"Cescaaa, dobbiamo andare a lezione con Spillo." Mi chiama Tommaso dall'altra stanza.
"Arrivo." Gli dico, mentre finisco di mettermi le scarpe.
Dopo la puntata di ieri Lorella ci ha comunicato che avremmo iniziato le lezioni di staging e coreografia. Ero molto emozionata all'idea perché sentivo parecchio la mancanza della danza da quando l'avevo abbandonata.
Acchiappo di corsa la mia felpa e mi reco con i miei compagni di gruppo agli studi. Tommaso e Flavia, come l'altra volta, ci precedono, mentre io ed Alex siamo più indietro. Probabilmente oggi mi sento intraprendente ma per una volta decido di provare a cominciare un dialogo.
Mi avvicino al ragazzo, che oggi sfoggia una maglia nera e dei pantaloni grigi, e gli dico: "Quei due hanno proprio un passo spedito."
Lui mi rivolge uno sguardo divertito e afferma: "Non vedranno l'ora di arrivare a lezione..."
"Non posso dire lo stesso di te."
La sua faccia lascia intendere che preferirebbe fare qualsiasi altra cosa che quella che ci stiamo accingendo a cominciare.
"Diciamo che non mi piace tanto muovermi sul palco."
Gli spuntano le fossette e mi fermo qualche secondo di troppo ad osservarle.
"Ehm.. Francesca, tutto bene?" Mi sventola una mano davanti.
"Ah sì, sì. Ero solo un attimo soprappensiero." Mi invento una scusa.
Possibile che io riesca sempre a fare delle figuracce con lui?
"Comunque credo tu debba rimanere tranquillo. Alla fine andiamo lì per imparare." Tento di riprendere la conservazione.
"Così sia. Al massimo invocherò il tuo aiuto."
Le fossette sono ancora sul suo viso ma mi impegno con tutta me stessa per non fissargliele.
"Devi essere proprio messo male allora." Riesco a farlo ridere.
"Niente potrà essere peggio di ieri in studio durante il filmato." Mi sblocca un ricordo, che volevo assolutamente rimuovere.
Dopo la puntata sono stata tentata di ritornare a mangiare in giardino da sola dall'imbarazzo, che avevo provato; Carola è, però, riuscita a farmi tornare al lume della ragione e a convincermi di cenare insieme a tutti gli altri.
"Ti dico solo che la vita da eremita non mi sembrava più tanto male in quel momento." Capisco da sola quanto la mia sia ironia amara.
"Potrei seguirti, sai?"
"Ma così bareremmo! L'eremita deve essere da solo, altrimenti non ha senso."
"E chi ha detto che verrei con te?"
Avessi più confidenza con lui, mi permetterei di dargli una gomitata, come sono abituata con Christian, ma mi limito a ridere alla sua frase. Non mi rendo conto del tempo, che scorre, e ci ritroviamo davanti alla porta della sala, dove ci accoglie Spillo estremamente sorridente.
"Lorella mi ha detto espressamente di farvi lavorare su una cosa espressamente importante: la performance e la tenuta del palco. Lorella vuole che vi trasformiate un po' in degli animali da palcoscenico. La cosa, su cui andremo a lavorare, non sono dei passi, ma delle attitudini, che cercheremo di applicare, quando andremo sul palco. Io vi vorrei, quindi, lasciare una musica, che avete ascoltato centomila volte. Voglio che cerchiate di trasmettere le vostre sensazioni sulla canzone a livello comunicativo con il vostro corpo. Ci proviamo?" Ci domanda l'assistente di Lorella.
"Assolutamente sì." Rispondo eccitata.
"Mi piace questo entusiasmo." Mi dice Spillo.
Alex, al contrario mio, fa cenno di no con la testa, asserendo: "Ho già paura."
Io rido sotto ai baffi.
Spillo fa partire la canzone, che si rivela essere Sorry e che ho ascoltato fino alla sfinimento ai tempi. Prendiamo a camminare, cercando di muoverci un poco, e le più sciolte siamo io e Flaza. Mi risulta abbastanza naturale, dato il mio passato, e, poi, il pezzo porta, in un modo o nell'altro, a muoversi. Guardo di sottecchi Alex, che è evidentemente a disagio. Lui si accorge che lo sto osservando e mi simula con le labbra un Aiuto. Io faccio cenno di no, dimostrando tutta la mia crudeltà.
"È una musica ritmata; io con la mia attitudine sul palco devo cercare di avvolgere gli spettatori nel mio mondo." Ci dice il nostro prof.
Camminiamo ancora un po' e mi sento sempre più un tutt'uno con la canzone.
"Questa parte qua, raga, deve essere attiva." Spillo indica la propria testa "La prima cosa, dunque, è lo sguardo. Sempre attivi, sempre rivolti a chi ti sta ascoltando, sempre con una musica del genere."
Provo a mettere in pratica il suo suggerimento e, dato che il nostro pubblico è lui in questo caso, gli rivolgo lo sguardo.
Il prof capisce il mio intento e si complimenta con me: "That's the style."
Osservo anche Flaza e Tommaso: la prima ha più padronanza della situazione, mentre il secondo è leggermente più intimorito ma non se la cava male. Alex, invece, si è già sciolto di più ma muove la testa a caso. Sogghigno un po' appena me ne accorgo.
"Con il mio corpo devo creare un crescendo. Quello che vi aiuta è strutturarvi lo spazio, che andate ad occupare sul palco. Sfruttate, quindi, le gambe, che sicuramente vi fanno un percorso, ma senza fare troppe cose." Ci suggerisce ancora Spillo.
Provo, allora, a prendere consapevolezza dello spazio intorno a me e a sfruttarlo a pieno. Mi sto divertendo troppo e posso giurare che questa è in assoluto la mia lezione preferita. Quando arriva il ritornello per l'ennesima volta, mi lascio completamente andare. Iniziamo tutti a cantare a più non posso e la voce di Alex si distingue ampiamente. Ha una bella pronuncia dell'inglese, che so riconoscere, date le mie origini. Seguo la sua voce calda e canto senza riserve. Lo vedo saltellare e sorrido per il modo buffo, in cui muove le spalle ad un certo punto. Comincio anche io a saltellare e ad ondeggiare, lasciando libero il mio corpo.
"Sta salendo. Sta salendo. Dai, andiamo!" Spillo salta con noi.
Sul punto più alto della canzone io e Tommaso ci sfidiamo sul balzo più lungo e mi sento davvero troppo bene in questo momento. Anche Alex è già più tranquillo e si guarda allo specchio, ondeggiando il corpo verso destra e sinistra. Si comprende, però, che non è suo agio, come lo siamo noi altri.
"Sì! Per chi vi guarda è tutt'altra cosa." Esulta il nostro assistente al termine del pezzo.
"Io proprio un pesce fuor d'acqua." Alex pare sconsolato.
Capisco il suo sentirsi fuori posto perché è sicuramente un qualcosa che non gli viene naturale. Per me, però, in poco tempo ha già fatto degli enormi passi.
"Ok, però, su questo è normale che sia lontano da te. È una lezione per tutti e, quindi, sicuramente qualcosa ti porti a casa." Spillo prova a tranquillizzarlo "Divertitevi con questa cosa perché si può fare. Daje raga, grazie!"
Noi applaudiamo e lo ringraziamo per la lezione. Ne rifarei altre mille se potessi.
Il prof, prima di andarsene, mi prende un attimo in disparte, avvicinandosi al plexiglas, che ci divide, secondo le regole covid.
"Davvero complimenti, Francesca." Mi sorride "Si capisce che hai delle buoni basi alle spalle."
"Oh, grazie." Mi trovo, come al solito, in imbarazzo per i complimenti "È stata davvero una figata. Un po' come tornare ai vecchi tempi."
Ci saluta, poi, e lascia la sala. Finita la lezione, corro a bere e Alex mi raggiunge in poco tempo.
"Come ti sono sembrato?" Mi domanda.
"Devo essere sincera?"
"Beh ovvio."
Mi auguro non si offenda per quello che sto per dire.
"Sembravi una piccola cavalletta." Pronuncio queste parole, allontanando lo sguardo da Alex per non vedere la reazione.
Sento una sonora risata in risposta, che mi risolleva l'animo.
"Allora ero proprio terribile come immaginavo." Afferma con convinzione.
"Ma, a parte gli scherzi, hai fatto dei passi da gigante solo in mezz'ora di lezione. Con un po' più di tempo ti mangerai quel palco."
Sono assolutamente sincera nelle mie parole.
"Grazie. Mi serve sentirmelo dire." Capisco che ha apprezzato ciò che gli ho detto "Ah, comunque, tu eri palesemente un elefante."
"Credo di doverlo prendere come un insulto."
Che significa che gli sembravo un elefante? Mi guardo immediatamente allo specchio e constato quello che già so: non sarò proprio uno stecchino ma neanche fuori peso. Mi sembra, insomma, di essere abbastanza nella norma.
Alex nota che mi sto rimirando ed inizia all'improvviso a balbettare: "No... Io ecco... Non intendevo che... Aspetta... Cioé..."
"Alex con parole tue." Lo esorto.
"Volevo dire che gli elefanti sono impotenti e dominano la scena, quando fanno la loro comparsa. Tu sembravi avere la stessa padronanza della situazione."
Visto che mi sto ancora guardando allo specchio, mi rendo conto di arrossire lievemente. Non sono proprio capace a reagire ai complimenti.
"Oh, beh... Grazie." Farfuglio, sentendomi in imbarazzo.
Mi auguro davvero che non si sia accorto che sono arrossita.
Bevo ancora un sorso dalla mia bottiglietta, mentre un dubbio mi sorge spontaneo.
"Ma davvero... Tra tutti gli animali come ti è potuto venire in mente l'elefante?" Suono più perplessa di quello che avrei voluto.
"Stavo pensando al tuo cognome, Fantini, e il collegamento è stato immediato."
Ora tutto assume più un senso logico. Non riesco, però, a non sorprendermi che sappia il mio cognome. Prendo coscienza solo ora di non sapere il suo ed inizio a domandarmi anche se Alex sia il suo vero nome o se sia solo un'abbreviazione. Ragiono, poi, sul fatto che non so quasi nulla su nessuno, dato che trascorro il mio tempo sempre con i soliti tre o quattro. Saprei, però, redare personalmente la biografia di Carola da quante informazioni ho raccolto in queste poche settimane.
"Mentre il tuo cognome sarebbe...?" Mi azzardo a chiedere, mentre lasciamo la sala.
Spero che alle sue orecchie non paia assurdo che io non lo sappia.
"Davvero non lo sai?" Mi chiede.
Come non detto.
"Non te lo starei chiedendo, se no."
"Faccio Rina di cognome." Scioglie il mio dubbio.
Scoppio a ridere senza volere e mi placo subito.
"Ehm scusa." Dico, mentre camminiamo nel corridoio tra le varie sale.
"Ma che c'ha di male Rina?" Sembra essersi offeso.
"Oh niente. È che..." Non riesco a trattenere un'altra risata.
Alex fa un passo avanti per allontanarsi da me e noto per la prima volta che, forse, è un po' permaloso, come dicono le voci che mi sono arrivate sul suo conto.
"Eh dai non volevo..." Istintivamente gli prendo il braccio per fermarlo.
Lo lascio all'istante e mi accorgo di essermi presa involontariamente troppo confidenza, poiché lui guarda il suo braccio con aria confusa. Lui mi ignora e procede avanti, allungando il passo; prendo a seguirlo, aumentando la velocità.
"Seriamente ti ha dato fastidio che io abbia riso?" Lo raggiungo.
"Sì." Si limita a dire con tono serio.
Evito di commentare con un "Che permaloso", limitandomi a pensarlo.
"Non può averti dato più fastidio del soprannome cavalletta o del caffè sulla maglia bianca."
"A quanto pare sì." Allunga nuovamente il passo.
"Voglio ricordarti che tu mi hai appena dato dell'elefante."
Appena pronuncio questa frase, si ferma un secondo per guardarmi.
Cala qualche secondo di silenzio fra di noi e, poi, lui lo interrompe, affermando: "Ok, questa te la dò buona. Almeno dimmi, però, che c'era così divertente su Rina."
Uso tutte le mie forze per contenermi, quando lui pronuncia il suo cognome, e gli rispondo: "Mi ricordava il nome medio di una vecchia del secolo scorso."
Lui si mette a ridere a mia sorpresa.
"Sai che non ci avevo mai pensato?" Sembro avergli aperto un mondo.
"Servivo io evidentemente."
Senza che io me renda conto siamo già arrivati di fronte alla casetta.
Alex mi legge nel pensiero perché asserisce: "Certo che vola proprio il tempo."
Ognuno di noi fa ritorno nella propria stanza e nella mia trovo una Carola, che si sta appuntando sul suo quadernetto nero i passi della sua nuova coreografia.
"Com'è andata la lezione?" Mi chiede nel momento in cui mi butto sul mio letto.
"È stato più divertente del previsto." Le rispondo, avendo nella testa l'immagine di Alex, che salta come una cavalletta per tutta la sala.
"Mi fa piacere."Mi sorride e, poi, guarda l'orologio "È giunta la nostra mezz'ora quotidiana per i telefoni. Anzi è già partita cinque minuti fa."
Rido per la puntualità maniacale della mia compagna di stanza. Apro il mio cellulare e vengo invasa dalle notifiche di Instagram. Numerose persone hanno cominciato a seguirmi ed è assurdo che nell'arco di una settimana io sia già ai ventimila followers. Ispirata dall'ultima lezione, pubblico una storia con sfondo nero e inserisco semplicemente tre piccole emoji di elefanti con il sottofondo sonoro di Sorry. Quando scorgo i dm, mi accorgo che un certo imalexwyse mi ha risposto alla storia.
"Ma è Alex questo?" Mi rivolgo a Carola, che in un batter d'occhio mi raggiunge sul mio letto.
"Ha proprio un bel profilo, vero?" Mi domanda, osservando le sue foto.
"Ma, in realtà, non l'avevo mai visto, anzi neanche lo seguivo." Confesso in tutta franchezza.
"Dobbiamo subito risolvere il problema." Lei si impossessa del mio telefono e preme il tasto del follow sul profilo del ragazzo "Lui ti seguiva già. Neanche di questo ti sei accorta?"
Scuoto la testa sotto lo sguardo basito della mia amica, che mi ridà in mano il mio apparecchio elettronico. Presa dalla curiosità, apro la chat con Alex, il cui messaggio recita così:
"Devono ancora inventare l'emoji della cavalletta ma nel dubbio ti giro questa: 🦗🦗🦗"
Scoppio a ridere all'improvviso e Carola mi guarda confusa, non capendone il motivo.
"Ma Alex fa così di nome o è un soprannome?" Mi ritorna in mente un altro mio dubbio.
"Ma come fai a non saperlo?" La ballerina è di nuovo basita "Si chiama Alessandro."
Alessandro Cavalletta sei davvero simpatico, penso nella mia testa.ANGOLO AUTRICE
✨Buongiorno a tutti✨
Oggi mi auguro di avervi soddisfatto di più visto che i nostri protagonisti passano molto più tempo insieme.
Che ne pensate delle loro interazioni? Vi piacciono i soprannomi che si sono dati?
Grazie ancora per le visualizzazioni, i voti e i commenti, che sto ricevendo🥰
Avete visto il daytime di oggi?
Mi è piaciuto un sacco vedere un po' dell'amicizia tra Alex e Nicol e adoro l'ironia del signor Rina.
Al prossimo capitolo,
Alyssa💙
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Quella macchia nera sul bianco [Alex Wyse-Amici 21]
Fanfiction"Noi siamo un unico controsenso." Lo guardo ancora una volta negli occhi. Alex sospira, avvicinandosi sempre più a me: "L'amore è un controsenso." Mi risuonano, in quel momento, le sue parole di molti mesi fa. "L'amore è quella macchia nera sul bian...