19. Un piccolo vaso d'erica...

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-Qui ci sono tutti i documenti su Royal-

-Caesar... Non devi: abbiamo affrontato questo discorso due settimane fa-

-Le ha scritto una lettera, lo sai?-

-Cosa?-

-Credo voglia tornare da lei-

Michael uscì dall'università e si diresse alla sua piccola macchina rossa. Gettò i libri sul lato del passeggero e tirò fuori da una cartellina una risma di carta stampata sospirando. Ora che sapeva che Cenere si era sempre appoggiata a lui e che il suo fidanzato non aveva intenzione di rinunciare a giocare a fare il Cupido doveva necessariamente capirne di più su Royal.

Si passò una mano tra i capelli; chi cresceva in un determinato ambiente ne veniva invariabilmente influenzato...

E nel tipo di ambiente in cui era cresciuto Royal Johnson... beh, pochi uomini non seguivano poi le orme del padre.

"Senza contare i lividi" aggrottò la fronte Michele, rivedendo le chiazze sulla pelle chiara, di Cinder.

Ella scese le scale con il sacco della spazzatura in mano, l'aria un po' persa e la testa tra le nuvole.

Arricciò il naso mentre un campanello d'allarme le squillò in testa. Mollò il sacco sulle scale, finì i gradini di corsa e spalancò la porta del pianterreno: -Mark! Mark, fai uscire tutti!-

Il biondino platinato comparve sull'uscio del suo appartamento, la faccia assonnata e i capelli fuori posto: -Cosa succede? Sono le nove di domenica mattina!-

-C'è qualcosa che va a fuoco, fai uscire tutti anche i bambini al piano di sopra- fece lei togliendosi la maglia.

-Tu che fai?- quasi le corse dietro lui per poi ricordarsi dei bambini.

-Fai come ti ho detto, Mark!- Ella spalancò la porta della Davies con la maglia sul volto.

Fumo grigio iniziò ad uscire, simile ad un banco di nebbia avanzante; Sabe si precipitò dentro.

Strinse gli occhi brucianti e si abbassò sul pavimento guardandosi intorno, raggiunse la finestra a gattoni e la spalancò, sentendo anche la gola iniziare ad implorare per un po' d'aria pura.

-Margaret!- tossì accovacciandosi sul pavimento accanto al corpo dell'inquilina, una mano a tener ancora la maglia premuta sul viso, l'altra sulla carotide della donna.

"Sì!" lasciò cadere la maglia a terra e trascinò a fatica il corpo dell'anziana fuori dalla stanza, per il corridoio, tossendo ancora, pregando d'aver fatto in tempo.

Sentì la sirena di un'ambulanza vicina, insieme a quella dei pompieri, e ne fu grata al cielo.

Dei paramedici le tolsero il corpo dell'anziana dalle mani: -Ce ne occupiamo noi. Lei sta bene?-

-Sì- tossì Ella guardandosi freneticamente attorno: Alice, Cade, Emily, Darrel, Cecily, Dorian e Mark...

-I Cartrige?- chiese al ragazzo quando si fu ripresa.

-Sono usciti- fece lui togliendosi la felpa per mettergliela intorno alle spalle -Stai bene?-

Ella annuì per poi girarsi verso l'ambulanza dove stavano intubando la Davies: -Come ha fatto ad arrivare così in fretta?-

-Era in zona. Dove vai?- Mark le stette addosso.

Sabe s'avvicinò un po' all'ambulanza, ignorandolo: -Sta bene?-

-Direi di sì- le sorrise una donna lasciandole spazio per farle vedere Margaret che, con gli occhi socchiusi e l'espressione intontita, si stava probabilmente chiedendo che diamine stesse capitando.

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