Capitolo 27

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ZAYN'S POV

Questo posto era come se fosse diventato nostro. Erano poche le persone che ci venivano, e molte di loro erano colleghi che nemmeno conoscevo o con cui avevo solo fatto conoscenza. Ci sedevamo nella solita panchina a destra. Un albero ci faceva ombra e i fiori rendevano profumata l'aria fresca. Rimasi a fissarla, mentre sbuffava tirando su la sua frangetta. I suoi occhi color oceano erano a fissare l'alto cercando di non piangere. Era difficile non fissarla, non riuscivo a non farlo. Si era alzato il vento e faceva freddo.

" Ci provo davvero, ma non ci riesco." Disse ad un certo punto lei, interrompendo il silenzio.

" Una volta stavo aspettando che il semaforo diventasse verde, così da poter passare nelle strisce pedonali. A fianco a me c'era un non vedente con il bastone bianco e rosso appoggiato all'asfalto. Non indossava gli occhiali e intravidi quanto era spento il suo sguardo. Guardava per terra e tendeva l'orecchio verso destra, per sentire se l'aggeggio che si trovavo in un palo facesse rumore o meno. In quell'istante pensai a quanto mi facesse pena e a quanto fosse brutto non poterci vedere. Il signore però non mi sembrava triste, le sue labbra sorridevano. Non avevo mai capito a cosa servisse schiacciare il pulsante. Pensavo che se lo avessi schiacciato il semaforo sarebbe diventato subito verde senza dover aspettare più del dovuto, ma non era così. Quella scatoletta di ferro ampliava il suono, così aiutava a farli capire che era ora di attraversare." Disse abbassando il volto, mentre la ciocca che cercava di mandare via dagli occhi ritornò a darle fastidio, mescolandosi con le lacrime.

" Poi lui attraversò le strisce picchiettando con il bastone nell'asfalto, e potei vedere come ogni persona che attraversasse con lui avesse quello sguardo triste di pietà e tristezza per quel povero uomo." E scoppiò come la pioggia d'autunno, facendo cadere ogni foglia dall'albero, dalle più vecchie alle più giovani. La sua mano destra stringeva tremolante la mia. Cazzo, non ci riuscivo, non riuscivo a vederla in quello stato. Avrei voluto fare qualsiasi cosa, qualsiasi fottuta cosa per aiutarla, per far ritornare quel bellissimo sorriso e quella luce mancante ai suoi occhi azzurro mare.

" Non voglio fare pena a nessuno, Zayn." Singhiozzò. " Non voglio che nessuno sia triste per me." Con il pollice le asciugai le lacrime, accarezzandole le guance.

" Non fai pena, Rory." Non essendo bravo in queste situazioni, non sapevo cosa poterle dire per tranquillizzarla.

" Si invece, quando avrò in mano quel bastone, tutti avranno la conferma che sono cieca e sopratutto io, avrò quella fottuta certezza che non ci vedrò più, mai più."

Avvolsi il mio braccio sinistro sciogliendo la mia mano dalla sua presa. La strinsi verso di me e lei appoggiò la sua testa sul mio petto. Rimasi in silenzio, ascoltando i suoi singhiozzi ripetutivi.

" Rory, ti prego, non piangere." le dissi. Era vero, non volevo che piangesse, non riuscivo a sopportare il fatto che lei fosse triste e abbattuta in quel modo.

" Non ci vuoi nemmeno provare ad usarlo?" le dissi, pentendomene subito dopo.

" No." Disse lei alzando la mano destra tremolante, mentre asciugò le lacrime.

" Sarò io" Dissi allungando la mia mano destra per stringerla ancora di più a me.

" Sarò io il tuo bastone, o quel cazzo di oggetto. Continuerò a guidarti come ho sempre fatto." Mi stavo affezionando a lei. Era da un po' di giorni che mi ero reso conto che non riuscivo a starle lontano, che in qualsiasi ora del giorno avrei voluto starle accanto e rimanere ore e ore a fissare il suo viso. Avevo imparato ogni sua mossa. Quando era nervosa si mordeva il labbro inferiore, e quando sbuffava tirava su la sua frangetta. Avevo provato ad ignorarla, a non parlarle, ma non ci riuscivo, non riuscivo a trattarla come una semplice paziente.

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