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PRESLEY's POV

Terminai di farmi un bagno caldo e dopo essermi asciugata i capelli ed infilata il pigiama, mi diressi in salotto a rannicchiarmi sul divano alla ricerca di qualcosa di interessante da guardare in tv. Così, giusto perché il tempo scorresse velocemente e tenessi la mente occupata da altro. Lasciai accese solo le luci delle lampade e spensi le principali, riuscendo a creare l'atmosfera adeguata per la visione del film che avrebbero trasmesso di lì a poco ; una classica commedia strappalacrime degli anni novanta. C'era solo quella e non avevo altra scelta. Mi girai e rigirai migliaia di volte su quel divano, mi coprii e poi scoprii e mangiai popcorn a non finire, ridacchiando divertita e a tratti annoiandomi tremendamente, soprattutto durante le innumerevoli pubblicità che parevano non terminare più. Girovagai per i vari canali finché dovetti abbassare il volume, udendo una particolare ma molto familiare melodia provenire dalla mia stanza. Scattai in piedi immediatamente riconoscendola e corsi velocemente per le scale, percependola sempre più vicina a me. Non era possibile, pensai, fissando in lontananza l'aggeggio posato sul mio letto mentre mille ricordi mi  invasero anima e corpo, facendomi venire la pelle d'oca. Che ci faceva lì il mio carillon? Sicuramente stavo immaginando tutto, a meno che..... c'era solo un'unica persona al mondo che avrebbe potuto portarmelo. Varcai la porta della stanza e mi diressi nostalgica verso l'oggetto che per anni avevo custodito come la cosa più rara che possedessi finché un vento gelido proveniente dalla porta scorrevole del balcone mi fece rabbrividire, e le mie narici furono solleticate da un mix tra fumo e odore boschivo che avrei riconosciuto ovunque.

Harry.

«Ciao.» Mi sorrise, rimanendo fuori mentre sospirai sonoramente per quanto fosse cocciuto ed incorreggibile.

«Che ci fai qui?» Mi fu doveroso domandare anche se per qualche strano motivo, forse un centinaio, ero tremendamente contenta di vederlo nonostante più volte, in quei giorni, mi ero ripromessa di tenerlo alla larga. Ma che potevo farci? Il cuore mi scoppiava dentro il petto ogni volta che sbucava all'improvviso e più tentavo di allontanarlo, più lui mi stava a presso al culo.

«Volevo vederti.» Rispose secco, scrutandomi attentamente da cima a fondo come se fosse scontato che la ragione per cui fosse lì, ero io. Infreddolita, incrociai le braccia al petto e mi avvicinai lentamente verso la vetrata dove mi appoggiai, evitando di uscire completamente fuori, certa che mi sarei presa come minimo un accidenti.

«E perché volevi vedermi?»

Avvolse la sigaretta con le labbra mentre fissai il gesto restandone completamente ammaliata, finché inspirò . Era animalesco perfino nei piccoli gesti come quello. Che bisogno c'era di inspirare così forte fino a scavarsi le guance? Espirò il fumo e gettò alle sue spalle quel che rimase della sua sigaretta mentre lo maledii mentalmente, minacciandolo con un'occhiataccia dato che avrei dovuto raccoglierla io il giorno dopo, quando avrei pulito.

«Perché ero stanco di pensarti.» Rispose acchiappando il mio polso per tirarmi delicatamente fuori, verso di sé. Levò immediatamente il suo giubbotto che posò sulle mie spalle affinché non sentissi freddo e mi fece fare, lentamente, una mini giravolta su me stessa per poi stringermi tra le sue braccia , improvvisando una goffa ballata sulle note di "you are my sunshine"...in sottofondo.

«Mi pensi?» Domandai a bassa voce sollevando lo sguardo e seguendo impacciatamente i suoi lenti passi, soprattutto quando diminuì totalmente ogni distanza tra i nostri corpi, incollandosi a me.

«Capita raramente di non farlo.» Appoggiò dolcemente il mento sopra la mia testa, reggendomi stretta e non mollandomi per nessuna ragione al mondo mentre premetti il mio viso sul suo petto trovando lì il mio paradiso terrestre e lasciandomi travolgere da quella straordinaria sensazione di ...casa.
Poteva sembrare arrogante, maleducato, attaccabrighe, geloso e a tratti tossico, ma per me era semplicemente il mio rifugio prezioso ed era tutto ciò che mi serviva per stare in pace. Posò le sue labbra bollenti sulla mia testa che si accinse anche ad accarezzare come se fosse una sua spietata esigenza mentre mi lasciai coccolare dalla sua inimmaginabile dolcezza non riuscendo ad oppormi in alcun modo. «Non ce la facevo più a non vederti....» sussurrò lasciando un ennesimo lungo bacio tra i miei capelli «...così mi sono detto "che cosa aspetti? Vai da lei!Vai e parlaci tutta la notte. Stringila forte al petto proprio come sto facendo ora, o semplicemente, accompagnala nei suoi silenzi mentre fissa le stelle" - e così ho fatto. A volte, la tua mancanza si sente un po' troppo ed io mi perdo. Però, poi, so che mi ritrovo solo con la tua presenza ed eccomi qui.» Schioccò un bacio sulla mia fronte, sopra le mie palpebre serrate e poi sulla punta del naso mentre non aprii gli occhi, timorosa che avrei rovinato tutto. Sentii il suo respiro amalgamarsi con il mio prima di solleticarmi giocoso le labbra che si schiusero.
«Niente schiaffi stavolta.»
Vacillai, mortificata per quell'orribile episodio.

Agrodolce - vol.3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora