36.TI AMO

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Jorge Pov.
"Perché, cazzo, io ti amo." Sbottai. Merda. Questo non era esattamente ciò che avevo pianificato - non che avessi pianificato qualcosa - ma non era ciò che avevo in mente quando pensavo a come 'sganciare la bomba', come l'aveva chiamataXabi.
Sapevo di essere fottuto quando notai sul viso di Martinaun'espressione d'incredulità e smarrimento. La sua bocca era spalancata, mentre i suoi occhi sembravano voler uscire dalle orbite, se non fosse stato per gli occhiali che fungevano da barriera.
Martina:"Tu cosa?"Cazzo. Sapevo che non avrei dovuto dirlo. Mi stavo rendendo ridicolo e, non stavo mentendo, ma sentii una fitta al centro del petto - per quanto banale potesse sembrare.
I nostri sguardi rimasero intrecciati, come se nessuno avesse potuto costringerci a guardare da qualche altra parte, erano incollati l'uno a quello dell'altra. Avevo sganciato quella cazzo di bomba. Mi aveva finalmente colpito. Avevo detto ad una ragazza che l'amavo. In vita mia non avrei mai pensato di poter vivere questa situazione, non avrei mai immaginato che mi sarei innamorato. E lei non sentiva le stesse cose. Grande, Jorge.
Quando Martina rimase in silenzio, come se il suo cervello fosse incapace di formulare qualsiasi frase per via dello shock, decisi di parlare. "Senti, se t- tu non mi ami, va bene. Non devi sentiti obbligata a - " balbettai come un idiota, sentendo le mani sudare fino a quando non mi bloccò.
"Stai zitto." Come prima cosa, Martina serrò le labbra, per poi far comparire su di esse un grande sorriso. "Oh mio dio, ti amo anche io, Jay." Esclamò, utilizzando quello che mi sembrò un tono felice, prima di avvolgere braccia e gambe attorno al mio corpo tremante.
In un primo momento, indietreggiai di poco, non mi aspettavo quella reazione e, soprattutto, quell'espressione esaltata sul suo viso, ma non appena udii quelle sue parole, la strinsi a mia volta. Sentii un sorriso involontario farsi spazio sul mio viso. Mi amava. "Mi ami davvero?" domandai incredulo, cercando di pronunciare quelle parole nel momento in cui il viso di Tini si sollevò.
"Sì, davvero." Annuì timidamente, mordendosi il labbro. Le sue braccia erano avvolte attorno al mio collo, mentre le mie mani, poggiate sui suoi glutei, sostenevano il suo peso. "Aspettavo da tanto che lo dicessi."
Ammise, abbassando lo sguardo e notai le sue gote arrossarsi lievemente.
Io:"Non smetterai mai di sentirlo. Ti amo." Ripetei, lasciando che le parole mi morissero in gola, prima di far incontrare le mie labbra con le sue. Era quasi il miglior bacio che ci eravamo scambiati. Ogni emozione, ogni grammo d'amore, adorazione e felicità che entrambi sentivamo in quel momento, venne sfogato in quel bacio. Martina sorrise sulle mie labbra, prendendomi il viso tra le mani. Ci staccammo per qualche secondo, sorridendo l'uno all'altra. Le nostre fronti si sfiorarono e le baciai un'ultima volta le labbra, prima di posarla nuovamente al suolo.
Martina:"Sono contenta che tu mi abbia costretta a scendere." Ridacchiò, intrecciando le dita della sua mano con le mie. Non potei evitare di far comparire un sorriso sulle mie labbra ,che però si tramutò subito in una smorfia quando notai un cinese intento a fotografarci con il suo cellulare. Ero certo che quelle persone fotografassero ogni singola cosa.
"Cosa stai guardando, idiota?" gli gridai, facendolo correr via con sua moglie, o chiunque essa fosse. Sperai solo che non avesse creato un intero book fotografico su di noi.
Martina:"Jorge." Mi riprese, ridacchiando e costringendomi a distogliere lo sguardo da quell'uomo con un gesto veloce della mano. Abbassai lo sguardo e feci roteare gli occhi scherzosamente.
"Non mi piace essere fotografato." Mormorai, avvolgendo le braccia attorno alla sua vita ed attirandola a me per baciarla di nuovo. Ridacchiò, ricambiando il bacio. Solo quando ci staccammo notai com'era vestita.
"Stai perdendo il tuo gusto nel vestire, piccola." Mugugnai, sentendola ridere.
Martina:"Ho dovuto vestirmi velocemente, okay? Non è colpa mia se qualcuno è un tantino impaziente." Mi colpì il braccio, per poi abbracciarmi.
"Vuoi andare da qualche parte?" mi venne un'idea all'improvviso. Sperai solo che fosse accettabile.
Martina:"Attualmente, non credo riuscirei a dormire." Ridacchiò leggermente, prendendo la mia mano. Dovetti ammettere che ero rimasto alquanto sorpreso che non se ne fosse uscita con 'sono in punizione' oppure, 'è tardi, ma non avrei obbiettato."Figo." La sentii ridacchiare, prima di aprire la portiera della macchina per farla salire - hey, anche io potevo essere un gentiluomo."Dove andiamo?" domandò curiosa, come faceva spesso.
Io:"Sai che non te lo dirò, vero?" sollevai un sopracciglio, guardandola, ed avviai il motore, uscendo dal parcheggio che avevo miracolosamente trovato.
Martina:"Una ragazza ha il diritto di sognare." Si strinse nelle spalle, sbattendo dolcemente le palpebre.
Ridacchiai, guidando verso una destinazione di cui non ero molto sicuro.

B.R.O.N.X.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora