64.REALE E VERO (penultimo)

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Martina Pov.
"Sto uscendo con una ragazza del college," disse Jorge in modo serio, sollevandomi da terra. Mi tolsi il cappello del diploma e gli sorrisi quando mi rimise a terra.
"Non sono ancora al college."
"Dettagli."
Era passato un mese da quando Jorge ed io ci eravamo riconciliatati. All'inizio era stato difficile, quando Jorge era ancora in ospedale ed io non potevo fargli visita spesso, ed ero immersa negli ultimi compiti di scuola. Ma ce l'avevamo messa tutta, passo dopo passo. Jorge era uscito dall'ospedale una settimana fa e aveva iniziato sin da subito a cercare lavoro. Le fatture dell'ospedale avevano lasciato la sua famiglia con pochi soldi da parte - sebbene avevano dovuto spendere i guadagni di Alvaro - e lui non aveva ancora una macchina.
"Come sta andando la ricerca di un lavoro?" domandai, sistemando le pieghe lungo la gonna del mio vestito blu. Il sole era fin troppo caldo per l'inizio di giugno e, dal momento in cui la cerimonia si era svolta nel cortile della scuola, iniziavo a sudare.
"Ho un colloquio lunedì per un posto disponibile come insegnante di basket per bambini," rispose, infilando le mani nelle tasche dei suoi pantaloni. Si era vestito per l'occasione: una camicia azzurra ed un paio di pantaloni blu, abbinati alle sue scarpe da ginnastica preferite. Aveva solo bisogno di tagliarsi nuovamente i capelli, perché gli finivano continuamente negli occhi. Ma stava così dannatamente bene e dovevo lottare per tenere le mani a posto.
"Sembra buono." Lo afferrai per il braccio, dirigendomi verso una panchina. I tacchi che indossavo erano terrificanti, sia in senso buono che in senso cattivo. Mi stavano uccidendo i piedi e per di più camminavamo su ciottolato, per cui faticavo a restare in piedi. "Cos'è successo con la scheda che ti ho dato? Hai chiamato Richard?" Sapevo che Jorge avesse distolto lo sguardo per evitare di ridere, perché non l'aveva fatto. Lo colpii al braccio. "Jorge! La paga è buona e ti divertiresti."
"Martina." Il suo tono divenne serio, lasciandomi intendere che era infastidito per il fatto che glielo stessi ripetendo. "Apprezzo il supporto tuo e di tua madre, ma non voglio passare l'estate a vestirmi in modo elegante e a posare per un fotografo che, probabilmente, mi farà restare mezzo nudo."
"Oh, per favore." Finsi un'espressione indignata. "Se fosse stata una donna, non ti saresti lamentato."
"Questo è perché non m'importa se le donne mi fanno l'occhiolino."
Lo colpii nuovamente.
"Credo che questo potrebbe davvero funzionare," disse, riferendosi all'insegnante di basket che aveva menzionato poco prima. "Mi piacciono sia il basket che i bambini e sono bravo con entrambi. D'altro canto, vorrei avere abbastanza tempo libero per stare con te e la mia famiglia." Gli posai una mano sulla spalla.
"Questo è vero." Voltai il capo e gli baciai la guancia quando vidi mio fratello Facundo con la coda dell'occhio. Stavo quasi per scontrarmi con lui. Non vedevo Facundo da mesi e, considerando il fatto che il nostro rapporto fosse migliorato, mi era terribilmente mancato. "Whoa," rise, impedendomi di finirgli addosso. "Sono contento di vederti, sorellina."
"Quando sei arrivato?" domandai, allontanandomi di poco. "Pensavo che non ce l'avresti fatta," lo accusai.
"Ho mentito. Volevo farti una sorpresa." Mi dedicò uno dei suoi sorrisi da ragazzo americano e non potei restare arrabbiata con lui.
"Sono felice che tu sia qui," dissi, abbracciandolo di nuovo. Jorge era in piedi e stava guardando una ragazza mora in abito bianco che si era alzata di punto in bianco. Aveva un braccio avvolto attorno alla mia vita e fece un cenno a mio fratello. "Jorge," disse Facundo, annuendo a sua volta. Alzai gli occhi al cielo. Avrebbero dovuto lasciare da parte i loro conflitti a questo punto.
La ragazza mora era ancora lì e stavo quasi per fulminarla quando mio fratello le prese la mano e si schiarì la voce. "Questa è Kylie."
"Certo," sbottai, muovendo qualche passo per stringerle la mano. "Facundo mi ha parlato così tanto di te. Sebbene non mi ha mai fatto vedere una tua foto. Ecco perché non ti ho riconosciuta." Mio fratello divenne improvvisamente rosso in viso, lanciandomi un'occhiataccia, sicuramente per quel mi ha parlato così tanto di te. Non era proprio vero. Sono riuscita ad estorcergli alcune informazioni.
"Congratulazioni," mi disse Kylie, sorridendomi e mostrandomi i denti più bianchi che avessi mai visto. Facevano un bel contrasto con la sua pelle abbronzata.
"Grazie." Sorrisi a mia volta. "Questo è il mio ragazzo Jorge." Facundo mi dedicò nuovamente un'occhiataccia. Diciamocelo, non avevamo ancora discusso dell'amore della mia vita riguardo a quello che era successo prima dell'incidente. Con mia sorpresa, Kylie non guardava Jorge nel modo in cui lo guardavano la maggior parte delle donne. L'aveva semplicemente salutato e poi si era voltato di nuovo verso Facundo. Wow. Questa ragazza mi piace già.
"Allora, mamma e papà sono nei paraggi?" domandò Facundo, guardandosi attorno. "No. Non sono venuti," dissi sarcastica, facendo ridere Kylie. "Certo che ci sono. Esattamente dietro di te. Non guardare. Stanno guardando verso di noi e stanno bisbigliando."
Facundo sospirò come se si trattasse di una questione di vita o di morte. "Seriamente, amico. Se i tuoi genitori hanno accettato me, non credo avranno problemi con lei. Sembra una ragazza normale." Jorge si strinse nelle spalle. Dalla faccia di Facundo, era evidente che non si aspettava che Jorge gli parlasse per primo. "A meno che tu non stia nascondendo una pistola o delle anfetamine sotto al vestito." Kylie sorrise. Avevo l'impressione che lei e Jorge sarebbero andati d'accordo e non avrei dovuto preoccuparmi di lei perché, apparentemente, era innamorata di mio fratello. Alzò le mani in segno di resa. "Sono pulita."
Tuttavia, Facundo sembrava nervoso. Non credo abbia già parlato a mamma e papà di Kylie. Mamma probabilmente sapeva tutto perché, beh, è una mamma e le mamme sanno ogni cosa. Ma riuscivo a capirlo. Non aveva mai avuto una ragazza seria e avrebbe voluto che tutto andasse per il verso giusto con la sua ragazza e con la sua famiglia. Lo sapevo perché c'ero passata anche io.
"Prometto che mi comporterò bene," disse Kylie a Facundo, ammiccando, ma con tono abbastanza alto in modo che potessimo sentirlo. Ricevetti lo spunto di allontanarmi da lì, prima che iniziassero a baciarsi o avrei dovuto sorbirmi la vista di un ex puttaniere mentre diventava improvvisamente smielato. Trascinai Jorge con me verso un lungo tavolo che la scuola aveva riempito con salatini. Credetti che fosse tutto disgustoso dal momento in cui il sole batteva su ogni cosa. Come mi aspettavo, la Diet Coke che poco prima avevo preso da una ciotola colma di ghiaccio, era tiepida e sgasata.
"Non hai delle caramelle nella borsa, vero?" domandò Jorge, congiungendo le mani. Scossi la borsetta, trovandoci solo il telefono e la cipria. "Dannazione. Devo averle mangiate tutte mentre venivo qui." Scossi il capo, divertita. Jorge era stato costretto a smettere di fumare, per cui il suo bisogno di zuccheri era arrivato alle stelle. Aveva detto che quella era l'unica cosa in grado di reprimere il suo vizio. "Sai, dovresti provare a trovare un sostituto più sano," dissi, bevendo un sorso di quella bevanda tiepida e cercando di non fare smorfie. "Come quei pezzettini di mela che ti danno con l'Happy Meal da McDonalds."
Jorge mi fulminò con lo sguardo, frugando poi nelle sue tasche sperando di trovarci qualcosa. "Aha!" esclamò, tirando fuori una gomma da masticare. Non ho voluto dirgli che quella non conteneva zuccheri, avrei spezzato il suo entusiasmo.
I miei genitori si trovavano a pochi metri da noi e parlavano con i genitori di Lodovica. Avrei voluto essere presente per l'imbarazzante presentazione di Kylie da parte di Facundo. Sarebbe stato bello. "Continuo a non fidarmi di quel ragazzo." Jorge assottigliò lo sguardo, facendomi distogliere l'attenzione dai miei genitori. Samuel era con la sorellina Clara, la quale era ben più entusiasta di ogni altro studente. Continuava a stringere le mani e a congratularsi con chiunque le passasse accanto. Non credevo che avrebbe lasciato il paese per frequentare il college. Avrei dovuto essere più preoccupata di lei visto che stavo per attraversare l'intera nazione. Né io né Jorge avevamo intenzione di riportare a galla quell'argomento.
"Dagli tregua, Jorge. È fidanzato con Candelaria da, circa, quattro o cinque mesi e lei non si è mai lamentata di lui nemmeno una volta. Credo sia un record."
Samuel notò che Jorge lo stava fissando e ci salutò con la mano. Ero consapevole che Jorge non avrebbe approvato alcun fidanzato di sua sorella, ma se non altro poteva fare uno sforzo per il povero Samuel. Credevo fosse intimidito da Jorge, sebbene fossero alti uguali e Samuel non era poi così magro. Tuttavia, Jorge strinse la mano a pugno ed ero convinta che Samuel cercasse di prenderlo come un buon segno.
Sorrisi a Samuel, cercando di soffocare una risata mentre punzecchiavo Jorge. "Andiamo." Riluttante, distolse lo sguardo da Samuel e mi seguì, ricevendo poi un abbraccio da mia madre non appena raggiungemmo la mia famiglia. Ero abbastanza sicura che erano seduti vicini durante tutta la cerimonia, ma mia madre era diventata stranamente affettuosa con Jorge dopo l'incidente. Dimostrava particolare simpatia in sua presenza, con il fatto che suo padre se n'era andato e che sua madre doveva crescere da sola tre figli.
Pattie e mamma avevano legato e ora mia madre l'aveva invitata persino alle sue sfilate di moda. Credo che Pattie fosse sorpresa quanto me, ma declinava sempre educatamente ogni invito. Mi aveva spiegato che non si sentiva a suo agio in posti come quelli e che non era molto legata alla moda. Le avevo detto che non c'erano problemi. Mia mamma si comportava in quel modo con chiunque. Se le piacevi, faceva del suo meglio per farti diventare parte attiva della sua vita ed aiutarti meglio che poteva. Quindi aveva offerto a Jorge diverse opportunità di lavoro del mondo della moda. Sapeva essere un po' opprimente certe volte, ma ero felice che stesse costruendo un buon rapporto con la famiglia del mio ragazzo. Avrebbe reso le cose più facili tra di noi.
Mio padre continuava ad essere cauto e distante. Non commentava mai la mia relazione con Jorge. Dopo tutto, era al corrente della sua fedina penale e c'erano cose che mia madre non sapeva e che avrei preferito che non sapesse. Il passato era passato ed avrei preferito lasciarlo là, dov'era giusto che restasse. "È tua sorella quella che sta arrivando, Jorge?" domandò mamma, sorridendogli. Era più felice di quel che mi aspettavo circa il mio diploma, considerando il fatto che non era la prima volta che uno dei suoi figli finisse il liceo. L'ho vista diverse volte mentre si passava i fazzolettini sotto agli occhi durante il mio diploma. Il suo trucco era ancora intatto ed in mano reggeva un bicchiere di vino bianco.
"Ha delle cose da fare a scuola," mentì Jorge. Sapevo che le aveva fatto credere che il mio diploma sarebbe stato domani, così che non sarebbe venuta e non avrebbe, di conseguenza, visto Samuel. Sospettavo che Candelaria conoscesse la verità, ma per qualche ragione non era ancora arrivata. Credevo fosse stanca di discutere con il suo opprimente fratello maggiore, per cui ne aveva approfittato per incontrare Samuel quando Jorge sarebbe stato lontano. D'altro canto, sapevamo entrambi quanto fosse preoccupante essere il modello di casa dopo l'incidente, Jorge cercava di prendersi cura di tutti, mentre restava fuori dai guai e cercava un lavoro decente che avrebbe aiutato sua madre a pagare le bollette. Al momento ero davvero fiera di lui.
"Oh." Mamma si rattristò all'istante. Aveva visto Candelaria come un'aspirante sarta. Mi aveva detto che le avrebbe offerto un lavoro nel suo ufficio non appena avrebbe compiuto i 16 anni. Sapevo che Cande avrebbe apprezzato. Era sempre stata affascinata dai disegni di mia madre e avevo perso il conto di quante volte aveva preso in prestito i miei vestiti, senza mai riportarmeli. Le uniche cose che non le piacevano erano i soffici vestiti rosa.
"Ma verrai a pranzo con noi, vero tesoro? Abbiamo i posti prenotati." Jorge mi guardò senza sapere cosa rispondere. "Sì, verrà." Gli dedicai uno sguardo serio. "Te l'ho detto, ricordi? Pranzeremo tutti assieme in un ristorante qui vicino."
"Giusto. L'avevo dimenticato." Jorge abbozzò un sorriso. Non l'aveva dimenticato, perché glielo avevo ripetuto per oltre un mese. Aveva solo mantenuto alta la guardia. Non che potessi fargliene una colpa. Jorge non si sentiva ancora pienamente a suo agio accanto a mio padre, e mia madre, come avevo già detto, riusciva ad essere davvero opprimente. Gli strinsi la mano e con le labbra mimai un andrà tutto bene. Non sembrò credermi sulla parola, ma annuì ugualmente.
"Grandioso." Mia madre congiunse le mani, stando attenta a non far cadere il bicchiere. Adorava le occasioni in cui ci si vestiva ed agghindava a tema. "Ora dobbiamo solo aspettare che tuo fratello trovi il coraggio di portare la sua ragazza qui e poi potremo andare." Jorge ed io ridacchiammo. Incrociai lo sguardo di Lodovica dall'altro lato del cortile e mi mimò con le labbra un ti chiamo dopo. Le feci un cenno d'assenso. Avrebbe pranzato con la sua famiglia e probabilmente, se avesse avuto fegato, avrebbe presentato loro Xabiani. Suo fratello minore l'aveva già conosciuto e pensava fosse figo perché Xabiani sapeva come far partire una macchina senza le chiavi, ma Lodovica non era sicura di come l'avrebbero presa i suoi genitori e con l'estate in arrivo, non voleva sprecare alcuna opportunità. Sua madre era quel tipo di persona che l'avrebbe spedita in un campus in Inghilterra se Xabiani avesse avuto una cattiva influenza su sua figlia.
I miei genitori adoravano Kylie. Ero un po' gelosa del modo in cui le diedero il benvenuto, totalmente differente rispetto alla prima volta in cui conobbero Jorge. Specialmente mio padre. Kylie non era solo bellissima ed intelligente, amava anche il basket. Ecco perché a mio padre piaceva così tanto. Facundo sembrava volesse iniziare a ballare da un momento all'altro. Era così sollevato da tutto ciò che non si era nemmeno accorto di essere seduto accanto a Jorge, attorno al tavolo rotondo del ristornate. Molto probabilmente, Jorge era troppo occupato a non fare nulla che mio padre non avrebbe gradito.
"Rilassati," sussurrai, appoggiando la mano sulla sua gamba. Mi guardò e mi sorrise brevemente.
"Tuo padre mi spaventa." Cercai di non ridere perché Jorge non aveva mai ammesso di avere paura di qualcosa.
"Sembra focalizzato interamente su Kylie. Sei salvo." Gesticolavano e chiacchieravano, sembravano andare molto d'accordo. Ero convinta che mia madre fosse rimasta delusa dal fatto che lei non fosse un tipo di ragazza troppo femminile. Il suo trucco era quasi inesistente ed il suo vestito semplice. La consideravo puramente carina - il che la faceva sembrare migliore di me. Tra quello ed il mio progressivo disinteressamento nel mondo delle bamboline, avrei voluto vedere come avrebbe riposto le sue speranze su Candelaria.
Jorge posò a sua volta una mano sulla mia coscia e la strinse. Lo scansai perché non aveva avuto problemi ad infilare la mano sotto la gonna del mio vestito giallo, sotto al tavolo, ma aveva paura che mio padre lo odiasse per il fatto che gli piacevano gli Yankees invece che i Nets. Jorge mi dedicò un sorriso malizioso e, quando fu certo che mio padre non ci stesse guardando, mi baciò le labbra.
Il pranzo andò bene. Non era stato imbarazzante e supposi che molti di noi pensavano la stessa cosa. Kylie era stata carina. Sorrideva sempre ed aveva un simpatico accento del sud. Facundo aveva detto che era originaria della Georgia. Ciò che più preferivo di lei era che riuscisse a mantenere in riga mio fratello. Non l'avevo mai visto così frustrato ed apprezzavo ogni singolo momento di tutto ciò.
"Hai una famiglia meravigliosa," disse quando fummo sole al bagno. Stavo ritoccando il mio trucco, mentre lei era appoggiata al lavandino, intenta a guardarsi le unghie.
"Sembra che tu abbia fatto una buona impressione."
"Lo dici come se ne fossi sorpresa." Il suo tono non fu scortese, ma restò comunque fermo. Sembrava quel tipo di donna determinata che ogni ragazza sogna di diventare, anche se non doveva avere più di vent'anni.
"Non è andata così con Jorge," dissi semplicemente, non volevo discutere.
"Sì, Facundo me ne ha parlato." Arrestai i miei movimenti. "Spero che non ti dispiaccia." Disse precipitosa. "Mi ha detto solo che ha una sorella minore ed ero curiosa di saperne di più. Ho due fratelli più grandi. Gemelli. Per cui so che significa."
"Non mi da fastidio. Sono solo sorpresa dal fatto che Facundo parli con una ragazza. Sai, ha sempre avuto altri interessi. E con altri interessi intendo farsi spazio nei tuoi pantaloni."
Kylie scoppiò a ridere di cuore, facendo finire i suoi capelli neri davanti al viso. Sembrava quasi volesse scacciare qualcosa da davanti agli occhi con la coda di cavallo. "So anche quello."
"Te l'ha detto?" Ora sì che ero scioccata. "L'ho visto con i miei occhi. Sai, ho conosciuto Facundo l'anno scorso. Credici o no, sono una cheerleader della squadra di football del college. Sapevo che era un puttaniere dal momento in cui l'ho conosciuto, perché ha chiesto il mio nome alle mie tette." Sembra proprio da lui. "Ci ha provato praticamente con tutta la squadra delle cheerleader."
"E non t'importa?"
"M'importerebbe se continuasse a farlo, ma da quando stiamo insieme è diventato un bravo ragazzo." Ora sul suo viso c'era un sorriso sognante e, da ciò che avevo imparato, significava che era innamorata. "Siamo diventati amici mentre eravamo ancora matricole e non gli ho mai permesso d'infilarsi nei miei pantaloni, per cui credo che l'abbia presa come una sfida e quando è scappato dal campus delle ragazze, ha deciso d'impegnarsi seriamente con me."
"Spero che tu gli abbia reso tutto molto difficile," dissi.
"Puoi scommetterci." Sorrise. "È stato molto divertente vederlo ad un vero appuntamento. Ha persino balbettato e si è rovesciato addosso dell'acqua. Era così carino."
Repressi una risata perché sembrava poco signorile al momento. Ma, seriamente, mio fratello era carino?
"Allora," riprese Kylie. "Facundo mi ha raccontato di quel tipo, Peter." M'irrigidii, chiudendo di scatto il rossetto. "Senti, aveva solo bisogno di qualcuno con cui parlare di cose serie, e non poteva farlo con i suoi amici. So mantenere un segreto, per cui non devi preoccuparti di me." Kylie incrociò il mio sguardo attraverso lo specchio.
Sbattei gli occhi. "Probabilmente andrà in prigione. Credo che il processo avverrà a breve." Sapevo che il processo ci sarebbe stato presto perché l'ufficiale Williams, il subalterno di mio padre, mi aveva tenuto informata. Era un procedimento lungo, era abbastanza evidente che Peter avrebbe pagato per tutto ciò che aveva fatto. Non avevo ancora detto nulla ai miei genitori, ma l'avrei fatto non appena mi avrebbero chiesto di testimoniare di fronte al giudice.
"Lo spero. Quel figlio di puttana merita di marcire in prigione."
Quando ritornai dal bagno, Jorge e Facundo stavano parlando. Se non lo conoscessi, avrei pensato che mio fratello stesse dando un'altra possibilità al mio ragazzo, ma era impossibile. Quando mi sedetti, Jorge si voltò lentamente verso di me. "Martina, perché tuo fratello mi ha appena regalato i biglietti per andare a vedere una partita dei Nets con lui?" domandò, sbalordito. Imitai la sua espressione. Sollevai le sopracciglia e mi voltai a guardare Facundo.
"Facundo, perché hai appena chiesto a Jorge di venire a vedere una partita dei Nets con te?" Kylie assunse un'espressione consapevole. Facundo sembrava visibilmente imbarazzato. "So che gli piacciono i Nets e io ho due biglietti, okay? Se avete intenzione di farne un affare di stato, dimenticate tutto. Oh." Kylie lo colpì con un calcio da sotto il tavolo.
Diedi una gomitata a Jorge. "Sono solo sorpreso, ma mi sembra una buona idea," disse atono, stringendosi nelle spalle, perché adorava mascherare il suo entusiasmo. Non era cosa da tutti giorni poter vedere la tua squadra preferita giocare dal vivo.
"Grazie, Facundo," dissi sincera e dopodiché sorrisi a Kylie, perché sapevo che l'idea era stata sua. "Nessun problema."
Facundo si strinse a sua volta nelle spalle. "Ogni santo ha un passato, mentre ogni peccatore ha un futuro." Si voltarono tutti verso di lui. "Cosa c'è? Sono parole di Oscar Wilde."
Ruggero abbozzò una risata. "Lo so. Mi diverte il fatto che tu lo dica." Avrei giurato che Facundo volesse fargli la linguaccia.
"Abbiamo fatto letteratura questo trimestre," disse Kylie, appoggiando la mano sul braccio di Facundo. Sembravano una di quelle coppie che un giorno si sarebbe sposata, e la cosa mi entusiasmava.
"Questo spiega tutto, credo." Disse mamma. Nessuno di noi aveva visto Facundo interessato alla cultura - o di qualsiasi altra cosa che non fosse sport o videogiochi.
"Potete smetterla di guardarmi come se fossi un idiota?" disse Facundo e tutti scoppiammo a ridere. Jorge non rise a lungo. Sembrò colpito da quanto aveva detto Facundo riguardo ai santi e ai peccatori.
"Hey, tutto okay?" sussurrai, mentre tutti erano occupati a schernire Facundo.
Jorge abbozzò uno strano sorriso. "Certo." Gli presi la mano e gli baciai il dorso di essa.
"Chi lo sa, forse tu e Facundo finirete col diventare amici."
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Festa a casa di Mercedes.
Digitai il numero di Lodovica, tutto ciò era sicuramente uno scherzo. "Inizia alle 9, ma noi arriveremo là circa un'ora e mezza dopo, così non sembreremo dei perdenti," disse, prima che potessi realizzare che aveva già risposto.
"Cosa ti fa pensare che, ad ogni modo, sottoporrei me stessa a quel tipo di tortura?"
"Cosa? Andiamo solo a sfondarci e a divertirci. Non ti accorgerai nemmeno della sua presenza. Sarà pieno zeppo di gente. Ci sarà tutta la scuola."
"Noterò il fatto che io sarò lì. Non ho nessuna intenzione di passare il mio tempo in quella casa di barboni," sbottai, attorcigliando il filo del telefono fisso attorno alle dita. Jorge ed io eravamo soli a casa a guardare un film, perché tutti il resto della famiglia aveva altro da fare. Facundo stava mostrando a Kylie la città, Ruggero era con Kevin, e i miei genitori stavano partecipando a qualche evento del lavoro di mio padre. Avevano lasciato Tommy a casa di un amico.
"Non è esattamente una casa di barboni," disse Lodovica. "Quella ragazza ha una pista da ballo in casa. E una piscina. Una fottuta piscina che sarà piena zeppa di ragazzi fighi in costume." Roteai gli occhi, sebbene non potesse vedermi. "Se vuoi davvero vedere dei ragazzi fighi, ti porterò da Abercrombie."
"Ti ho sentito!" gridò Jorge dalla mia stanza.
Lodovica insistette. "E se ti dicessi che potrai avere la tua piccola vendetta su di lei? Possiamo, non lo so, rompere qualche costoso vaso cinese o dare da mangiare dello zucchero ai suoi cuccioli."
"Lodovica!"
"D'accordo. Non cercheremo di avvelenare i suoi animali, ma dobbiamo andarci. Il liceo è finito. Stiamo per concludere uno dei capitoli più importanti della nostra vita. Potremmo anche dirgli addio per sempre."Seriamente. "D'altro canto, mi abbandonerai per tutta l'estate e solo Dio sa quanto altro tempo passerà prima che potremmo andare insieme ad una festa." Iniziò ad assumere un tono da finta vittima e a dire cose che sapeva mi avrebbero incastrato.
"Va bene. Va bene. Okay," dissi, massaggiandomi le tempie in preda ad un finto mal di testa. "Andremo a quella dannata festa. Ma non aspettarti ch'io mi diverta. E non mi ubriacherò." Non appena agganciai, trovai Jorge appoggiato allo stipite della porta del soggiorno. "Allora andremo ad una festa?"
"Vuoi venire?" Ero perplessa. Aveva saputo che la festa sarebbe stata a casa di Mercedes e che tutta la mia scuola ci sarebbe andata?
"Beh, difficilmente ti lascerei andare da sola con tutti quei bei ragazzi nei paraggi." Mi dedicò un sorriso sghembo.
"Torniamo a guardare quel film." Lo spinsi verso la mia stanza.
"Non possiamo fare qualcos'altro?"domandò Jorge, fermandomi. Mi attirò a sé, la mia schiena venne schiacciata contro al suo petto e poggiò il mento sopra la mia testa. Ero davvero bassa. "Quel film è troppo-"
"Attento a cosa dici," lo avvertii. "Quello è il mio film preferito da sempre."
Jorge rise, disegnando cerchi immaginari sulla mia vita. Quand'eravamo tornati a casa avevo indossato una maglietta extra large e ora ci stava giocando, il bordo arrivava sino alle mie cosce. Era un piccolo modo per distrarsi. "Quel tipo è un coglione e non è nemmeno figo. Non so come faccia a piacerti. La parte più interessante del film sono state le tartarughe."

"Per prima cosa, Liam Hemsworth è uno dei ragazzi più belli sul pianeta." Detestavo il modo in cui la mia voce tremava mentre le mani di Jorge si muovevano sui miei fianchi, avvicinandomi maggiormente a sé. "E la prima volta che l'hai visto ti è piaciuto."
"Mi sono addormentato," replicò. "Hai inciso le nostre lettere su un albero, dolcezza," dissi compiaciuta. Non riuscii a vedere l'espressione di Jorge, ma ero abbastanza sicura che fosse arrossito o che avesse alzato gli occhi al cielo.
"Hai ragione. Quel film non è così male. Vederti solo con quella maglietta lo è," sussurrò al mio orecchio, la sua lingua sfiorò il mio lobo. Rabbrividii e posai le mani sulle sue braccia. Jorge ed io non avevamo avuto alcun momento intimo da mesi. Da quando eravamo tornati insieme, il massimo che avevamo fatto era stato baciarci nella mia macchina. Jorge non aveva cercato di andare oltre. Il nuovo approccio era stato emozionante ma al tempo stesso snervante. Mi sentivo di nuovo come una verginella. "Non dobbiamo fare niente che tu non voglia, lo sai vero?" disse, notando il fatto che stessi esitando. Smise di accarezzarmi e mi lasciai andare in un lungo respiro.
"Lo so. Ma voglio farlo. Mi fido di te." Mi voltai in modo da guardarlo. L'espressione sul suo viso diceva tutto ciò che avevo bisogno di sapere. Le mie parole significavano tanto per lui. La sua preoccupazione principale, da quando eravamo tornati insieme la notte del ballo, era sapere che mi fidavo ancora di lui. Ed era così. Era cambiato. Era migliorato. Aveva fatto tutto ciò che aveva promesso. Ora era il mio turno di dargli qualcosa in cambio. Mi alzai in punta di piedi. Avvicinai le labbra alle sue. Le sue braccia erano saldamente avvolte attorno alla mia vita. Le sue labbra erano così soffici, vellutate. Era stato attento la prima volta che ci eravamo baciati - o forse la seconda, dato che la prima volta eravamo entrambi ubriachi.
"Ti amo," disse Jorge prima di lasciarsi andare in quel bacio. Le farfalle iniziarono a svolazzare nel mio stomaco. Non era la prima volta che lo diceva, ma non mi ero ancora stancata di sentirmelo dire.
"Ti amo anche io," dissi, allontanandomi e prendendolo per mano, per poi trascinarlo in camera mia. S'inumidì le labbra quando sentii quelle parole e sbarrò gli occhi, come se gli mancasse il respiro. Quella era la prima volta che lo dicevo dopo tanto tempo. Avrei voluto essere sicuro che fossi pronta ad innamorarmi completamente e nuovamente di lui. Ora lo ero. Ero spaventata dal fatto che mi spezzasse ancora il cuore. Ero stata molto attenta nel caso in cui fosse tutto una bugia. Stupida, davvero, perché anche se non l'avessi detto ad alta voce, il mio cuore sapeva che appartenevo a Jorge.
Nella mia stanza tirai le tende, diminuendo così la luce e ritornai carponi sul letto. Jorge aveva ancora indosso i vestiti della festa del diploma. Gli feci cenno di avvicinarsi. Le mie dita non tremarono quando gli slacciai la camicia e gliela lasciai aperta. C'era una cicatrice sul lato destro del suo petto che non era si era ancora sbiadita, ma andava bene lo stesso. Era il ricordo di quanto fragile fosse, e sapevo che quella era stata una lezione di vita per Jorge. La sfiorai con le labbra, sfilandogli la camicia e facendolo sobbalzare. Nell'istante in cui finì al suolo, Jorge portò le mani tra i miei capelli, sollevandomi la testa in modo che lo baciassi.
Ci lasciammo cadere sul letto, Jorge sopra di me, mentre continuammo a baciarci. Ciò che era iniziato lentamente, ora s'era velocizzato. Avevo bisogno di restargli accanto, di toccarlo, ogni parte di lui. Avevo bisogno di sapere che tutto ciò fosse reale, che lui lo fosse, così come noi. Jorge non distolse lo sguardo da me e lentamente mi sfilò la maglietta. Avvertii la pelle d'oca e, precisamente, non perché faceva freddo. Jorge fece scorrere le mani sul mio collo, sulle mie spalle, sulle mie braccia, sui miei fianchi, sulle gambe, sino al punto in cui il mio respiro divenne pesante ed avvertivo terribilmente il bisogno di averlo, credevo di scoppiare.
"Sei la ragazza più bella che io abbia mai visto."

"Jorge," mormorai disperatamente,appoggiando le labbra alle sue. Gli slacciai la cintura e scalciò via i pantaloni e c'erano solo gli indumenti intimi ci separavano e avevo terribilmente bisogno di eliminare quel tessuto, tanto che glielo avrei strappato se Jorge non mi avesse fermato.
Fece l'amore con me in un modo che mi fece ricordare perché mi ero innamorata di lui. Mi venerava come se fossi la cosa più delicata e preziosa del mondo. Mi amava come se niente fosse successo, come se nulla fosse cambiato. Come se fosse sempre stato così. Come s'io fossi perfetta. Come se tutto fosse perfetto, e ciò significava che avrebbe potuto essere perfetto anche lui.
E lo amavo per questo.

B.R.O.N.X.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora