Capitolo 48

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TRE ANNI DOPO

Mi guardo allo specchio e sistemo qualche ciocca di capelli fuori posto. Strofino tra di loro le labbra per espandere meglio il rossetto. Stiro con le mani la mia gonna e sistemo bene il colletto della mia camicia.
Questa volta mi devono assumere. E' la seconda volta che  esco da un ufficio con la scusa che hanno già assunto un'altra ragazza, quando semplicemetente mi possono dire che non sono adatta al lavoro.

Fanculo!

Giro per la stanza in cerca della mia borsa. Dove l'ho messa? Sposto alcuni scatoloni, guardo sotto il letto, nell'attaccapanni vuoto, ma niente si è votalizzata. Sbuffo scalciando una scatola e mi faccio male. Scendo le scale e vado in salotto. Forse l'ho lasciata lì.

" Buon giorno tesoro!" Esulta mia madre vedendomi. Rotolo una ciocca di capelli intorno al mio dito mentre punto lo sguardo da una parte all'altra.

" Hai visto la mia borsa?" Chiedo.

" E' in cucina." Mi risponde. Prendo la borsa e ci rovisto dentro sperando di non aver dimenticato niente. Quando vedo che c'è tutto, mi dirigo verso l'uscita, prendo la giacca e la indosso.

" Ti ho preparato il latte e ho comprato i bignè." Dice lei alzandosi da dov'è seduta.

" Sono in ritardo mamma, non ho tempo per mangiare. Dai vestiti che devo arrivare puntale." Le dico battendo un piede sul pavimento. Lei sospira, prende la giacca e la indossa.

Ci sono molte ragazze che aspettano insieme a me. Il corridoio è grande e le sedie sono comode, ma io non riesco più ad aspettare. Mentre rovisto una rivista sento il mio nome essere pronunciato da qualcuno. Alzo il capo trovando una donna bionda che guarda da una parte all'altra. Ha in mano un foglio rosa, ci da un'altra occhiata.

" Rory Evans? Una di voi è Rory Evans?" Ripete.

" Sono io." Mi alzo sgarbatamente dalla sedia. Mi fa cenno di seguirla. Entro con lei dentro ad una stanza. Una giovane donna è seduta dietro ad una cattedra. Alza e abbassa gli occhiali e poi mi sorride.

Mi fa alcune domande, se ho un diploma, se ho una laurea. Cosa ho studiato. Poi conclude con un piacere e arrivederci. Entro in macchina con l'ennesima delusione in volto. Ho capito che mi ha liquidata, forse perchè non ho la laurea, ecco perchè mi hanno liquidato già tre aziende.

" Ne troverai un'altro." Mi dice mia madre accarezzandomi i capelli.

" Questo è il TERZO!" Esclamo arrabbiata.

" Ci sarà un quarto un quinto. Prima o poi qualcuno ti assumerà." Cerca di consolarmi. So che ha sulla punta della lingua un ' te lo avevo detto'. Dovevo finire gli studi, ma non volevo. Ho fatto due anni di università, ma visto che in uno sono stata bocciata, ho mollato tutto. A cosa serve avere un diploma se poi non puoi ottenere un lavoro con esso?

" Sei disposta lo stesso a trasferirti?" Chiede fermandosi nel semaforo rosso.

" Si mamma, io voglio essere indipendente." Sorrido.

" Penso che sia meglio che trovi un lavoro prima di prendere decisioni affrettate." Mi guarda amorevolmente.

" A me piace molto quell'appartamento." Feci il labbruccio.

" Non capisco tutta questa fretta. Non ti piace vivere con me?" Chiede.

" Si, ma... tutte le mie amiche vivono da sole e stanno imparando a essere indipendenti. E poi hai già Stev con te." Noto come il suo viso cambia colore.

" Tu sei la mia famiglia, sei ancora la mia bimba. Ho paura a lasciarti da sola in quel appartamento isolato dal resto del mondo." Mi mette una mano nella coscia mentre fissa la strada.

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