Rivincita

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Non sento niente.

Non so...è difficile da spiegare, credo sia normale, non possiamo sempre sentire qualcosa giusto?

Non è la prima volta, ma è frustrante.

Non è il solito vuoto nel petto, non è il fastidio nello stomaco, è semplicemente...noia.

Non mi sono mai reputato una persona allegra od ottimista, sono sempre stato triste, almeno da quando ne ho memoria.

Così mi ritraevano tutti, silenzioso, timido, con un espressione cupa stampata sul volto come se fossi sempre di cattivo umore. Ma sono stato definito anche in modi peggiori.

Non ho molti ricordi della mia infanzia, non nitidi, non specifici ed ho sempre creduto fosse una cosa normale.

Può sembrare stupido ed insensato ma in realtà credo abbia un impatto fondamentale su quello che vorrei essere.

Dopotutto quando non ricordi, crei e quando crei, distorci.

Ho sprecato fin troppo tempo a sentirmi sbagliato, inutile, solo...triste. Ho sprecato così tanto tempo a distorcere l'immagine che avevo di me stesso che ora non so che farmene.

Ho provato di tutto per alleviare quello che sentivo, la rabbia repressa sotto miliardi di ricordi mai esplorati, il dolore nascosto che bussava alla mia porta travestito da ansie, paure, apatie...

Ho sempre creduto che ci fosse qualcosa di sbagliato in me, perchè non riuscivo a trovare quel sentimento chiamato amore, non riuscivo ad esprimerlo, non era mai abbastanza, non ne avevo mai abbastanza, perchè mi ritrovavo sempre solo, perchè tutti riuscivano a scegliere qualcuno che non fosse me.

Tempo fa decisi che non mi sarebbe importanto, che non era nulla di che, ma la dura realtà è che ci sono cose nella vita, che non possono essere decise.

Sono arrivato ad un momento di stallo una volta, ma quella volta era stata più pesante delle altre. Volevo che tutto smettesse, lo volevo con tutto il cuore. Lo trovavo ingiusto, trovavo ingiusto che tutto questo dovesse accadere a me che non avevo fatto nulla di male, che ero sempre stato infelice...che succedesse a me, angosciato da tutta la vita da questa costante paura che mi possa accadere qualcosa di terribile, di terminale, dalla quale non c'è via di scampo ma solo puro e silezioso buio.

Eppure ero li, in piedi, su quel cornicione in legno, ad un singolo passo da metri e metri di nulla.

Sono stato li per delle ore, al freddo, le mani strette sulle assi. Avrei voluto urlare, come tante volte avrei voluto fare nella vita, ma sembrava come se mi vergognassi di farlo.

Se fino a qualche anno fa mi aveste domandato quale fosse la mia paura più grande avrei risposto la morte, ma con gli anni, ho capito che quello era solo un effetto che mascherava ciò che provavo davvero.

Codardo, codardo fino alla fine.

Patetico, come ogni volta che soffermavo lo sguardo sul mio riflesso in uno specchio.

Non feci mai quel passo, ma delle volte, mi chiedo se non abbia fatto l'errore più grande di tutta la mia vita.

- REGULUS -

Scesi le scale fino ai sotteranei, facendo attenzione a non incontrare nessuno, il cuore mi martellava nel petto.

Diedi la colpa alla paura di poter essere scoperto, ma sapevo che questa sensazione non era dovuta interamente a quello.

Dicevo di non essere una persona romantica, di non emozionarmi per cose troppo sentimentali, dicevo di non essere in grado di amare, ma mentivo.

MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora