Capitolo 16

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Il cavallo dal manto nero trottava con passo deciso per il sentiero. Quella mattina una foschia copriva il paesaggio in una coltre grigio biancastra. L'umore della ragazza andava in concomitanza con il tempo di quella fredda mattina.
Il caldo mantello nero la proteggeva dal freddo pungente. Nella sua mente si insultava per essersi fatta convincere dal Lord.

-Stupida. Stupida. Stupida. Dovevo rifiutarmi.- borbottò ad alta voce. -Potevo almeno chiedere di essere scortata. E invece no! Mi ritrovo in questo stupido bosco sola, con dei possibili pagani pronti a sgozzarmi come quella capra.- rabbrividì al ricordo del sacrificio. Il cavallo sbuffò infastidito. -Mi correggo, io e il cavallo da solo in un bosco.-

Dei fruscii tra la vegetazione la fece trasalire. Fermò il cavallo e tese le orecchie. Attese qualche minuto, ma tutto era in un silenzio innaturale. Aguzzò la vista in cerca di una minaccia, ma la foschia e gli alberi nascosti dietro di essa non le permettevano di vedere molto. Strinse il pugnale rubato dai quei Guerrieri del Nord, ormai lo portava sempre con sé. Alla sella del cavallo era stato appeso un arco con qualche freccia, sfortunatamente per Talia era un'arma, pur trovandola estremamente affasciante, non era riuscita ancora affinare la mira. Udì gracchiare sopra la sua testa. Sobbalzò cacciando un urletto. Fissò male il corvo appollaiato su un ramo.

-Korp! Maledizione, mi hai fatto prendere uno spavento.- Il volatile spiccò un salto atterrando sulla sua spalla. Gorgogliò strofinando il becco scuro sulla sua guancia. La ragazza con un dito accarezzo il morbido manto della stessa intensità della notte. -Ti piace fare l'entrate ad effetto, vero amico mio?- gli domandò accennando un sorriso. Il primo della giornata. Come sempre la presenza di quell'uccello le donava forza e tranquillità. Con quegli occhietti scuri e vispi, sembrava che Korp le coprisse le spalle. Rinvigorita dalla presenza rassicurante del corvo, spronò il cavallo ad aumentare il passo, decisa a raggiungere la tanta agognata meta.

Baldr aiutato da uno dei suoi uomini trasportava un grosso tronco. I possenti muscoli guizzarono per lo sforzo. L'espressione dell'uomo era seria, concentrata sul trasporto che stava facendo. Rog sbucò oltre una tenda e lo affiancò. I capelli lunghi di un biondo scuro erano lasciati liberi lungo la schiena. La sua inseparabile ascia era appesa al suo fianco. Fissò con uno sguardo d'intesa il suo amico, nonché capo di tutti i guerrieri.

-Baldr. Dovresti vedere una cosa. Vieni con me.- lo chiamò con uno strano timbro della voce. Il diretto interessato intuendo che ciò che gli dovesse mostrare non era nulla di buono si affrettò a posare il tronco e a seguire il guerriero.

Una bianca foschia copriva l'intero accampamento dei Guerrieri del Nord, dando poca visibilità a ciò che li circondava. -Le sentinelle hanno detto che un uomo incappucciato sta venendo qui. Dicono che sia un segno divino.- l'ultima frase Rog la disse titubante. Convinto che i suoi uomini avessero esagerato con la birra.

-Staremo a vedere.- rispose enigmatico Baldr grattandosi distrattamente la barba bionda.

Regnava un silenzio tombale, neanche gli uccelli dagli alberi cantavano. Un'ombra scura come la notte apparì in lontananza coperta dalla nebbia. L'uomo dagli occhi folli s'irrigidì. La fissò avvicinarsi e per un attimo gli parve di vedere un uomo con un occhio solo. Odino. S'irrigidì udendo gracchiare. Odino? Altri guerrieri si erano radunati al suo fianco attirati da quell'ombra scura che si avvicinava a loro. Scosse la testa avanzando di un passo nella direzione del cavallo.

La figura incappucciata entrò nell'accampamento circondata dai pagani che la fissavano incuriositi. Appena la riconobbe lanciò un'occhiataccia a Rog. -Di alle sentinelle di bere meno birra.- borbottò infastidito.

Raggiunse il cavallo, con portamento sicuro e fiero. Tese una mano alla figura aiutandola a scendere.

Talia accettò di buon grado la mano del vichingo stupita dalla gentilezza. Scese dal suo destriero ritrovandosi a pochi centimetri da Baldr. Il guerriero la torreggiava con la sua altezza. La ragazza abbassò con lentezza il cappuccio del mantello mantenendo lo sguardo blu dell'uomo che la fissava con uno sguardo che non riuscì ad interpretare. Dalla distanza ravvicinata riusciva a sentire il suo profumo, forte e pungente. Così virile e così selvaggio, da inebriarle i sensi.

Il canto del CorvoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora