Capitolo 12 - this is real

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Adam

«Li faccio entrare. È solo una visita, non un vero e proprio interrogatorio. Vogliono solo sapere perché te ne sei andato e se sai qualcosa, non sospettano di te. Per ora tuo padre è soltanto scomparso, e noi sappiamo che non c'è modo di trovare il corpo. Quindi sta tranquillo e andrà tutto bene» mamma mi sussurra altre cose che dovrebbero tranquillizzarmi, ma io mi sono fermato a "li faccio entrare".

Piego la testa prima a destra, poi a sinistra, facendo scrocchiare il collo per sciogliere i muscoli in tensione, solo che non ci riesco.

Non sono pronto, ma devo esserlo.

Mamma mi scuote leggermente per una spalla e riporto lo sguardo ai suoi occhi verdi, uguali a quelli di Ross.

Li avrei voluti anch'io così, invece mi sono trovato degli occhi anonimi.

Grigi. La rappresentazione dell'incertezza, né nero né bianco.

«Ci sono io al tuo fianco» mi dice ancora mamma.

Annuisco. «Falli entrare».

Si allontana per far cenno ai due poliziotti di entrare, e dopo qualche secondo lo fanno, chiudendo la porta dietro di loro.

Cerco di tenere lo sguardo rivolto a loro anche se tutto quello che vorrei fare è abbassarlo.

Andrà tutto bene.

«Ciao, Adam. Possiamo parlare un po'?»

Uno dei due, probabilmente quello più anziano, si fa avanti. Fa un cenno a mamma come per chiederle il permesso di sedersi sulla sedia di fianco al mio letto, poi si siede dopo un suo cenno.

«Io sono l'agente Connor» l'uomo mi sorride gentile, «lui invece è l'agente Ben, siamo qui perché il signor Trevor Wong ha denunciato la scomparsa di tuo padre».

Lo sapevo che fosse stato il suo editor. L'unico che poteva accorgersi della sua assenza.

Mio padre era sempre solito sparire senza dire nulla, ma non con il suo editor. Quello mai.

Con lui era sempre in contatto e quando aveva una scadenza la rispettava sempre. Probabilmente il fatto che questa volta non l'abbia fatto lo ha insospettito.

«Sì, mia madre me lo ha riferito. Cosa posso fare per voi? Come posso esservi d'aiuto?» mantengo un tono calmo, nonostante il cuore mi stia andando a mille.

Mi trattengo dal giocherellare con uno dei miei anelli. Capirebbero che sono nervoso.

«Tu vivevi con lui, giusto?» Quello che dovrebbe essere l'agente Ben prende la parola.

Annuisco. «Sì, ma sono qui da un paio di settimane».

«Come mai? Tuo padre era in casa quando sei andato via?» L'agente Connor mi guarda attentamente.

«No, non c'era. Non c'era mai, spariva spesso e non tornava per giorni. Ho chiamato mamma e lei mi ha detto di venire qui, per non stare da solo» alzo le spalle come se avessi detto una cosa ovvia.

Anche se dovessero controllare, la telefonata a mamma di quella notte c'è. Sapranno che non ho mentito.

«E non avete pensato di denunciarne la scomparsa?»

𝑺𝒍𝒆𝒆𝒑𝒊𝒏𝒈 𝑩𝒆𝒂𝒖𝒕𝒚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora