Capitolo 12

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INSIDE YOU

Oculista

" Rory Evans?" Mi chiamò una voce femminile.

" Sono io" risposi.

" E' il tuo turno." Mi alzai dalla sedia e con l' aiuto di mia madre entrai dentro alla stanza dove avevo la visita. Il sangue nelle vene lo sentivo caldo mentre la gentile signora indicò a mia madre dove dovevo sedermi. Ero nervosa, troppo nervosa; ma sopratutto avevo molta paura. E se mi dicessero che non avevo nessuna possibilità di farcela? E se mi dicessero che rimarrò per sempre cieca? Il solo pensiero mi uccideva. Non lo avrei sopportato, non sarei riuscita a vivere nemmeno un secondo consapevole che sarei rimasta per tutta la vita cieca.

" Hai sentito bruciore agli occhi ultimamente?" mi chiese la donna.

" No." A parte quando mi viene quel forte impulso di piangere.

" Ti hanno mai fatto male?"

" No."

" Ok, vediamo un pò'"

Spostò la mia testa verso il basso. Il mio mento era appoggiato sopra a una cosa di ferro.

" Sposta la testa più avanti." disse lei, e io obbedì. Mi venne in mente quella volta che avevo fatto la visita dall'oculista. Mi facevano appoggiare il mento su una macchina. Dovevo vedere dentro a due fessure. Dentro ad esse, facevano vedere una mongolfiera che era molto lontana e che piano piano si avvicinava sempre di più, fino a vederla meglio. Forse era la stessa macchina a cui in quel momento mi ero appoggiata.

" Ehm, vediamo un po' " farfugliò la donna. Sbattevo continuamente i piedi sul pavimento dal nervoso e dall'ansia di sapere qualcosa sui miei occhi. Dopo circa dieci secondi, che mi sembrarono ore, la donna mi spostò dal macchinario. Mi fece sdraiare su un lettino e mi mise delle gocce negli occhi.

Ci fu silenzio, troppo silenzio. Un silenzio poteva ucciderti? Cazzo stavo morendo dall'ansia e quella signora non si degnava di parlare.

" Sono peggiorati?" chiesi tremolante. Le mie labbra non riuscirono a stare ferme. " Ha qualche possibilità di miglioramento?" chiese pure mia madre.

La donna fece un sospiro. " I tuoi occhi non sono un caso perso." disse. " Ma non sono nemmeno facili da salvare." continuò quasi sussurrando.

" Cosa intende?" domandò mia madre stringendomi la mano.

" Nel senso che hai le vene molto stanche e di certo non è per lo sforzo. Dobbiamo fare altri controlli. Mi devo consultare con altri oculisti più specializzati di me."

E' come se qualcuno mi avesse dato un pugno nello stomaco. Avete presente quando vi manca il respiro e non riuscite a recuperarlo per una frazione di secondo? Ecco, in quel momento mi sentivo così. Ormai davo per scontato che non avrei più riacquistato la vista e che sarei rimasta per il resto della mia vita a rimpiangere di essere uscita di casa quella sera, quando potevo semplicemente rimanere a casa a festeggiare il mio stupido compleanno.

I miei occhi cominciarono a pizzicare mentre tiravo la mano di mia madre. " Possiamo uscire ora?" le chiesi cercando in tutti i modi di non piangere.

" Non avere paura Rory. Non ho detto che è impossibile, ma solo che c'è una piccola possibilità. Faremo di tutto per salvare la tua vista." disse la donna mettendomi una mano sulla spalla per tranquillizzarmi.

*

"Rory!" Esclamò mio padre abbracciandomi forte a sé."Piccola mia, mi sei mancata molto"

" Anche tu" gli dissi soffocata dal suo abbraccio.

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