Capitolo 2 - you and i have something noone can deny

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Ross

Ho finito anche di fare colazione quando Ginevra mi raggiunge in cucina con il fiatone. La guardo senza nemmeno nascondere il mio sorriso divertito mentre le sposto una sedia dal tavolo per farle posto.

Mamma ci fissa uno ad uno più volte, come se sospettasse che abbiamo combinato qualcosa.

«Che cosa è successo?» Domanda infatti, invitando Gin a sedersi.

Quest'ultima continua a riprendere fiato, poi finalmente si siede in mezzo a me e mamma, con uno sguardo che non mi convince.

Che intenzioni ha?

«Stanotte Ross ha port-»

«Gin!» Le tappo subito la bocca con una mia mano, per poi guardare mamma con fare innocente.

Piccola spiona.

«Niente, non ho fatto niente» chiarisco immediatamente, cercando di sembrare il più convincente possibile.

So di non esserlo, non per mamma, ma stamattina sembra distratta, quindi qualcosa mi dice che me la caverò.

Gin invece no.

La fulmino con lo sguardo prima di liberare la sua bocca.

«Sentite, io ho un appuntamento in ufficio per una causa, ma tornerò per pranzo. A proposito, ho invitato Hans a pranzo qui da noi» mamma si rivolge a Ginevra con un sorriso dolce. «Auguri di buon compleanno, amore».

L'abbraccia forte, poi le dà un bacio su una guancia. Ginevra le sorride ringraziandola a bassa voce.

Quando finalmente siamo soli, lei stranamente non mi assale con le domande che sembrava avere prima per me, come se qualcos'altro nella sua testa avesse appena catturato tutta la sua attenzione.

Diventa silenziosa come un sasso e il che è da Ginevra a pensarci, ma non quando c'è qualcosa che voglio nasconderle e lei lo sa. E adesso lei lo sa.

Meglio così, penso però, ricordandomi ciò che ha osato insinuare Mike ieri sera.

Sento la porta d'ingresso sbattere, segno che mamma è uscita di casa, e quel suono fa risvegliare Ginevra dai suoi pensieri, che subito riprende a fissarmi mutando la sua espressione assente in una confusa.

Sembra essere tornata in sé e ne approfitto per controllare il mio telefono, trovando così un modo per sfuggirle.

«Janette chiede che cazzo di fine hai fatto e perché non le rispondi ai messaggi» dico, mostrandole lo schermo del telefono. «Senti da che pulpito. Parla lei che ieri sera è sparita» continuo poi, rinfacciandoglielo proprio tramite messaggio.

Non è la prima volta che ci lascia ad una serata a cui ci ha accompagnati lei per andare a scopare con qualche ragazzo sconosciuto, facendoci restare a piedi.

Niente in contrario alle scopate, ma almeno avvertici, cazzo.

«Non so dove sia il mio telefono» Ginevra parla così a bassa voce che a malapena la sento.

«Dice che si scusa. Sua nonna è uscita di casa e il figlio dei vicini l'ha ritrovata dieci isolati dopo» leggo il messaggio di Janette ad alta voce per informare anche Gin mentre mi metto dritto con la schiena per stiracchiarmi.

Ieri in palestra ho esagerato e adesso sono indolenzito.

La nonna di Janette soffre di Alzheimer e nonostante i signori Loyd vogliano metterla in una clinica apposita, Janette continua a dire loro che non ce n'è bisogno perché se ne prenderà cura lei.

𝑺𝒍𝒆𝒆𝒑𝒊𝒏𝒈 𝑩𝒆𝒂𝒖𝒕𝒚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora