Capitolo 61

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" Avrei voluto che andasse diversamente" Sento una mano accarezzarmi dolcemente i capelli. Mugulo qualcosa d'incomprensibile e abbraccio il cuscino.

Mi muovo per un po'nel letto tirando con me la coperta, poi mi blocco di colpo accorgendomi che c'é qualcosa che non va, cosí apro subito gli occhi. Giro la testa di lato e sfrego un occhio cercando di vederci meglio. Il comodino che vedo non é il mio e nemmeno quello di Kelsy. Mi alzo di scatto guardandomi attorno impaurita. Dove sono? Scendo dal letto osservando la grande camera da letto in cui mi trovo. Tutti i mobili, tappeti, tende e quadri sono in bianco e in nero. Guardo la porta davanti a me, è socchiusa e  mi avvicino.Un odore buonissimo entra nella mie narici appena solco la soglia. Guardo il sottile corridoio illuminato solo dalla luce solare e avanzo tremolante verso essa.

Non vedo nessun quadro appeso, il muro é completamente grigio. Sento il rumore delle posate, poi dei passi. In che guaio mi sono cacciata stavolta? Mi tocco la testa sentendola pesante. Curiosa di sapere a casa di chi sono cammino verso il rumore e rimango incantata dalla bellissima visuale che mi trovo. Un uomo alto, mezzo nudo sta cucinando. Cerco di contenermi, pensando che tutto sommato, la mia sbornia é servita a qualcosa.

" Buongiorno" Imppalidisco sentendo quella voce roca. Si gira e mi guarda serio mentre appoggia il piatto pieno di Pancakes. 

I miei occhi sono usciti dalle orbite e si sono persi nel pavimento. 

" Hai dormite bene?" Mi domanda mentre io cerco nel pavimento qualcosa che attiri la mia attenzione.

" Hey, Ro, stai bene?" No che non sto bene! Merda!

" Hai freddo?" Mi domanda di sopiatto. Perché dovrei averne? É lui quello mezzo nudo non io. Sto diventando una fiamma, anzi no, sono giá bollente e lui a torso nudo non mi aiuta affatto.

" Ho acceso i riscaldamenti, ma se vuoi ti porto dei pantaloni." Abbasso subito lo sguardo sulle mie gambe, trovandole per piú della metá scoperte. Solo in quel momento noto cosa ho indosso. La sua felpa o almeno penso sia la sua visto che mi sta grandissima.

Come ho fatto a non notarlo prima? Come ci sono arrivata in queste condizioni? Alzo lo sguardo e finalmente lo guardo. Un pensiero sconcio mi passa per la testa. A quel punto mi paralizzo nel mio posto. 

" Vieni a fare colazione o  i Pancakes si raffreddono e perdono gusto." Dice lui con tanta spontanetá come se la situazione fra noi fosse normale. 

" Noi..." Fartico a parlare. 

" Io e te... cioé noi.. abbiamo.." Balbetto, mentre avvampo cercando di calmare l'ondata d'imbarazzo che mi sta bagnando. Agitata cerco di abbassare la felpa, la sua felpa.

Lo sento avvanzare, ma io non ho il coraggio di alzare gli occhi dal pavimento. Ma quanto sono imbranata? Perché con lui é sempre cosí, trova sempre il modo di abbattere i miei muri.

Tira indietro una sedia e mi invita a sedermi piegando il capo.

" Non mi hai risposto" Dico mentre mi mordo il labbro nervosa. Non posso averlo fatto. Non posso aver ceduto. Sto cercando di ricordare, di tornare indietro alla sera precedente.  L'ultima cosa che ricordo é di essere scappata da lui. Poi cosa era successo? Non dovevo bere così tanto, se non lo avessi fatto forse ora non mi troverei in questa situazione imbarazzante. 
Per ogni sforzo che compio per pensare,la mia testa continua a farmi più male di prima.

" Tieni il Café ti aiuterà ad alleggerire la sbornia" Mi porge la tazza di porcellana che io non prendo, facendola cadere per terra e frantumarsi in piccoli pezzi. Il caffè sporca la moquette grigia formando una macchia scura.

" Credi che facendo così cambierai le cose? " Alzo il viso da terra e lo guardo cercando di non fare cadere gli occhi sul suo petto tatuato e sulla sua pelle ambrata. 

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