21.FARE AMMENDA

6.7K 207 10
                                    


MARTINA POV.
Accesi la luce del bagno dopo aver fatto una doccia ed essermi cambiata in un paio di pantaloncini e una canottiera bianca . Presi i vestiti sporchi e li misi nella lavatrice, augurai la buonanotte a tutti in casa, prima di tornare in camera mia.
Mariana:"Non andare a dormire troppo tardi!" urlò dal soggiorno, dove stava lavorando su suoi disegni.
Io:"Non lo farò!" Gridai dalla mia porta, chiudendola subito dopo.
Diedi uno sguardo al mio orologio posizionato sul comodino, notando che fossero ancora le 9:00 decisi di fare qualcosa fino a quando avessi avuto sonno. Cercai tra i miei DVD, alla ricerca di qualcosa che mi andasse da guardare. The Last Song apparve davanti ai miei occhi e sorrisi stupidamente. Perché non guardarlo per la ventesima volta? Sono sempre in vena di un po' di Liam Hemsworth.
Accesi il televisore e inserii il DVD nello slot. Premetti il tasto 'play' e mi sdraiai sul letto in totale relax posizionando i cuscini dietro la schiena.
Tap. Tap. Tap.
Premetti il tasto 'stop' sul telecomando dopo aver sentito un rumore fastidioso. Mi accigliai quando si fermò e pensai che fosse la mia immaginazione così premetti di nuovo su 'play'.
Tap. Tap. Tap.
Sospirando frustrata, fermai il film per la seconda volta, maledicendo tutto ciò aveva interrotto la mia serata tranquilla. Mi guardai intorno nella stanza per capire se fosse caduto qualcosa. Nada. Forse in bagno?
Mi alzai seccata e iniziai a camminare verso il bagno quando quel rumore iniziò ancora una volta. E non veniva dal bagno, ma dalla mia destra. Cautamente girai la testa e il mio cuore quasi saltò fuori dalla mia bocca quando vidi una figura in piedi fuori dalla mia finestra. Mi precipitai più vicino, riconobbi Jorge appoggiato al vetro, mentre si teneva una mano sulla fronte. Così alzai rapidamente la finestra.
Io:"Che diavolo ci fai qui, Jorge?" Sussurrai/urlai così che la mia famiglia non mi avrebbe sentito.
Jorge:"Sono anche io contento di vederti, tesoro. Posso entrare?" Alzò le sopracciglia leggermente e sussultò nel farlo. Notai una sostanza rossa che colava da qualche parte nella sua fronte e cadeva sulla mano e sulla sua t-shirt bianca. Sangue.
Rimasi senza fiato.
Io:"Oh mio Dio!" Mi feci presto da parte per lasciarlo entrare dentro la mia stanza e chiusi la finestra per evitare che l'aria fredda scivolasse dentro.
"Che diavolo ti è successo?" dissi, inorridita. Lui non rispose. "Siediti". Ordinai e chiusi a chiave la porta. Si sedette sul bordo del letto, lasciando cadere la giacca nera casualmente accanto a lui. Iniziai a sentire un odore salato, ossido e metallico. Quasi soffocai. Non riesco a tollerare il sangue, ma non posso vomitare adesso. Non quando c'è qualcuno nella mia stanza che sanguina da morire.
Io:"Aspetta un secondo." Mi precipitai in bagno, quasi tremante. Presi alcuni batuffoli di cotone, un asciugamano bagnato con acqua e alcool e tornai in camera.

Jorge non si era mosso di un millimetro. Timidamente tirai la sua mano dalla fronte notando uno squarcio, almeno un paio di centimetri di lunghezza da cui colava del sangue. "Oddio." Mormorai stupita.
Jorge ridacchiò ma si fermò quando lo fulminai con lo sguardo. Come può essere così calmo quando è in questo stato? Come può venire qui sanguinante e non darmi nessuna spiegazione?
Pulii la ferita con l'asciugamano bagnato, togliendo il sangue solo per vederlo uscire fuori di nuovo qualche secondo più tardi. Non posso credere di starlo facendo. Nel frattempo, pulii la sua mano insanguinata nella sua t-shirt. Alzai gli occhi. Una volta che la fronte e il viso erano ricoperti di quel rosso, liquido appiccicoso, provvidi a tamponare un batuffolo di cotone inumidito in alcool per disinfettarlo.
Io:"Questo farà male." Mormorai. Trasalì leggermente quando toccai la sua carne, ma è niente in confronto a quello che avrei fatto. "Hai intenzione di dirmi cosa è successo?"
Jorge:"Niente."
Io:"Oh, davvero?" Risi. Questo mi ricorda quando aveva avuto un occhio nero e non mi disse nulla. Premetti il cotone più profondo nella sua ferita.
Jorge."Ahi!" Fece una smorfia e mi guardò con una 'cosa diavolo' espressione.
Sorrisi. "Ti ho fatto male? Oh, mi dispiace, pensavo fosse niente." Mi strinsi nelle spalle e continuai a pulire il fiotto più dolcemente questa volta.
Jorge:"Bene." Trascinò la "E" 'come faceva di solito. "Ho fatto a botte." Disse sospirando.
Io:"Perché non mi sorprende?" Mormorai, roteando gli occhi. Questi caddero sulla sua altra mano. Un lucente tirapugni di ferro in argento e ottone teneva le sue dita unita. Feci un passo indietro e aprii la bocca per parlare, ma mi resi conto che non avevo niente da dire.
Sentendo il mio disagio, Jorge si alzò in piedi. Portai le mani in alto fino a fermarlo. Jorge:"Quasi dimenticavo di toglierlo." Disse a bassa voce e poi lo mise da parte insieme alla giacca. L'apice di quello affare era sporco di sangue, che, presumo, non fosse il suo.
"Martina, non andare fuori di testa va bene? Era solo una litigata tra gang. Sto bene." Se stava cercando di calmarmi, non ci stava riuscendo.
Ingoiai il groppo che si era formato in gola. "Chi ti ha fatto questo?"
Esitò ma poi disse: "Peter".
In un primo momento, non sapevo chi fosse, ma poi ricordai il ragazzo della macchina, quello che avevo visto di nuovo quando ero nel Bronx con Jorge.
Io:"Con che cosa?" Chiesi lentamente, anche se non ero sicura di voler sapere la risposta.
Jorge:"Una cosa di metal-."
Lo interruppi - un po 'troppo tardi - scuotendo la testa. "Non importa. Non lo voglio sapere. "
Jorge:"Non agitarti, ok? Sto bene." Aprì le braccia mostrandomi che era vivo.

B.R.O.N.X.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora