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PRESLEY's POV

Spensi la telefonata con quell'uomo e lasciai cadere al suolo l'aggeggio , esterrefatta e sola. Come avevo potuto lasciare Harry da solo? Come? Tirai su con il naso immergendomi in disperati rimpianti e pianti prima di intravedere attraverso il tessuto delle tende i fari di un auto
che si fermò nel parcheggio sottostante.
Ecco che dovevo darmi una mossa a decidere cosa fare. Certo! Come se avessi potuto fare qualcosa...no? Riferirlo a Perks? ..Assolutamente no! Mai e poi mai avrei messo in pericolo Harry.
Strizzai forte gli occhi impedendo alle lacrime di sgorgare via come fiumi in piena perché era proprio ciò che dovevo evitare in quel momento, cercando di riacquistare quanta più lucidità . Mi feci coraggio e scesi dirigendomi lentamente verso l'auto nera che mi puntava i fari addosso, accecandomi. Porsi una mano dinanzi al viso nascondendomi dall'intensità di luce che emanavano fino a che sentii i miei piedi sprofondare nella neve che aveva ricoperto gran parte dell'asfalto. Improvvisamente udii l'apertura di uno sportello ed un uomo alto scese mentre smisi di respirare all'istante, terrorizzata, prima di avvicinarmi a lui.

«Devo perquisirti.» Mi invitò ad appoggiarmi alla carrozzeria del veicolo con braccia aperte e gambe divaricate mentre le sue mani perlustrarono a fondo il mio corpo fino a che scovarono la mia pistola ed il telefono che Harry aveva comprato per comunicare con il signor Perks e che lui frantumò dopo avermi portato via l'arma. «Bene. Ora puoi indossare questa!» Mi passò una benda di tessuto che mi affrettai a mettere guardandomi attorno con la coda dell'occhio speranzosa che qualcuno si accorgesse della scena, anche se difficilmente qualcuno sarebbe intervenuto. Mi chiusi gli occhi proprio come lui disse finché acchiappò le mie mani e mi ammanettò.

«Hey...ma che ...fai?» Mi lamentai sentendolo farmi male per quanto le chiuse, forse al limite, stritolandomi i polsi ma lui mi ignorò completamente e mi infilò in auto, lanciandomi sui sedili posteriori per poi avviare la chiusura automatica degli sportelli e partire in quinta. Il tragitto fu abbastanza lungo ed in quel lasso di tempo non fiatò, se non per avvisare qualcuno al telefono che fossimo nei pressi del luogo stabilito. Andai in iperventilazione sentendo le orecchie surriscaldarsi e la gola stringersi, certa che sarebbe accaduto qualcosa di brutto a cui non mi ero mai realmente preparata finché l'autista svoltò a destra prendendo una strada abbastanza rustica, di bosco, facendomi traballare e dopo un paio di miglia fermò il veicolo risvegliandomi dalle mie fantasie.

«Vieni!» Ordinò non appena spalancò lo sportello mentre immediatamente il mio olfatto fu solleticato da un'odore boschivo, proprio come immaginavo. Inoltre, eravamo vicini all'acqua. Forse un fiume o un lago, una cascata. «Attenta a dove metti i piedi!»

«Non potresti semplicemente slegarmi e sbendarmi?» Mi dimenai cercando di liberarmi delle manette anche se i polsi lacerati dal metallo pizzicarono e fecero male.

«Zitta e cammina!» Mi strattonò per poi trascinarmi con sé all'interno di quel che capii si trattasse di un grande edificio vuoto, dato che l'eco delle nostre voci rimbombò.

«Dove siamo?»

«Zitta!!» Ringhiò sgridandomi mentre lo maledii mentalmente non potendo far altro che camminare alla cieca, seguendolo. D'un tratto si fermò e trattenne forte il mio braccio affinché non compissi un'ulteriore passo mentre percepii la presenza di qualcun altro nella stanza ed uno strano ronzio di sottofondo. Sussurri.
Occhiate e tanti sussurri.
Il cuore scalpitò per la paura che s'impossessò un'ennesima volta di me, del mio corpo e della mia mente, assalendola di immagini terribili che comprendevano sempre e soltanto l'incolumità di Harry e mentre il fiato si appesantì diventando sonoro, le ginocchia per poco non cedettero facendomi crollare a terra.
Sfinita.

«Liberala.»

Sobbalzai per lo spavento udendo una voce definita e rauca di un uomo, finché qualcuno, sicuramente il tizio di prima si affrettò a togliermi le manette per poi scoprirmi gli occhi mentre massaggiai addolorata la zona lesa trovandomi dinanzi all'immagine di un uomo sulla quarantina circa, forse un po' più giovane ma che non avevo mai visto prima di allora. Era alto, con un corpo scolpito, di carnagione chiara e con tanto di baffi.

Agrodolce - vol.3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora