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LENA's POV

Sentii un pezzo di carta scivolare sul banco e pensai si trattasse sicuramente della signora Williams, la nonna di Dalton, che portava con sé i cataloghi pubblicitari per chiedermi se avessimo i prodotti che cercava. Sorrisi divertita chiudendo la cassa finché non appena mi voltai, notai un paio di uomini vestiti di nero. Raggelai, temendo avessero in mente di derubare il misero incasso della giornata ma poi capii che quello non era affatto il loro scopo. Il bestione pelato dietro non proferì parola mentre quello davanti, un giovane uomo, alto, di bell'aspetto, occhi chiari , baffi e con un corpo ben definito, capovolse quella che capii fosse una fotografia.

 Il bestione pelato dietro non proferì parola mentre quello davanti, un giovane uomo, alto, di bell'aspetto, occhi chiari , baffi e con un corpo ben definito, capovolse quella che capii fosse una fotografia

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«Dov'è?» Chiese picchiettando con l'indice sopra il volto del soggetto in questione ; spalancai gli occhi quando mosse le dita della sua mano scoprendo l'immagine. Era Presley , ma ciò che in realtà mi terrorizzò fu il fatto che desse per scontato che sapessi dove fosse.

«Io...io...non ne ho idea. Sono settimane che non ho notizie di lei.» Balbettai mentre mi osservò impassibile per qualche attimo, finché all'improvviso mi acciuffò per i capelli, avvicinando malvagiamente la mia testa a sé mentre non ebbi nemmeno il coraggio di fiatare o sbattere le palpebre per quanto fossi spaventata. Tremai come una foglia sentendo le lacrime sgorgare fuori dagli occhi e scivolarmi velocemente lungo il viso, soprattutto quando accentuò la presa e tese ferocemente la sua mascella come un'animale imbestialito, sfoderando tutta la sua rabbia su di me. Afferrò di nuovo la fotografia della ragazzina e me la spiattellò in faccia per nulla impietosito dal mio stato o dalla paura ed il dolore che mi stava incutendo e che a momenti mi avrebbe fatto sicuramente svenire sul posto. Osai dare una fugace occhiata in giro scoprendo mio malgrado che non ci fosse nessuno nei paraggi, anche se difficilmente qualcuno sarebbe intervenuto.

«Se non mi dici dov'è....» parlò pacato come se non avesse le dita impigliate tra i miei capelli «....ammazzo i tuoi, te e pure il tuo ragazzo! A te la scelta.» Concluse incitando il suo gorilla a passargli qualcosa che parve un oggetto. Un telefonino. «Attenderò con ansia una tua chiamata.» Aggiunse spingendo violentemente all'indietro la mia testa mentre andai a sbattere contro il bancone delle sigarette alle mie spalle, non scollandomi più di lì e seguendo le loro sagome dirigersi verso l'uscita, con il cuore in gola mentre, disgustato, lasciò cadere sul pavimento delle ciocche. «Ah....» si girò mentre smisi letteralmente di respirare «....mi dispiace molto per tua sorella, ma il bersaglio non era lei. Spero che questo possa in qualche modo incentivarti.»

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Agrodolce - vol.3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora