Ella prese posto nella fila più o meno ordinata di persone che stavano andando a stringere la mano ai parenti del defunto.
Quando si trovò di fronte a loro, i genitori di Letizia e Lucrezia, l'abbracciarono per lasciarla subito andare; la loro ultima figlia scoppiò a piangere tutte le lacrime che non aveva versato per il nonno morto da poco.
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Lucrezia versò con mani tremanti la granatina nei bicchieri di vetro colorato: -Non ho mai pensato fosse colpa tua. Vedevo quel che vi legava, non ero cieca-
Sabe rimase al suo posto, certa che poggiare le mani sulle sue avrebbe aumentato le lacrime anziché tranquillizzarla.
-Ma tu me la ricordavi. Sei uguale a lei. Ho... ho trovato delle cose. Abbiamo messo a posto la sua stanza e non sapevo come spedirtele. Anche perché non ho idea di dove abiti tu qua-
-Stai tranquilla, Lu- Ella le accarezzò il braccio e, per un momento, Lucrezia Neri vide davvero un'ombra della sorella maggiore in lei.
-Vado a prenderle- la sedia stridette sul pavimento e la padrona di casa sparì in corridoio.
Cenere sospirò, sola, in quella verde cucina. Non poteva rimanere, non se era quello l'effetto su Lu.
Tolse dalla borsa un blocchetto di post-it e ci scribacchiò sopra il suo numero.
Lucrezia ritornò con una busta di carta simile a quelle per le lastre: -È tutto qui-
Cinder annuì, prendendola e porgendogli il post-it: -I patti sono ancora validi, Lu: tu chiami, se non vuoi o non puoi dire nulla a nessun altro, e io arrivo. Dubito che lo userai, ma volevo ricordartelo un'ultima volta-
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Ella scese alla fermata del pullman sotto casa, la busta di carta stretta al petto.
Sospirò, prima di entrare: si sentiva davvero cenere.
Quasi il suo nome le avesse sempre suggerito che era destinata a bruciare fino a diventare insignificante polvere.
Un grido lacerò l'aria e lei riconobbe la voce Renata.
Ma non era l'urlo che lanciava quando rompeva un piatto o sbatteva il minolo contro lo spigolo della mobilia...
Oltrepassò il cancello mollando tutto per terra e vide l'orrore di Marco a terra. Le dita scattarono al cellulare per chiamare i soccorsi.
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-Michele? Siete in aeroporto?-
-Sì, stiamo per tornare a Londra, perché?-
-Dovete venire qui. Ora-
-Cosa succede, Cinder?-
-Io... credo di aver bisogno di un caffè-
E Michael si era precipitato a cambiare i biglietti sotto lo sguardo allibito di suo marito.
La caffeina la faceva tremare ma era l'unica cosa che la faceva sopravvivere ad un funerale.
"Chi cavolo è appena morto?"
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-Ella, siamo qui!- Michele lasciò cadere la valigia sul pavimento entrando in casa.
Lei alzò gli occhi da una pila di fogli, circondata da becchini: -È avanzato qualcosa sul tavolo. I ragazzi sono fuori con Leo-
Asciutta, calma e pacata... la stessa Cinder di sempre, non fosse stato per le occhiaie ancora più marcate o la totale assenza di sorriso.

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Cinder
RomanceIsabella Cenere sa di pioggia, fuoco di camino, pericolo nascosto e quel qualcosa che a prima vista può sembrare philofobia. Royal di caramello, temporale intrinseco e leone in gabbia. Ely di battute irriverenti, cioccolato al latte e confusione. Mi...