuto mentire?»

Eh, caro Dalton, lo sapevo io il perché. Perché era astuta come una volpe, pronta ad uscirne intatta da ogni situazione. Probabilmente quell'idiota appiccicoso le sarà stato così alle calcagna che sarà entrata qui solo per levarselo dalle scatole, per poi ritornarsene a casa sua. Qualcosa mi puzzava e proprio quando pensavo di averla in pugno, lei me l'aveva fatta sotto il naso.
Involontariamente.
Infilai le mani nelle tasche del cappotto trovandoci in quella destra il cartoncino sgualcito con scritto il numero di telefono di quel tizio. Forse non mi stavo davvero rendendo conto di ciò che sarebbe potuto accadere a me, alla mia famiglia o a Harry se non avessi in qualche modo consegnato a loro quella puttana. Eppure, se mentalmente ero motivata, in fatto di ricerche stavo solamente facendo un buco enorme nell'acqua e Dalton aveva contribuito ad illudermi maggiormente. Mi veniva voglia di fondargli le unghie sul collo per quanto fossi incazzata con lui.

«Senti, io devo andare perché è tardi e la nonna avrà sicuramente bisogno di me. Se la trovi, sai quello che devi fare.»
Certo che sapevo ciò che dovevo fare con Presley, ma non era di certo quello che intendeva lui.
«Vieni stasera alla riunione? Il capo deciderà chi premiare come dipendente del mese.»

«Credo di sì.»

«Bene. A dopo, allora.»

Dato che avevo tempo, pensai di accomodarmi in una piccola caffetteria che serviva anche dei deliziosi dolcetti, speranzosa che Jayden o lei sbucassero dalla palazzina. Niente. Per tutto il tempo che passai lì tamburellando nervosamente il tallone a terra e sorseggiando più di un paio di caffè, non notai alcun movimento strano. Neppure alle finestre dove un paio di donne si erano accinte a stendere i panni. Lei non era lì, proprio come pensavo. Nonostante Dalton non comportasse alcun pericolo, una come lei, con la sua situazione, non avrebbe comunque avuto la fiducia di rischiare.

«Grazie mille.» Pagai il conto ed uscii dal piccolo bar guardandomi attorno per cercare la stazione degli autobus. «Ma dov'era? Pensavo-...» mi girai e rigirai su me stessa, certa che mi fossi persa, così andai ad intuito e non appena feci il primo passo, giù in fondo al viale rivestito di alberi notai la sagoma di una ragazza che sembrò proprio lei, alle prese con una pesante busta della spazzatura. Mi avvicinai velocemente per seguirla senza farmi beccare, nascondendomi dietro le fiancate delle varie automobili parcheggiate a lato del marciapiede finché mi fermai vedendola fare lo stesso dinanzi ai cassonetti dell'immondizia. «Ti ho trovata.» Strinsi nel pugno, all'interno della tasca, il biglietto che mi aveva dato quell'uomo per nulla impietosita da ciò che sarebbe potuto accaderle e dopo un bel respiro lo tirai fuori e composi il numero, attendendo una risposta dall'altra parte dell'aggeggio e mantenendo gli occhi fissi sulla sua sagoma.

"Spero vivamente per te che tu l'abbia trovata."

Deglutii. Perfino la sua voce mi fece accapponare la pelle, ma avrei fatto di tutto per la mia famiglia e pur di tenermi Harry stretto.

"..." Risposi per nulla convinta "...ma devi lasciare in pace me e la mia famiglia!"

"Ti ascolto."






Agrodolce - vol.3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora