Capitolo 33

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Talia sbuffò infastidita. Si spostò di lato, permettendo al re di entrare nella dimora. Con estrema fatica si accomodò al tavolo assieme a lui e al Sommo Sacerdote. Quest'ultimo riempì tre boccali di birra. La ragazza si sedette tenendosi il fianco. Le doleva ancora da morire.

Re Jotun la squadrò non badando all'essere sfacciato. 

-Immagino di trovarmi nel tuo regno.- commentò Talia sorseggiando la bevanda ambrata.

Lui le sorrise grattandosi la barba. -Sei nella mia capitale.- 

-Per quanto sono rimasta incosciente?- domandò la ragazza rivolgendosi al più vecchio.

-Alcuni giorni. Mi meraviglio che tu sia in piedi a parlare qui con noi.- le confidò il sacerdote.

-Ho la pelle dura.- ripose distratta fissando il suo boccale. Lo fece roteare, riflettendo su ciò che aveva visto nelle sue visioni. Doveva tornare a casa il prima possibile, dai suoi amici e da Baldr. Il suo cuore si strinse pensando a lui.

-Come sei finita in questo stato?- le domandò serio l'affascinante re indicandole con il capo il fianco.

-In breve, Jarl Olav non è più uno Jarl. Baldr ha preso il suo posto. Olav si è vendicato attaccando il villaggio. Ovviamente abbiamo vinto.- abbozzò un sorriso fiero.

L'uomo la fissò meravigliato. -Gira voce che tu, Favorita di Odino, abbia lottato contro un esercito di Berserkir.-

Talia fece una smorfia. -E' inesatto. Io e la gente del villaggio abbiamo combattuto contro di loro.- Si stupì di come le voci circolassero così in fretta.

Il Sommo e Jotun si scambiarono un'occhiata, che non riuscì decifrare. 

-E' stato uno di loro a farla?- osò domandarle il Re, desideroso di avere più informazioni possibile sulla questione.

La ragazza sorrise tristemente scuotendo la testa. Bevve un lungo sorso della sua birra.

-E' stata Gheta, la moglie di Olav. Mi ha colto di sorpresa e si è divertita a infilzarmi.-

Il sacerdote piegò di lato la testa fissandola con gli occhi grigi curioso. -Ha attaccato con il marito il villaggio?-

-No, viveva con noi, Olav il giorno che Baldr è salito al potere, è fuggito abbandonandola al suo destino.- fissò il boccale stringendolo con forza, nella sua mente rivisse quel momento. -Quella serpe mi ha pugnalato per un uomo. Per Baldr. Ha tentato di uccidermi per gelosia.- concluse furiosa. Era assetata di vendetta. Gheta avrebbe pagato per quello che le aveva fatto.

Re Jotun le toccò una mano con delicatezza. -Qualsiasi cosa vorrai fare, avrai il mio sostegno, zuccherino.- le disse fissandola con sincerità. Talia si scontro con i suoi occhi azzurri. -So cosa si prova.- le regalò un sorriso triste per poi alzarsi in piedi. 

La ragazza fissò il Re avvicinarsi a lei. Con estrema lentezza di levò la casacca rimanendo a petto nudo davanti a lei. Talia arrossì leggermente alla vista del suo fisico marmoreo. Non si era ancora abituata al poco pudore che caratterizzava i pagani. 

Il petto scolpito da guerriero era completamente disegnato da complicati tatuaggi raffiguranti gli dei e rune di protezione. L'uomo le si avvicinò, le prese una mano posandogliela all'altezza del suo cuore. Talia sgranò gli occhi avvertendo una cicatrice sotto le sue dita nascosta tra quei meravigliosi disegni. Alzò lo sguardo scontrandosi con il suo chiaro.

-Chi è stato?- domandò in un sussurrò.

-Prima che diventassi Re, ero un guerriero come tanti altri. Avevo un amico, che reputavo come un fratello, era il mio braccio destro. Le Norne ci giocarono un brutto scherzo, entrambi ci innamorammo della stessa donna. Era bellissima, la più bella del villaggio. Lei scelse me. Il mio amico non potendola avere e accecato dalla gelosia. Pugnalò me mancando, fortunatamente il cuore e uccise lei sotto i miei occhi.- concluse tristemente stringendo i pugni dalla rabbia. 

Il canto del CorvoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora