PRESLEY'S POV
Aspettai impaziente che scendesse a fare colazione mentre sistemai per la millesima volta la tavolata, spostando le posate ed i piatti. Se ci fossimo seduti di fianco avrebbe pensato male e se le avessi messe l'una di fronte all'altra, così lontani, avrebbe pensato male lo stesso. Eccolo. Saltellai trattenendo a stento l'euforia vedendolo scendere le scale ; mi ero fatta milioni di film mentali preparando pancakes, toast con avocado, uova strapazzate , bacon ed una crostata che avevo lasciato appositamente in forno affinché non si accorgesse di nulla anche se con una tavolata così esagerata era quasi impossibile non accorgersi.
«Che hai da guardare?» Si accomodò ed iniziò col versarsi del caffè non facendo ulteriormente caso a me.
«Come va la ferita?» Gli sorrisi prendendo posto.
«Bene.» Disse terminando la bevanda calda per poi alzarsi ancor prima che avessi messo in bocca qualcosa. «Preparati, dobbiamo allenarci!»
«Hey, aspetta....» si voltò a guardarmi «...ma piove!»
«E quindi? Ti sciogli?» Disse ironico e parve anche di cattivo umore. «Muovi il culo e vestiti!» Incalzò sgarbato dandomi un'occhiata quasi infastidita da cima a fondo. Misi comunque da parte l'orgoglio e dopo aver afferrato la borsa con il suo regalo lo raggiunsi sorridente e gliela allungai. Gli avevo persino comprato le candeline volendo rendergli quella giornata indimenticabile, per quel che potei.
«Ma è il tuo compleanno e-....»
«E con questo?» Ringhiò furioso spaventandomi. «Non li voglio i tuoi stupidi regali. Qui c'è in ballo la nostra vita e non abbiamo tempo per scherzi, chiaro?» Sbraitò poco prima aprire la porta. «Non sono tuo amico e non ho tempo per queste cazzate! Sei solo lavoro, perciò, manteniamo un rapporto discreto e tutto procederà come deve.»
Tesi la mascella ed annuii.
«Non vengo.»«Prego?»
Gli diedi le spalle ed andai diritta nel secchio della pattumiera a gettarci dentro il suo regalo, poi, per sua sorpresa, mi sedetti di nuovo a tavola . Avevo passato due ore a preparare quella colazione e mi rodeva il culo dover gettare via il cibo.
«Che stai facendo!»
«Mangio.» Esclamai ingoiando oltre al cibo, anche lacrime colme di rabbia. «Per rispetto agli anni in cui non avevo da mangiare e per rispetto a tutti coloro che non riescono a riempirsi la pancia.»
«Hai intenzione di mangiarti tredici pancakes?»
Annuii. «Quattordici...» appuntai «...perché uno l'ho mangiato mentre li preparavo.» Era venuto male. Il primo mi veniva sempre orribile.
«Andiamo, Presley! Vatti a preparare, non ho tempo per queste sciocchezze-...» si lamentò.
«Chiama pure Blake, anzi, lo faccio io e ti scarico pure!» Mormorai spalmando della crema di nocciola sul mio pancake prima di morderlo, mentre lo percepii avvicinarsi alle mie spalle. «Io non ho altra scelta se non questa, Jayden, ma tu sì! Tu non hai a che fare con queste cose e se decidessi di andartene non direi niente a lui, te lo giuro! Non hai microchip, no? Ti coprirò le spalle anche perché non voglio che gente innocente venga coinvolta in faccende che hanno a che fare solamente con me. Buona fortuna e scusa il disturbo.» Masticai mandando giù i bocconi con le lacrime che sgorgavano come fiumi in piena e che si incontravano sotto il mio mento tremante. Era tutto così estremamente assurdo che sperai perfino che Blake non mi avesse portata via da quell'aereo quel giorno e che mi avesse lasciata morire al posto di Deva. Io meritavo la sua fine, non lei.
Lui avrebbe sicuramente saputo che fare. Harry mi avrebbe protetta ad ogni costo, mentre mi trovavo con sconosciuti nel Maryland a dover sopravvivere in una vita che non volevo nemmeno vivere.
Lo sentii allontanarsi nella direzione della porta d'uscita che chiuse ferocemente alle sue spalle mentre crollai non reggendo più la pressione del non sapere niente. Del non poter in alcun modo attenuare il dolore o i sensi di colpa a Harry. Ero tesa come una corda di violino, stanca fisicamente e provata emotivamente. Non ce la facevo più.
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Agrodolce - vol.3
FanfictionSequel di Agrodolce 1 e 2 «Ho amato come fin da subito l'angelo dentro di te si è preso cura del demone dentro di me.»