Capitolo 45- la fine di una bella giornata

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POV CAROLA
Dopo aver finito di parlare ci chiamano per mangiare, sempre fuori in giardino. Ma questa volta le lamentele non arrivano solo da parte nostra, ma per lo più dai genitori. Finito di mangiare ognuno di noi viene chiamato per andare a parlare con il preside, il prof e il dottore. Al mio turno io e la mamma ci alziamo ed entriamo nella sala.
<buongiorno.> diciamo in coro.
<prego sedetevi.> dic e il preside.
<allora signorina Nemi. Lei nel suo testo ha scritto che vede sua mamma come un'amica un po' troppo impicciona. Mi scusi, ma non c'era un altro termine per descriverla?> dice il prof Maggi.
<è la prima cosa che mi è venuta in mente pensandola. Cioè io le voglio molto bene a mamma, veramente. Però molte volte tende a voler sapere tutto sulla mia vita. Ma anche io ho bisogno dei miei spazi, così come i miei fratelli ne hanno avuto bisogno alla mia età e ne vogliono ancora ora.>
<così sarebbe stato meglio nel contesto letterale.> mi dice Maggi, prima di essere seguito dalla voce del preside che si rivolge a mia madre.
<lei signora ha citato nel suo tema i suoi tre figli, dicendo che sono la cosa per lei più importante. E per questo tende a passarci il più tempo possibile, perché ha paura che sia troppo tardi. Quindi riconosce questo suo comportamento che dice sua figlia?>
<in realtà non lo faccio apposta. Io voglio solo sapere cosa succede nelle loro vite, non mi sembra una cosa brutta.> risponde lei guardandomi.
<si mamma, però a volte esageri.> dico io senza provare ad usare un tono troppo duro. Alla fine riusciamo a chiarirci e uscendo dalla sala incrociamo Kim e la mamma che sono abbastanza tese tra di loro.

Finite tutte le "riunioni" andiamo nuovamente tutti in cortile e ci viene riferito che il convengo è finito, perciò i genitori dovranno uscire dal collegio. Ma prima di salutarli il preside ci informa inoltre che Giglio, Parziale, D'Ambrosio e Ricorda dovranno esporre ciò di cui si è parlato oggi, per essere stati, a detta del preside, la maggiore fonte di casino.
<mà, non te la sei presa ve?>
<ma va Caro. Sei stata sincera, però veramente, non lo faccio apposta ne con te ne con i tuoi fratelli.>
<lo so, lo so. Però oh, mo che vai a casa salutami quei due e papà. E digli che quando torno glielo presenti anche a loro Lorenzo.>
<ma come, a loro si e a me non volevo presentarlo?> continuiamo a parlare mentre siamo abbracciate e io così mi sento di essere tornata a quando ero piccola.
<vabbè ma a loro glielo sto dicendo con molto preavviso, altrimenti chissà che potrebbero fare.> dico ridendo nel vedere la finta espressione di disappunto di mamma. Il tempo dei saluti finisce presto e in men che non si dica vediamo i nostri genitori lasciare il collegio.

Il resto della giornata lo passiamo un'ora in classe, dove troviamo le dediche lasciate dai parenti, e il resto del tempo in sala ricreativa, dove c'è chi studia e chi fa altro, come me in questo caso. Io sono sdraiata sul divano, praticamente messa tutta sopra Lorenzo e lui che mi massaggia i capelli.
<Caro.> richiama la mia attenzione.
<mmh.> dico io alzando lo sguardo e incantando mi nel vedere i suoi occhi azzurri.
<sei bellissima.> io arrossisco e abbasso lo sguardo, ma lui me lo rialza e baciandomi mi dice
<andiamo di la?>
<dove?>
<in camera singola.> parliamo a bassa voce, sperando che nessuno ci senta e così sembra essere. Anche perché quando ci alziamo nessuno sembra fare caso a noi, così arriviamo tranquilli in camera.
<e ora?> dico io
<e ora fai fare a me.> e detto questo mi bacia, dando il via ad un bacio tutt'altro che casto. Le sue mani scendono più giù e le mie tirano i suoi capelli. Mi sbatte leggermente sul muro e i nostri corpi si toccano, ancora coperti dagli indumenti. Lui passa a baciarmi sul collo e sullo scollo della camicia e quando passa a baciarmi sopra i seni un gemito lascia le mie labbra. E lui sembra apprezzare, tanto è che continua imperterrito, togliendomi del tutto la camicia e concentrandosi sul reggiseno, che dopo pochi secondi si trova a terra. Lui continua a baciare e scende con i baci, ma noto che lui è ancora completamente vestito. Perciò rimedio slacciandogli la camicia e buttandola a terra. Continuiamo ciò cominciato poco prima, ma veniamo interrotti da qualcuno che bussa incessantemente alla porta.
<Loreee, mi serve aiuto. Non trovo Carola e devo studiare!> è la voce di Ale che attira la nostra attenzione e rivestendoci di fretta e mentre io metto la camicia dentro la gonna lui va ad aprire la porta.
<alla buon'ora!> dice il mio amico, ma si ferma vedendomi dietro Lorenzo.
<ahhh, ora capisco. Facciamo che me ne vado e vi lascio da soli ok?>
<no no, Ale resta c'è ormai resta.> dico io fermandolo. Così, tra i continui sguardi complici miei e di Lorenzo riusciamo a far studiare Alessandro e, bene o male, le cose le sa.

Un nuovo amore nel 1977  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora