48

663 31 3
                                    

Toni

L'odiosa voce nella mia testa aveva sempre la meglio su qualsiasi cosa.

Mi comandava, era come un dittatore, decideva lei cosa dovevo o non dovevo fare ed io eseguivo ogni suo ordine.

Grazie a lei avevo imparato a non parlare di ciò che mi accadeva, scriverlo era meglio, avevo almeno sette diari pieni fino alla fine dei miei pensieri, di quello che mi accadeva, ogni cosa che non riuscivo a dire era presente lì dentro.

L'inchiostro e la carta erano come i miei migliori amici, conoscevano qualsiasi cosa di me, tutte quelle cose che la mia voce interiore mi diceva di non riferire a nessuno venivano messe per iscritto.

Credevo che mi sarei sentita meno fuori posto se quello che mi passava per la testa non rimanesse solo la dentro.

Non rileggevo mai nulla, richiudevo il quaderno e lo mettevo dentro il cassetto con la sua penna stilografica, avevo paura a vedere le parole che non riuscivo a dire, paura di cosa avrebbero scaturito in me.

16 Dicembre
Caro diario, oggi è stata una giornata abbastanza tranquilla, il mio progetto di scienze ha preso una A e la signorina Fisher mi ha fatto molti complimenti, sono diventata un pomodoro davanti a tutta la classe.
Edward Harris mi ha fatto lo sgambetto e mi è uscito un po' di sangue dal ginocchio, lui e i suoi amici sono così stupidi, la mamma però mi ha messo il cerotto e ora sto meglio.
Sono andata dalla nonna perché mamma è andata a lavoro e papà è da ieri sera che non chiama, hanno litigato molto questa settimana però sto bene, ora devo salutarti, la nonna e il nonno vogliono guardare il loro programma, a domani :).

Accennai un sorriso, la scrittura era più o meno decifrabile nonostante fossi piccola quando scrivevo, ero comunque molto ordinata.

Decisi di leggere un'altra pagina, non stavo esattamente seguendo l'ordine.

Trovai quella del 19 febbraio, me la ricordavo come se l'avessi scritta ieri.

Caro diario, ultimamente non ti ho aggiornato perché le cose a casa stanno andando molto male: papà se n'è andato, non so bene dove ma non mi ha nemmeno salutato, nessuna chiamata, nessun messaggio in segreteria, assolutamente niente, mamma è distrutta per questo, stava già male prima e ora non riesce nemmeno ad alzarsi dal letto. Non è mai stato presente nella mia vita, non è stato una figura paterna per me ma fa comunque male, perché sento questo dolore premere sul petto? perché se n'è andato così? perché non mi ha nemmeno abbracciato?, tutto quello che volevo era che mi volesse bene. Lo odio, lo odio tantissimo e lo odio perché nonostante questo mi manca, in realtà mi mancava anche quelle poche volte che era a casa, era difficile essere un buon padre?

Intorno era scarabocchiata con varie faccine tristi e mille punti di domanda, ero così confusa, non capivo perché l'avesse fatto, nemmeno un "ciao", da quel giorno non lo sentii per tre mesi.

Non avevo mai detto a nessuno che mi mancava e che una parte di me lo voleva sempre, non lo avevo mai ammesso, probabilmente per orgoglio o per la rabbia repressa che nutrivo per quell'uomo, l'avevo solo scritto, ed era peggio, perché invece di ammetterlo a mia madre, lo avevo ammesso a me stessa.

La mia voce interiore si prendeva a calci da sola, non potevano i miei sentimenti venire a galla così, non potevo dire che forse ancora gli volevo bene, non potevo perdonarlo, non potevo dirgli che magari se mi avesse abbracciato anche solo una volta forse ci sarei addirittura passata sopra, non doveva e non poteva essere così facile.

Non aveva il diritto di entrare nella mia vita facendo finta di preoccuparsi per me quando in diciassette anni della mia vita non l'aveva mai fatto.

Non poteva pretendere niente da me come io ormai non pretendevo più niente da lui, mi aveva prosciugata e non avevo più nessuna speranza in lui.

let's save ourselves from this hellDove le storie prendono vita. Scoprilo ora