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Toni

I mostri sono reali e anche i fantasmi lo sono, loro vivono dentro di noi...
e a volte vincono.

<<Toni, posso entrare?>> Alzai gli occhi notando metà del corpo di mio padre già nella mia stanza.

Dovetti chiude il mio libro di Stephen King e dargli la mia attenzione, anche se avessi continuato a leggere ignorandolo completamente lui avrebbe fatto di tutto pur di farsi notare.

Chiuse la porta restando in piedi a qualche metro di distanza dal mio letto.

<<Beh, fatti avanti>> Mormorai mostrando un sorriso sarcastico.

Mi spinsi gli occhiali da lettura sul ponte del naso e mi sistemai meglio sul cuscino dietro di me.

<<Volevo chiederti una cosa>> Era teso e nervoso, si mise una mano sulla nuca grattandola continuamente mentre si guardava intorno.

Gli feci un cenno con il capo per fargli intendere che stessi ascoltando ma non volevo rispondere.

<<Vorrei che andassimo a cena fuori, tu ed io>>

In un attimo sentii i nervi tendersi e il nodo che avevo alla gola stringersi sempre più forte.

<<Solo tu ed io?>> Deglutii a fatica, era quasi più nervoso di me a riguardo.

Cercavamo invano di non fissarci l'un l'altra, era una situazione talmente strana.

<<Vorrei solo che parlassimo un po', voglio avere la possibilità di conoscere mia figlia>> Ora aveva le mani dentro le tasche e uno sguardo triste che per qualche secondo lo compatii.

Lo odiavo perché mi mancava.

<<D'accordo...dove?>> Improvvisamente il suo viso si trasformò in un vortice di gioia immensa, aveva un sorriso esorbitante che nemmeno cercava di nascondere.

<<Sarà una sorpresa, andiamo per le otto?>>
Io annuii sospirando interiormente.

<<Perfetto>> Voleva avvicinarsi per darmi un abbraccio o una qualsiasi forma di affetto paterno ma sapeva che era troppo prematuro e che non avrei ricambiato, si limitò a farmi un ultimo sorriso e poi uscì.

Cos'avevo appena fatto.

***

<<Sono stata così debole, mio Dio, cosa diavolo mi è passato per la testa?>>

Parlavo a voce alta camminando avanti e indietro per la stanza, avevo le mani impigliate tra i capelli ed ero assolutamente frustrata all'idea di cenare con mio padre.

Cheryl era seduta sul bordo del mio letto con le gambe a penzoloni e aveva addosso la mia felpa verde militare, mi aveva confessato che era la sua preferita.

<<Ti puoi fermare un secondo?>>

Mi portai il pollice alla bocca e iniziai a mordicchiarmi l'unghia.

Cheryl allungò un braccio per afferrare l'estremità della mia felpa e mi tirò accanto a lei sul materasso.

Afferrò le mie mani per tenerle ferme e mi guardò negli occhi.

<<Devi stare tranquilla, se gli hai detto di sì è perché probabilmente in fondo lo volevi pure tu>>
<<Ma non è così, mi faceva solo pena immagino...ugh>> Sfilai le mani dalle sue e me le portai sul viso.

<<Puoi farcela okay? ti aspetterò qui, così non appena tornerai potrai raccontarmi dell'orrenda tortura che hai subito>> Disse facendomi spuntare un piccolo sorriso.

let's save ourselves from this hellDove le storie prendono vita. Scoprilo ora