HARRY's POV
«Come faremo a fuggire?» Domandai reggendolo a me quasi di peso per via della ferita alla coscia che aveva ripreso a sanguinare in modo abbondante . In più dovetti guardarmi le spalle ogni due per tre, assicurandomi che nessuno si fosse accorto della nostra fuga. «Guardati! Sei stremato, Jay!» Non ci restava altro che affrontarli. Diedi un feroce calcio alla porta antincendio dinanzi a me spalancandola, speranzoso che fossimo vicini all'uscita, ed invece, ci intrufolammo in un'enorme capannone adiacente all'altro.
«Sto bene.» Tossì un paio di volte, non riuscendo a respirare adeguatamente mentre mi preoccupai sul serio delle sue condizioni fisiche e lo feci sedere a terra controllando attentamente tutto il perimetro. Tutto parve tranquillo, forse troppo dato che la fabbrica sembrò un labirinto fatto di muri di carne appese ovunque. Nauseanti. Improvvisamente udimmo un urlo provenire dalle nostre spalle e non ebbi alcun dubbio, si trattava del segnale che allarmava gli scagnozzi della nostra fuga. Due colpi di pistola rimbombarono nell'edificio, poi più nulla.
«Dobbiamo andarcene immediatamente.» Allacciai nuovamente il suo braccio attorno alle mie spalle e lo trascinai su in piedi. Ci stavamo muovendo a vuoto, senza una direzione ben precisa, rischiando perfino di imbatterci in loro. Provai a controllare attraverso le altissime finestre se fuori ci fosse qualche veicolo, ma nulla, e non c'era neanche un singolo buco dove potessimo nasconderci.
Eravamo completamente esposti.«Eccoli! ...Prendiamoli!»
Mi voltai a controllare in quanti fossero mentre un pelato, un bestione grande e grosso, alto un paio di metri e con degli stivali neri ci indicò, aspettando anche l'arrivo dei suoi uomini. Molti di meno di ciò che pensai.
«Abbiamo dieci pallottole a disposizione!» Disse Jay quando il tizio di prima diede l'ordine di spararci, anche se nessuna delle pallottole parve essere puntata diritta ad altezza d'uomo. Byron ci voleva vivi. «Facciamocele bastare, mi raccomando.» E se da una parte il nostro caro buon vecchio paparino aveva ordinato ai suoi di non sparare, dall'altra, Jayden fremeva dalla voglia di farlo e non si sarebbe mai lasciato sfuggire un'occasione simile.
Continuammo a correre lasciandoci gli aggressori alle spalle i quali ci inseguivano a passo lento e parecchio divertiti, certi che non avessimo via di scampo. Ogni tanto sfrecciava qualche proiettile che ci passava di proposito accanto e si conficcava per terra o rimbalzava sulle pareti, i pilastri di cemento o le carcasse appese dove io e mio fratello facevamo slalom, giusto per distrarli un po'. «Hanno abboccato!» Mormorai svoltando l'angolo e ricaricando immediatamente l'arma.
«Pronto fratellino?» Mi sorrise incoraggiandomi e posizionandosi dietro una colonna attendendo che gli scagnozzi della Mi6 facessero il loro ingresso. «Fammi vedere che sai fare.»
«Contaci.»
«Muovetevi, muovetevi, prendete quegli idioti e portatemeli qui. Mi hanno stancato !» L'uomo di prima ordinò ai suoi con un ringhio dettato dall'esasperazione. Probabilmente lo stavamo facendo impazzire o semplicemente temeva Byron a tal punto da pisciarsi addosso. Lanciai un'occhiata a mio fratello ascoltando in sottofondo solo il rumore metallico delle loro armi ed i loro passi pesanti, sempre più vicini. Sollevò una mano, indicandomi che fossero solamente in cinque, pelato compreso, poi mirò al primo bersaglio e tempo pochi attimi, sparò, facendo sussultare tutti quanti i presenti nella sala che probabilmente non avessero idea che fossimo armati. Fu un colpo pulito, preciso, secco. Sollevai le sopracciglia facendolo sorridere, prima di complimentarmi con lui.
«Allora non mentivi quando hai detto che eri il miglior cecchino degli Stati Uniti!»
Il coglione si limitò solamente a farmi l'occhiolino mentre lo guardai e mi domandai perché fossimo entrati a far parte della vita di l'un l'altro quasi all'alba dei trent'anni, e per giunta, in una drammatica ed incerta situazione dove saremmo potuti morire entrambi. Per anni avevamo convissuto con un vuoto nel cuore in un pozzo di menzogne. Perfino il nostro primo incontro fu distaccato ; una stretta di mani ed un'occhiataccia minacciosa, ma semmai ne saremmo usciti intatti, non l'avrei mai più lasciato.
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Agrodolce - vol.3
FanficSequel di Agrodolce 1 e 2 «Ho amato come fin da subito l'angelo dentro di te si è preso cura del demone dentro di me.»