32. Complementari

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-Quindi rimarrai qui, Isabella?- la dirimpettaia si asciugò le mani in un canovaccio.

Lei scosse la testa: -No. Non posso chiedere ai ragazzi di mollare tutto così e trasferirsi in uno Stato completamente diverso. Anche se conoscono già la lingua-

La donna mise a posto la teglia restituitale pulita: -Potrebbe venire lei da voi-

-Si è sempre rifiutata d'imparare l'inglese- sospirò Sabe -Non credo accetterà mai-
-Marco e Renata erano complementari, Isabella. Erano come i pezzi di puzzle con cui giocavi da bambina- fece la donna guardandola negli occhi -Non andavano d'accordo su tutto perché erano troppo diversi ma si amavano. Si amavano davvero. Ora che lui è morto non so se...-

Scoppiò a piangere di fronte a lei che prese un tovagliolo di carta e glielo passò perché si asciugasse la faccia.

-Farò tutto ciò che posso- promise sapendo che non avrebbe mai potuto fare granché.

L'anziana donna aveva ragione: Marco e Renata erano stati complementari... Rosso e blu, viola e arancio, verde e giallo. Riusciva a immaginarli da soli ma avevano bisogno l'una dell'altro per splendere.

Sabe caricò la macchina di Leo di sacchi neri pieni di vestiti puliti: -Hai bisogno che venga con te?-

Il cugino scosse la testa: -Vado e torno per cena-

Ella annuì e rientrò in casa per tornare nella camera dei suoi nonni. Dette uno sguardo a Renata ancora coricata su un lato del letto e aprì le ante dell'armadio: -Ho mandato Leo a portare i vestiti del nonno all'associazione per il recupero degli abiti-

Controllò che non fosse rimasto nulla di Marco all'interno del guardaroba e continuò, tentando di non lasciarsi scoraggiare: -Domani devo andare a Ivrea per dare una mano a Gaetano. Gliel'ho promesso-

Si morse la lingua per non dirle che ne aveva bisogno: anche Renata aveva bisogno di qualcosa... solo che non riusciva a capire cosa.

-Ti lascio il pranzo sul tavolo, va bene? E poi il giorno dopo io e Leo cerchiamo di vendere tutti gli animali: tu odi le galline e non ha senso tenerle. Va bene?-

Niente.

Sabe aveva l'impressione di star parlando con una donna in coma.

-Puoi dirmi qualcosa? Qualsiasi cosa, davvero-

Silenzio.

Sabe appese la lavagna coi prezzi sulla parete: -Finito-

-Sei stata grandiosa, grazie- Gae fece per abbracciarla ma si fermò in tempo.

Lei gli sorrise e gli lanciò una busta di plastica al volo: -Uno a testa-

Gaetano tirò fuori un altro pezzo di spago, rosso questa volta, e le sorrise: -Sei dolcissima-

Lei ricambiò guardando anche gli altri ragazzi nella stanza. Decise di filarsela per evitare l'imbarazzo: -Beh, grazie, ragazzi. Mi mancherete-

Aprì la porta ma un turbine la travolse: Vin la stritolò in un abbraccio e si rifiutò di lasciarla andare finché lei non fu sommersa anche dagli altri due.

Ella tornò a casa e dette un'occhiata in frigo.

Sorrise: se non altro, Renata aveva mangiato...

-Adoravo quel cemano- fece drammatico Leo, svoltando ad una curva.

-Centosettanta euro non sono pochi- brontolò Cenere con il viso appoggiato al finestrino.

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