Capitolo 27

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Serpenti. Ovunque. Striscianti e sibilanti si avvicinavano a lei, fino a raggiungerla ai piedi del letto pronti a morderla con i loro denti aguzzi. 

Talia si svegliò di scatto con il fiato corto e la fronte imperlata di sudore. Si portò una mano al petto rabbrividendo. Se chiudeva gli occhi riusciva ancora a sentirli. 

La camera da letto, era nella penombra. Affianco a lei, Helga e Pesciolino dormivano profondamente. Baldr al calare del sole, grazie alle informazioni di Gheta, era partito con il resto dei guerrieri per andare ad prendere e giustiziare Olav definitivamente. Con il favore delle tenebre, speravano di acciuffare quel codardo. A nulla erano valse le preghiere di Talia per andare con loro, ma lo Jarl era stato irremovibile. Per questo motivo la ragazza si era ritrovata a salutare il suo compagno alle porte della loro dimora. Baldr l'aveva stretta a sè regalandole un lungo bacio. I due si erano poi abbracciati ignari di due occhi glaciali da serpente fissarli in lontananza. 

Si alzò dal letto, udendo ancora sibilare. Assonnata guardò a terra. Sobbalzò quando vide un lungo serpente uscire dalla sua stanza. Si stropicciò un occhio, notando che era unicamente un'allucinazione. Scosse la testa. Un odore di bruciato le colpì le narici, facendole perdere un battito. Balzò in piedi indossando in fretta i pantaloni, in fretta infilò dentro la casacca di Baldr che utilizzava per dormire. Fissò le spada di Henry incerta se prenderla o no. Avvicinò la mano, il suono del corvo d'allarme la fece paralizzare sul posto.

Baldr assieme ai suoi guerrieri era giunto nelle vicinanze, dove Olav si nascondeva come un verme, ai piedi delle montagne chiedendo viscidamente aiuto a un suo vecchio amico Jarl

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Baldr assieme ai suoi guerrieri era giunto nelle vicinanze, dove Olav si nascondeva come un verme, ai piedi delle montagne chiedendo viscidamente aiuto a un suo vecchio amico Jarl. . Per qualche attimo studiò la zona circostante con lo sguardo luminoso. Come un falcò puntò dall'alto la sua preda. Con un cenno del capo, diede il segnale ai suoi che piombarono in picchiata all'attacco. Orano già dentro il loro accampamento quando i loro nemici diedero l'allarme.  

Rog, con la sua grossa ascia decapitò un uomo. Sorrise sadico, quando il sangue gli macchiò il viso. Amava combattere, era nato per questo. -Con questo sono a otto!- esclamò vittorioso, parando con facilità un affondo. 

-Anche io!- gridò di rimando Flok, infilzando un uomo mortalmente. 

Baldr gli lanciò un'occhiataccia domandandosi, perché quei due nonostante fossero amici da anni continuassero quella stupida competizione ogni volta che scendevano in battaglia. Scosse la testa. Bambini

Un tizio tentò di lanciargli un lancia, che per un pelo riuscì a schivarlo. Guardò l'arma a pochi passi da lui caduta a terra. Fissò duramente con gli occhi folli e lampeggianti il suo aggressore, alzò un angolo della bocca in un sorrisetto sadico. Il poveretto, deglutì a vuoto indietreggiando impaurito. Baldr raccolse la lancia e con uno scatto la tirò dritta al centro del petto. L'uomo cadde a terra di spalle gorgogliando, prima di morire. Il guerriero sorrise compiaciuto per poi gettarsi nella battaglia. Ben presto perse il conto, delle sue vittime. Combatteva con furia letale, ogni suo colpo dell'ascia con la mente era rivolto a Olav. Non vedeva l'ora di averlo tra le sue mani. Quella notte era assetato di vendetta e non si sarebbe fermato, fino quando non l'avrebbe preso. Lo avrebbe giustiziato per ciò che aveva usato fare a lui, alla sua Ragazzina, a Gheta, ma anche per il suo villaggio. 

Il canto del CorvoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora