JORGE POV.
Martina:"Si sta facendo buio." Disse guardando il cielo che si stava oscurando, prima dire guardare l'orologio che aveva al polso.
Io:"Che ore sono?" chiesi, pronto ad andare.
Martina:"20.00" mi informò.
Non posso credere che abbiamo parlato qui per più di due ore. Se devo essere sincero, mi sono divertito abbastanza. Tini è una buona compagnia, tranne quando decide di diventare una ficcanaso, ovviamente.
Io:"E' meglio che vada a casa." Mi alzai in piedi, raccogliendo le mie cose. Non è che abbia un coprifuoco e anche se l'avessi..sarebbe stato ancora presto, ma mia mamma probabilmente è già a casa e ha bisogno del mio aiuto con i miei fratelli.
Martina:"Sì, anche io." Si alzò e ci dirigemmo verso la porta. La caffetteria stava quasi per chiudere, solo poche persone erano sedute ancora ai tavolini.
La temperatura era scesa di molto perciò chiusi del tutto la zip della mia giacca. Martina tirò fuori dalla sua borsa una sciarpa nera e se l'attorcigliò attorno al collo.
Io:"Bhè, immagino ci vedremo lunedì." Dissi goffamente, tenendo con una mano la chitarra mentre infilavo l'altra nella tasca dei jeans.
Martina:"Hai intenzione di prendere la metropolitana con tutta quella roba?" chiese con uno sguardo di incredulità.
Io:"In realtà volevo tornare indietro volando, ma ho dimenticato il mio mantello da Superman a casa." Ridacchiai facendola sorridere teneramente. Aspettate, cosa? Dimenticate quel che ho appena detto. La parola 'tenera' non esiste nel mio vocabolario.
Martina:"Sei così stupido." Colpì il mio braccio ridendo ancora allegramente.
Per un attimo i nostri occhi si incontrarono e il suo sorriso improvvisamente si spense. Mi ritrovai a fissarla fino a quando non parlò facendomi scattare sull'attenti.
Martina:"Potrei darti un passaggio, sai. Vivo solo un paio di isolati da qui." Indico con un dito dietro di lei vero un viale enorme dove le luci colorate dei negozi e ristoranti erano già accese, dando alla città quella sua atmosfera vivace.
Io:"No, va tutto bene. Non mi dispiace andare in metropolitana." dissi, cominciando a camminare verso la fermata più vicina. Probabilmente ci metterò circa 45 minuti per arrivare a casa. Gemetti al solo pensiero.
Martina:"E a me non dispiace riaccompagnarti. Mi sto quasi appassionando al tuo quartiere." Disse, facendomi ridere.
Io:"Sicura?" chiesi alzando un sopracciglio.
Martina:"Mhh." Mormorò arricciando le labbra. "Da questa parte." E ci incamminammo verso il viale. Mi sentivo fuori luogo, come se non avessi potuto far parte di una zona come quella.
Io:"Deve essere una figata vivere qui, eh?" chiesi per fare un po' di conversazione.
Martina:"Non è male. Mi piace." si strinse nelle spalle. "Ma scommetto che non è nemmeno metà esaltante quanto il tuo di quartiere." mi guardò, ma si voltò subito.
Amo la sua timidezza. Non è come tutte le altre ragazze che conosco. Non flirta tutto il tempo e non mi si butta addosso come la maggior parte fa. E' chiaramente una figlia di papà, ma non mi giudica e non è snob. Forse è troppo elegante e da conto a sciocchezze come la moda, il makeup e a cose costose. Ma non posso biasimarla per questo. Se fossi ricco, probabilmente avrei 10 macchine e un'enorme collezione di cappellini e sneakers.
Io:"Te lo posso assicurare questo." Ridacchiai e lei rise piano, portandosi una ciocca dietro l'orecchio. Ho notato che lo fa molto spesso.
Continuammo a camminare parlando di cose non molto importanti ed ero grato che non tirò fuori di nuovo l'argomento "mio lavoro". Onestamente, è troppo innocentina e se non ha la minima idea di quel che faccio, preferisco che rimanga un segreto. Dopo tutto, la conosco solo da 3 settimane e non sa niente sulla droga o cose del genere.
Martina:"Siamo arrivati." Disse fermandosi davanti a una porta che si apriva su un garage. L'edificio che si innalzava su di noi era veramente altissimo, era di un color crema e aveva tantissime finestre anche se ci trovavamo sul retro che dava su un vicolo.
Appena passata la porta automatica,Tiniaccese le luci e io rimasi a bocca aperta. C'erano macchine di ogni colore e genere parcheggiate in file, ciascuna migliore delle altre.
Martina:"Ti serve un secchio? Stavi sbavando."disse sbuffando. "Non avrei mai pensato di poterlo dire per delle auto." La sentii mormorare. Ma ero troppo occupato a contemplare le bellezze intorno a me. C'erano delle Ferrari, delle Lamborghini, delle Porche, BMW, Mercedes e ogni veicolo costosa che si possa immaginare. Se i ragazzi fossero qui, non rimarrebbe più nulla.
Infine ci fermammo accanto all'audi bianca di Martina.
Io:"Pensi che se ci accorgono se ne rubo una?" chiesi in parte scherzando e in parte seriamente.
Martina:"La gente qui ama la propria auto più dei propri figli, quindi sì, in più ci sono le telecamere di sorveglianza." Disse, rovinando tutto il divertimento. Direi che questa pollastrella non coglie per niente il mio umorismo.
Continuai a guardarmi attorno soffermandomi su ogni singolo dettaglio: la vernice brillante, i vetri oscurati e contemporaneamente pensai a quanto avrei dovuto spendere per comprarmi una di questa.
Martina:"Hai intenzione di venire o cosa?" la voce esitante di Tini mi riportò sulla terra. Era in piedi accanto al posto guida e subito mi balzò in testa un'idea.
Io:"Tini." Iniziai, camminando lentamente verso di lei. Il suo voltò cambiò appena capì quello che volevo.
Martina:"No." Disse severamente stringendo le chiavi della macchina in mano.
Io:"Dai, fammi guidare solo per questa volta. Ti prometto che starò attento." Dissi piano, cercando di fare una voce convincente e uno sguardo seducente. Questo funziona sempre.
Distolse lo sguardo non essendo in grado di sopportare il mio. Ho notato che anche questo capita molto spesso con lei.
Martina:"No." Ripetè. "Sai almeno guidare?"
Io:"Da quando avevo 14 anni." Dissi. Mio padre mi aveva insegnato a guidare con la sua vecchia auto, ma si è rotto prima che potessi essere abbastanza grande poterlo fare legalmente.
Martina:"Questo non significa nulla. Voglio vedere la patente" sollevò la mano in aria guardando il soffitto. Aveva quell'espressione intelligente come se non si aspettasse che ce l'avessi.
Frugai nella tasca, trovandola e porgendogliela sulla mano. Mentre la esaminava, aprii il bagagliaio per metterci dentro tutte le mie cose.
Quando mi riavvicinai a lei, la stava ancora fissando.
Martina:"Sei la prima persona che io conosca che esce bene in una foto tessera." sbottò e immediatamente si mise una mano davanti la bocca essendosi resa conto di quella che aveva appena detto. Riuscii a beccarla arrossire giusto prima che si spensero le luci.
Sorrisi a me stesso prima di riprendere la patente e ficcarla nuovamente della tasca dei jeans. Fece un passo all'indietro colpendo una colonna. Aveva un'espressione impaurita, probabilmente si stava chiedendo cosa stessi facendo. Appoggiai le mani sulla colonna, intrappolandola. Riuscivo a sentire il suo respiro.
Martina:"C-Che cosa stai facendo?" balbettò evitando il mio sguardo di nuovo.
Io:"Non preoccuparti, non ho intenzione di violentarti." Sembrò rilassarsi. Aveva davvero pensato che avessi potuto fare una cosa del genere? Posso avere qualsiasi pollastrella senza muovere nemmeno un dito, il che è più grave. Le accarezzai la guancia per farle girare la testa, ma cercava in tutti i modi di liberarsi.
IO:"Perché non mi guardi?" mi leccai le labbra lentamente e la beccai mentre le fissava. AH, ti ho scoperta.
Martina:"Perché mi rendi nervosa." Sbottò.
Mi chinai verso di lei e le sussurrai "davvero?" mi avvicinai ancora di più fino al punto che il mio labbro inferiore toccava il suo lobo. "Questo ti rende nervosa?"
Lei rabbrividì e la sentii deglutire. Feci scivolare le dita sulle sue braccia, senza muovere le labbra dal suo orecchio, così da raggiungere le mani. La tensione allentò la presa sulle chiavi dandomi la possibilità di rubargliele.
Mi appoggiai allo schienale. Aveva un'espressione sconcertata e aprì la bocca come per dire qualcosa, ma non ne uscì niente.
IO:"Sono contento di farti questo effetto." Feci l'occhiolino sorridendole maliziosamente. Inserii le chiavi per avviare l'auto. "Vieni o...?" Mi mandò uno sguardo malefico prima di sedersi al sedile del passeggero e sbattendo la portiera.
Martina:"Stronzo." Mormorò. Non le dissi niente perché in realtà lo meritavo."Dal momento che tu guidi, io ho il diritto di scegliere la musica." Sorrise e io sospirai infastidito, preparandomi mentalmente al peggio.
Si accese la radio e si sentì una canzone pop. Cercai di concentrarmi sulla strada per evitare quel suono fastidioso.
"I want you back, I want you back, I want, I want you back." Tini cominciò a cantare,non era niente male.
Mi fermai al semaforo rosso e la fissai.
Martina:"Cosa?" esclamò divertita ma pur sempre imbarazzata.
Io:"Ti sei resa conto che stavi cantando come se fossi stata nella doccia? Oltre più, da sola,però non sei poi così tanto male?" dissi senza riuscire a trattenere una risata.
Martina:"Taci. Non tutti sanno cantare bene come te, Blanco." Disse seccata, ma sapeva che voleva ridere.
Io:"Pensavo il mio soprannome fosse Ragazzo Figo." Sorrisi, sapendo che l'avrei messa a disagio.
Martina:"E' verde." Rispose indicando il semaforo ed evitando la mia affermazione.
Per il resto del viaggio rimase in silenzio ma canticchiò le canzoni che mettevano alla radio.
Io:"Questa musica è la più brutta che io abbia mai sentito." Confessai quando ormai eravamo vicini a casa mia.
Rimase a bocca aperta."Non permetterti di dirlo un'altra volta. Non quando sei nella mia macchina."
Ridacchiai.
Io:"Sai, avrei potuto rubarla." Dissi con una voce seria guardandola per farle vedere che non stavo scherzando.
Martina:"Ma non lo farai." Disse esitando come se non fosse stata così sicura che non l'avrei fatto.
Io:"Cosa te lo fa pensare?" la guardai per un attimo. Era completamente buio adesso. Mi sentivo un po' in colpa ora perché poi avrebbe dovuto guidare qui sola.
Martina:"Sei un mio amico." Disse usando una voce dolce che mi fece ridere.
Io:"Davvero? Siamo amici?" chiesi, divertito dalla nostra conversazione.
Martina:"No, ma voglio la mia macchina." Disse stringendosi nelle spalle.
Io:"Oh, quindi ora non siamo più amici?" feci finta di essere offeso e portai una mano al petto. "Mi causi dolore. Proprio qui." Misi il broncio e indicando il cuore. Lei ridacchiò.
Martina:"E quando fai il broncio sei così ca-" Si fermò prima di ridere 'carino'.
Martina:"così cool."-Si e' salvata, sa che non mi piace quando mi chiamano carino o tenero. Però lei è così tenera che.. non lo so. No Jorge! Smettila di dire quella parola.
Io:"Sei cool anche tu." Ridacchiai.
Dopo qualche attimo di silenzio mi chiese cosa fosse il palazzo del "Social Work" e le spiegai che li andava la gente che aveva bisogno d'aiuto. Se una ragazza era incinta poteva andare li, oppure quel posto distribuiva cibo e vestiti per le persone meno adagiate.
Fermò la macchina vicino casa mia. E si girò a guardarmi.
Martina:"Mi devi un caffè" Disse mentre si slacciava la cintura di sicurezza.
iO:"Ah vero." Slacciai anche la mia. "Che ne dici di darmi il tuo numero e poi ti chiamo quando riesco a trovare un buco libero nella mia vita tanto impegnata?" Le dissi facendole l'occhiolino.
Martina:"Sei così stupido!" Rise. "Vabè dammi il telefono che salvo il mio numero." Le diedi il mio iphone e la osservai mentre digitava il numero sullo schermo. "Ecco."
Io:"Sexy Tinita?" Scoppiai a ridere leggendo il nome che si era data da sola.
Martina:"Ehi, è la verità!"
Le risate piano piano svanirono lasciando un leggero silenzio.
Martina:"Meglio che vada o mia mamma mi ammazzerà." Si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio come sempre.
Io:"Gia' è meglio." Mi avvicinai per darle un bacio sulla guancia e arrossì. "Grazie per il passaggio, Principessa."
Mi sorrise e uscii dalla macchina. Prima che potesse sparisse nella via urlai. "Comunque mi piace il tuo odore!"
L'ultima cosa che sentii prima di entrare a casa furono le sua adorabile risata.
Perché quando sono con lei penso a cose adorabili e tenere? Cosa mi sta facendo questa ragazza?
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B.R.O.N.X.
FanfictionTralasciando il fatto che tutti e due vivono a New York, Jorge e Martina non hanno niente in comune. Mentre Jorge fa l'impossibile per sopravvivere, Martina ha qualsiasi cosa ogni ragazza possa volere .O per lo meno lei pensa di avere tutto. Cosa s...