Diedi un'ultima occhiata ai miei compagni prima di uscire dal reparto. Misi a modo la borsa nella spalla e feci un sospiro.
" Hey" Mi disse Kelsy fissandomi tristemente.
" Mi dispiace." E mi abbracciò. A lei non piaceva dare false speranze, così quando non sapeva di preciso cosa dire si limitava a consolarmi. Mentre le sue braccia mi stringevano, i miei occhi vennero catturati da uno scricchiolio proveniente da un portone infondo al corridoio. Sciolsi subito l'abbraccio e mi misi a correre verso il portone.
" Ro, aspetta, dove stai andando?" Sentii urlare Kelsy alle mie spalle.
Ero lì davanti a fissare lo spessore di vetro che divideva me dal giardino. Riuscivo a vedere gli alberi in lontananza. Chiusi gli occhi e aprii il portone, un leggero venticello mi accarezzò il viso e il profumo di fiori invase come ogni volta le mie narici. Sorridevo come un ebete mentre i miei passi indecisi avanzavano sul terreno.
Mi guardai attorno, era più bello di come me lo ero immaginato. C'era un piccolo sentiero davanti a me, per terra si trovavano alcune foglie rosse cadute da una grande quercia. Prima di questa quercia, c'era una piccola panchina. Più in là si intravedeva un piccolo bosco, con degli alberi molto grandi. Non era piccolo questo giardino, ma era molto grande. C'erano molti fiori di vari tipi piantati sul terreno. Era come se fosse una seconda uscita del centro e non un normale giardino integrato.
Il mio corpo lo sentivo pesante mentre mi muovevo a rallentatore, sentivo gli occhi bruciarmi. Accarezzai la panchina toccandone la superficie. Era come se la toccassi per la prima volta.
" Ro, ti senti bene?" Chiese la mia amica con il fiatone.
" Mi portava sempre qui, ci sedevamo in questa panchina e rimanevamo in silenzio. Rimanevamo ad ascoltare il cinguettio degli uccelli e a sentire il profumo dei fiori, che spesso era sostituito dall'odore forte della sua sigaretta." Mi scappò un sorriso.
" Mi ci portava sempre, ogni volta che mi sentivo male, ogni volta che sentivo il mondo crollarmi addosso." Mi morsi il labbro.
" Mi prendeva il viso fra le sue mani grandi e mi diceva che sarebbe andato tutto bene, che avrei dovuto sopportarlo, che prima o poi sarebbe finito tutto. Mi baciava, ogni volta che vedeva una lacrima scendere dal mio viso. Quando gli dicevo che mi sentivo sola, lui mi rispondeva ' io sono qui, non ti lascerò." Tirai indietro con il naso e mi sedetti nella panchina. Per un momento mi immaginai lui accanto, la sua mano intrecciata con la mia, la mia testa appoggiata al suo petto e il suo profumo avvolgere il mio esile corpo, ma quando mi girai, avevo vicino un posto vuoto e Kelsy era in piedi a fissarmi con la bocca tesa e le mani lungo ai fianchi.
Mi alzai e mi stirai il vestito. Una lacrima era scesa dal mio occhio destro, ma non si notava, non aveva ancora superato la lente degli occhiali.
" Bastardo" Borbottò Kel. " Come può lasciarti così? Io non lo capisco, gli uomini sono tutti uguali." Alzò le mani per aria.
" Andiamo" Mormorai superandola.
" Ro, stai bene?" Chiese girandosi.
" Si.. credo."
***
Scesi dalla macchina con il volto rivolto verso il basso.
" Lo troverò Ro, lo troverò ci puoi giurare. Vedrai quella testa di minchia che ti ha ridotta così e gli darai un bel ceffone in faccia!" Mi abbracciò.
" Lui verrà, sa dove abito. Sono sicura che è successo qualcosa, me lo sento. Lui si farà vedere." Le risposi sciogliendo le mie braccia dalla sua schiena. Volevo credere a ciò che stavo dicendo, mi stavo convincendo. Credevo ancora alla sua promessa, nonostante ciò che aveva fatto.
