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HARRY's POV

Non ricordo bene quante volte abbiamo fatto l'amore quella notte, ma ricordo di averla stretta forte a me e di averla baciata in ogni istante, tra un respiro e l'altro. Ovunque, lentamente, sorridendole, mordendola e sussurrandole tra un ansimo e l'altro quanto fossi pazzo di lei. La riempii, la completai e mi lasciai avvolgere da lei. Dentro lei.
Le mie mani erano passate tante di quelle volte sopra la sua candida pelle, sul suo seno, sui fianchi e la schiena, bruciandogliela e marchiandogliela di me, per quanto fosse morbida e delicata.
Avevo il cuore in gola ed ero l'uomo più felice del pianeta. Ero certo non esistesse uomo più felice di me. Pensavo di aver raggiunto l'apice di livello massimo d'amore che si potesse provare verso un altro essere umano, ed invece, ogni volta che ce l'avevo davanti, quell'amore si moltiplicava crescendo a dismisura.
Mi nutrivo di lei, volevo morderla, mangiarla, cucirla addosso a me o addirittura sentirla sotto la mia pelle. Diventavo perfino un uomo migliore, empatico, altruista quando avevo lei.
Diventavo un bambino.
La mia voglia di guardarla, farla ridere era incontrollabile. Le spostai i capelli e la baciai, tenendole il viso con una mano e continuando ad accarezzarla con l'altra finché serrò i suoi bellissimi occhi, forse assonnata. Forse sfinita da quella notte di passione ai limiti del limite, eppure, non avevo mai visto qualcosa di più spettacolare.
Una piccola magnifica dea, ed era mia.
Era tutta mia.

La ressi sopra il mio corpo, nuda, calda come cera fusa a me e mollai per un secondo le sue labbra per gettarmi sul suo collo, di nuovo, mordendola. Facendola ridere, ansimare, battere forte il cuore. La mia melodia preferita.
Le sfiorai con le dita la coscia, risalendo verso la forma tonda delle sue natiche e sentendo la pelle d'oca sotto il mio tocco mentre rimase ferma a scrutarmi con curiosità.

«Che cos'hai?» Sibilò.

«Niente.»

Sorrise e chiuse gli occhi, come se non l'avessi per nulla convinta. Le sue guance erano rosse, proprio come la sua adorabile bocca, ma nonostante gliel'avessi consumata incessantemente, non riuscii a smettere e le stampai un ennesimo bacio. Come se fosse esigenza dettata da egoismo.

«Mi chiedevo se ti andasse di sposarmi...» la vidi spalancare immediatamente i suoi occhioni. Erano lucidi e non erano mai stati così belli. I suoi occhi erano stupendi, in realtà, ma mai come in quell'istante «....non ora, un giorno. Quando vorrai tu.»
Se vorrai.

Deglutì e portò la sua mano sulla mi fronte, spostandomi a lato i capelli. Lei non lo sapeva eppure impazzivo quando lo faceva. Le accarezzai i fianchi e poi la schiena che inarcò leggermente sotto il mio tocco, premendo ancor di più il suo petto sopra il mio.
La fissai incantato attendendo una risposta che probabilmente non sarebbe giunta, ma non mi pentii di averglielo domandato. Morivo dalla voglia di chiederglielo. Restai fermo ad accarezzarla senza fretta, in totale silenzio, con solo i nostri respiri a fare da colonna sonora a quei momenti pazzeschi. 
La guardavo ed avevo paura di farle male. Temevo di non essere abbastanza per lei. Di non essere quello che meritava dalla vita, eppure, in fondo al mio cuore ero certo che fossi l'unico uomo sul pianeta capace di amarla come desideravo fosse amata.
Le baciai la punta del naso e mi scostai, mentre si accinse a delineare con il suo indice la forma delle mie labbra, come se avesse deciso di fare quello per il resto della nottata.

«Io ti sposerei subito.» Sussurrò.
Le abbozzai un sorriso che ricambiò a sua volta. Eravamo in simbiosi, una cosa sola. 
«Ma non capisco perché tu voglia sposarmi?»

Ah, lei non capiva? Io non capivo ancora cosa una come lei avesse visto in uno come me.

«Semplice. Perché non ne ho mai abbastanza di te, e da quanto ho capito , difficilmente ne avrò.» Esclamai pacato, rilassato, premendo le mie labbra sui morbidi polpastrelli delle sue piccole dita. «Tu perché mi sposeresti?»

Agrodolce - vol.3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora