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PRESLEY's POV

Una volta salutato il signor Perks mi incamminai velocemente per raggiungere il motel nella speranza che Harry non si fosse accorto della mia assenza. Strinsi forte nella mano i due passaporti che avevo infilato in tasca non avendo la più pallida idea sul da farsi ; primo, non volevo mettere Harry in pericolo e secondo, non potevo abbandonare Jayden, perciò, l'unica opzione plausibile parve quella di incitare Harry a partire senza di me
e raggiungere Jay ovunque si trovasse. Deglutii ritornando in me. Insomma, avevo a che fare con Harry e non uno qualunque, non avrebbe mai in alcun modo appoggiato la mia idea ma fu l'unica cosa che mi venne in mente in quel momento. Inoltre, come se non fosse abbastanza, l'apprendere della notizia riguardante Jayden mi sconvolse non poco dato che da ciò che insinuò il suo amico Perks il ragazzo si trovasse con gente pericolosa. In che guaio si era cacciato?  In che guaio l'avevo cacciato? Ripensai ai suoi occhi lucidi quel giorno, poco prima che se ne andasse quando mi strinse forte a sé un po' più del dovuto lasciandomi un po' di tristezza nel cuore ma mai avrei pensato che esistesse una piccola possibilità che non lo rivedessi più. Forse lui sapeva a cosa stesse per andare incontro, oppure era stato abbindolato, usato, o stritolato da un meccanismo che gli aveva fatto perdere il controllo?  E quindi? Dovevo permettere che gli facessero del male a causa mia? Non potevo farlo.
Non volevo!

La discarica distanziava solo qualche minuto dal motel dove alloggiavamo, ma il tragitto mi parve talmente lungo che addirittura ebbi il tempo necessario per farmi queste e altre domande, più e più volte fino a farmi venire un'atroce mal di testa. Di Blake o Lincoln , invece, nessuna traccia. Si erano letteralmente volatilizzati, come se nessuno dei due avesse mosso un dito per cercarmi. Dio...e se fossero morti anche loro come Nora? Cristo Santo! Percepii lunghi brividi scivolare lungo la mia schiena finché l'immagine del piccolo e vecchio edificio mi comparve dinanzi agli occhi. Bene, almeno ero insieme a lui e ciò era l'unica cosa che mi confortava in tutta quella losca e misteriosa faccenda. Ma neppure quello durò molto. Un uomo ed una donna in accappatoio sbirciavano attraverso la loro porta, alla fine del corridoio, controllando nella direzione della nostra stanza e non erano gli unici, dato che anche una giovane ragazza si affacciò alla finestra e poi uscì fuori chiacchierando con gli altri due. Mi convinsi del fatto che qualcosa di terribile fosse accaduto percependolo nell'aria, dalle espressioni o i sussurri di chi alloggiava lì e su quello non c'era alcun dubbio, vista la frenesia che stava vellicando l'intero edificio .
Accelerai il passo con il cuore in gola notando la luce accesa della nostra stanza ; mi feci spazio tra i curiosoni ormai raggruppati, per raggiungere camera finché pietrificai notando a terra un paio di chiazze importanti di sangue.

«Che succede?....Avete sentito anche voi?» Udii le loro voci alle mie spalle, tant'è che partì una vera e propria conversazione.

«Io stavo fumando quando ho visto un paio di uomini, ma non ho fatto molto caso a loro. Erano vestiti in giacca e cravatta.» Esclamò la giovane ragazza, catturando per un solo attimo la mia attenzione finché spalancai la porta lasciandoli discutere per i fatti loro. Non c'era nessuno ma la stanza era stata messa sotto sopra , come se avessero cercato qualcosa d'importante.

«Se cerchi il tuo ragazzo, l'hanno portato via!» Mi informò mentre il corridoio cadde in un silenzio tombale, sinonimo che se ne fossero andati via tutti. Non reagii. Parve come se la mia testa, il mio cuore e la mia anima avessero abbandonato il mio corpo, lasciandolo lì, inerme. «Hai intenzione di chiamare la polizia?....Ci sei?....Mi senti?»

Ripresi a respirare, quasi ritornando in me ed abbandonando lo stato si totale apnea ed accorgendomi che la biondina avesse afferrato il mio braccio.  «Come?»

«Mi stavo chiedendo se tu avessi intenzione di chiamare la polizia, anche perché ho degli stupefacenti di là in camera mia e non vorrei che -.....» mi liberai dalla morsa e la invitai ad uscire dalla stanza senza darle alcuna spiegazione. Il mio cervello era troppo intorpidito per pensare a qualcosa di decente, non sentivo nemmeno dolore, mi ero completamente annullata.
Spenta.
Morta.

Agrodolce - vol.3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora