Capitolo 31

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E' da giorni ormai che ci pensavo e ogni volta mi dimenticavo di chiederglielo. Così quando eravamo entrambe a tavola, per interrompere quel rumore frustante delle posate, parlai.

" Non ti ha chiamata l'oculista?" Chiesi speranzosa, mentre masticavo l'insalata. 

" No." Rispose subito lei. 

" Forse ti ha chiamato ma non hai sentito la chiamata, oppure ha inviato una lettera, ma il postino ha sbagliato indirizzo." Parlai velocemente, mentre giocherellavo con la forchetta nel piatto. Ero presa dall'ansia e dal nervoso. Volevo che mi contattassero il più presto possibile. 

" No, Rory. Non hanno nè chiamato nè mandato una lettera." Disse masticando.

" Non puoi chiamarla? O andare da lei domani?" Domandai.

" Mrs. Steal ha detto che mi avrebbe contattata non appena si sarebbe consultata con i suoi colleghi." Mi rispose con un normalissimo tono. 

" Si ma...ma che ti costa chiamarla?" Continuai ad insistere.

" Se c'era qualcosa di nuovo mi avrebbe chiamata. Perchè avrebbe dovuto aspettare?" Era fredda, fredda come il ghiaccio, come un iceberg. Non si sarebbe sciolta nemmeno se ci fosse il sole per dieci anni. Come poteva essere così? Volevo solo che mi appoggiasse, o solo che ci provasse ad aiutarmi. Poteva inventarsi una parola carina al momento, solo per tranquillizzarmi, invece non lo aveva fatto. Non era curiosa di sapere cosa avrebbe potuto dirmi Mrs. Steal? Non era minimamente preoccupata per me?

Mi chiedevo se avesse versato una lacrima il giorno dell' incidente o se mi avesse stretta a sè quando avevo perso conoscenza. Mi chiedevo se urlava nel corridoio dell'ospedale mentre portavano in fretta la mia barella. Se le si era ristretto il cuore pensando che forse mi avrebbe persa. Non so nemmeno perchè me lo stavo chiedendo o perché pensavo a una cosa simile. Lei non era la mamma che mi sognavo sempre di avere. Molte volte mi sono chiesta se fosse lei la mia mamma, o se mi avesse trovata da qualche parte e mi avesse adottato per compassione.

" Già, avrebbe chiamato." Dissi delusa, facendo girare la forchetta nel piatto. Mi era passata la fame e sentivo solo il mio stomaco restringersi, come se da un momento all'altro avrei vomitato tutto il poco cibo che avevo mangiato. Cercai il bicchiere tastando la tovaglia, quando sentii il campanello suonare. 

Sentii poco dopo la porta aprirsi. " Salve signora. Mi scuso per l'orario, non volevo disturbarvi a quest'ora di pranzo, ma ero nelle vicinanze e..ho pensato di venire a trovare Rory. Lei è in casa?" Domandò una voce a me famigliare. 

" Rory è in cucina. Non c'è nessun problema Carl, accomodati pure." Mi cadde la forchetta di mano sentendo il suo nome pronunciato con tanto entusiasmo da parte di mia madre.

" Stiamo pranzando, ti unisci?" Chiese lei. 

" Ho appena pranzato, grazie." Rispose lui educatamente. Carl era un frammento della mia vita, era il mio primo bacio, e anche la mia prima volta. Era la persona che mi aveva fatto conoscere l'adolescenza e che mi aveva cambiata, in un certo senso. Non lo vedevo da due anni, da quando l'avevo lasciato in mezzo alla strada di sera. Gli avevo urlato in faccia che non mi interessava e che tra me e lui poteva esserci solo un rapporto di amicizia. Lo avevo deluso, ferito, lo avevo lasciato vicino alla macchina con i lampioni accesi, con la bocca socchiusa e gli occhi luccicanti. 

" Ciao Rory." Disse lui. Lo sentivo sedersi nella sedia accanto.

" Sono bellissimi i fiori Carl. Vado a metterli in un vaso." Disse lei allontanandosi, lasciandomi sola con lui.

Mi sentivo a disagio. Non riuscivo a muovere un muscolo. Sentivo la sua colonia avvolgere il mio naso e il suo respiro era irregolare. 

" Come stai?" Chiese. 

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