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PRESLEY's POV

Girovagai in lungo ed in largo per la piccola palestra tenendomi il più possibile occupata pur di non far esplodere la mia testa. Erano trascorsi poco più di quarantacinque minuti da quando Harry era andato via e nei primi venti non avevo fatto altro che fissare la saracinesca e la porta d'entrata. Non che avessi modo di fare altro. Mi intrufolai nello stanzino accanto allo spogliatoio e alle docce e mi accomodai su un vecchio divano. Accesi la tv e misi perfino un po' di musica ma niente riuscì a mettere a tacere i miei pensieri ; ero scossa, spaventata e per giunta, avrei trascorso il resto dei miei giorni macchiata dal sangue di quell'uomo. Io, Presley Hayden o Styles....Peps....ero diventata un'assassina, a prescindere dal fatto che si trattasse di una brava persona o di un criminale. Ricominciai a piangere fissando le mie mani ancora ricoperte di sangue ormai seccato. Sangue che puzzava.

Mi spogliai velocemente della felpa e dei jeans e mi diressi alle docce con l'illusione di levarmi di dosso i sensi di colpa ed il fetore metallico del sangue, una parentesi sgradevole ed indimenticabile della mia vita anche se sarebbe servito a poco dato che avrei dovuto convivere per sempre con la consapevolezza che fossi un'assassina. Strofinai le braccia con forza fino a che mi fecero male e singhiozzai arrabbiata e tesa, quasi a volermi liberare a tutti i costi di quell'accaduto e di tutte le emozioni torbide ed angoscianti che lo accompagnavano e che mi stavano distruggendo la mente. Tirai su con il naso percependo un male costante alla testa, pronta ad esplodere da un momento all'altro. Mi sembrava tutto così inaccettabile anche se Jay mi aveva sempre preparata mentalmente al peggio, eppure, non credevo si riferisse a quello.

«Lascia, faccio io!»

Sobbalzai ritornando in me quando udii la voce di Harry mentre il mio cuore riprese di nuovo a battere

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Sobbalzai ritornando in me quando udii la voce di Harry mentre il mio cuore riprese di nuovo a battere. Lui era lì con me.

«Harry!» Gli saltai tra le braccia ed allacciai le gambe, forte, dietro la sua schiena, per poi lasciarmi cullare come una bambina, prendendomi tutto il tempo necessario affinché riacquistassi un po' di lucidità e calma. «Ho così tanto bisogno di te.» Sussurrai tra singhiozzi soffocati contro il suo collo mentre il getto dell'acqua mi bagno la schiena.

«Ora sono qui.» Accarezzò la mia nuca stringendosi forte a me per eliminare ogni possibile spazio tra i nostri corpi finché mi scostai, posizionando il viso dinanzi al suo. Mi fissò e poi mi sorrise teneramente riempiendomi in qualche modo il cuore di vita, mentre le lacrime scesero incontrollabili tant'è che dovette asciugarmele con l'aiuto della sua mano. «Ti aiuto io.» Mormorò facendomi scendere di nuovo a terra per poi prendermi le mani e lavarmele con cura, spazzando via, poco a poco, ogni piccolo ricordo di quell'accaduto.

«Ho ucciso un uomo.» Il mio mento tremò preda della sofferenza che stava divorando il mio petto, mentre lui continuò a pulirmi delicatamente le braccia.

«Ma hai salvato me.»
Deglutii fissando le numerose abrasioni sul suo collo, cosa che mi spezzò il cuore. «A quest'ora sarei morto.» Sollevò lo sguardo posandolo sul mio. «Sono vivo solo grazie a te Peps , e quello, sfortunatamente, era il prezzo da pagare, ma ciò non fa di te una brutta persona.»
Prese il mio viso bloccandolo tra le sue grandi e calde mani. «Guardami! Tu mi hai salvato la vita!!» Baciò ripetutamente la mia fronte e la mia testa.

Agrodolce - vol.3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora