58

1.5K 88 50
                                    

JAYDEN's POV

Il falò dinanzi ai miei occhi quasi mi incantò, nonostante di tanto in tanto lanciassi lo sguardo, seppur inconsciamente, verso la loro stanza. Avevo riscoperto il sapore della felicità solo standole accanto, guardandola gioire o sorridere delle cose più piccole e futili. Mi aveva reso bambino. Quel bambino che avevo perso strada facendo tra le immancabili difficoltà della vita, me che avevo miracolosamente ritrovato e che mi ero promesso che non lo avrei mai più abbandonato. Ora però stavo riscoprendo il gusto amaro della sofferenza. Faceva male e faceva anche bene vederli insieme. Male perché il mio cuore si era forse rotto, vittima di una realtà che non potevo far altro che accettare. Bene perché lei era felice al suo fianco e lui la amava come meritava di essere amata. Deglutii un grosso groppo formatosi in gola, uno dei tanti, riportando gli occhi sulle fiamme e sui suoi colori o il calore che emanavano mentre li udii sussurrarsi parole a vicenda, sorridersi, fino a che una netta vampata di gelosia pervase ogni singolo atomo del mio corpo, anche se la nascosi, tentai, soprattutto sentendomi lo sguardo di Murphy addosso. Non ostentò i suoi sospetti e gli fui riconoscente per quello, poi tese le labbra impietosito probabilmente dopo aver captato il mio stato d'animo.

«Come stai? Va meglio?»

Annuii. Mi limitai solo a fare quello non avendo alcuna voglia di chiacchierare con lui. «Vado a prendere della legna.» Mi sollevai dalla poltrona e mi allontanai verso l'uscita spostando accidentalmente lo sguardo verso la camera dove stavano riposando. Erano sdraiati l'uno di fronte all'altra e chiacchieravano in silenzio mentre lui le sfiorava il viso o le spalle, il braccio, la testa, proprio come avrei desiderato fare io, donandole serenità . Non appena lei mi notò, sorrise. Si era fatta una doccia ed aveva legato i capelli in una lunga treccia, proprio come faceva quando vivevamo insieme. Adoravo la forma ondulata che la sua chioma lunga assumeva il giorno dopo.

«Vi abbiamo disturbato?» Si sedette sul letto, palesemente dispiaciuta mentre mi affrettai a scuotere la testa e a rasserenarla.

«No.» Mormorai. «Ma cerca di riposare. Sei stremata.»

Annuì, dandomi retta. «Anche tu!» Disse tutto d'un fiato. «Sei sicuro di non volerti stendere qui sul letto? Ne hai più bisogno di me e-...»

«No, tranquilla, sto bene.» Mi affrettai a fermarla. «Vado a prendere della legna e ritorno.»

«Vuoi una mano?» Fu lui a domandare stavolta, e fino a quell'istante non ci avevo scambiato neppure un'occhiata. Mi sembrava ancora strano il fatto che fosse mio fratello.
Sangue del mio sangue.

«No, tranquillo. Tu cerca solo si farla riposare!» Dissi affinché riuscisse in qualche modo a rasserenarla cosicché potesse provare a chiudere occhio. Non aspettai alcuna risposta e così me ne andai fuori per dirigermi sul retro dell'abitazione lasciandomi trasportare dai profumi della foresta. Quella foresta in cui mi ero rifugiato negli ultimi anni dopo la morte di Andrew, in Yemen. Quella foresta che aveva ascoltato le mie parole, accolto le mie grida e custodito le lacrime versate in assoluta solitudine.
Scossi la testa scacciando via quei pensieri ed iniziai a riempire un secchio con della legna che raccolsi assicurandomi che fosse asciutta, ma non appena mi voltai, trovai lui. Si accese una sigaretta e ne passò una anche a me e non potei non accettarla. La imprigionai tra le labbra e dopo averla accesa, inspirai a fondo sotto i suoi occhi attenti.
«Che hai?»

Scrollò le spalle lentamente. «Niente.»

«Ottimo.» Replicai espirando fumo anche se capii che volesse dirmi qualcosa, e quasi sicuramente si trattava di Peps.

«Certo che prima te la sei sbaciucchiata tutta, eh?»

«Geloso?» Ironizzai.

«Nah.»
Gli rivolsi un'occhiata per nulla convinto delle sue parole. Ma a chi voleva darla a bere?
«Beh, sì, un po' lo sono!»

Agrodolce - vol.3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora