MARTINA POV.
"Arrivo da te alle 16."
Rilessi il messaggio di Jorge per l'ennesima volta e guardai l'orologio blu appeso al muro. Le 15. Perfetto, avevo esattamente un'ora di tempo per prepararmi.
Mi alzai pigramente dal mio comodo letto per dirigermi verso il bagno. Mi levai il pigiama ed entrai in doccia, lasciando che l'acqua calda scorresse sul mio corpo. Shampoo, bagno schiuma e parecchio balsamo per snodare, dopo il complicatissimo chignon laccato che avevo dovuto portare per tutta la serata a teatro con Diego. Uscita dalla doccia mi sentii subito più rilassata. Per qualche strano motivo tutto questo fatto dell'uscire con Jorge mi innervosiva, ma la doccia calda aveva aiutato.
Mi asciugai per bene con l'accappatoio e mi spalmai qualche crema e lozione per il corpo. Passai a pettinare i capelli ma decisi di lasciarli mossi per una volta.
Ora, la parte più complicata del processo: cosa indossare. In primo luogo, non so dove stiamo andando. Secondo, questo non è un appuntamento, quindi non devo vestirmi come se volessi impressionare Jorge. E terzo, semplicemente non so cosa mettere! Decisi che avevo bisogno di aiuto. Raggiunsi il mio telefono, che era appoggiato sul mio cuscino e composi il numero di Lodo. Il telefono squillò due volte prima che lei rispondesse.
Lodo:"Tini?" La sua voce felice echeggiò attraverso la linea.
Io:"Ciao Lodo".
Lodo:"Come è stato il tuo appuntamento di ieri?" Chiese in tono beffardo, sapendo che odiavo quei giochi noiosi.
Io:"Perfetto." Esclamai in modo sarcastico. "Mi ha portato a vedere I tre moschettieri". Lodo ridacchiò dall'altra parte del telefono. "L'unica cosa buona era la cena." Mi misi a ridere. "Ma comunque, non è per questo che ti ho chiamato."
Lodo;"Perché allora?" La curiosità era chiara nella sua voce. Che cosa posso dire, sia Lodo che io siamo persone curiose.
Io:"Uscirò con Jorge più tardi e non so cosa indossare." Accennai la seconda parte della frase con più potenza, nella speranza che ignorasse la prima.
Non fui molto fortunata.
Lodo:"Stai uscendo con Ragazzo figo?" Urlò al telefono.
Io:"Dillo più forte, probabilmente la gente in Cina non ha sentito." Scherzai.
Lodo:"Stai uscendo con Diego e Jorge, allo stesso tempo?" Rimase a bocca aperta e sentii uno schiaffo. Deve aver battuto la testa, questa ragazza non è normale. "Come ho fatto a non accorgermene?" Mormorò a se stessa.
Io:"Lodovica fermati! Non esco con Jorge, oggi dobbiamo solo uscire da amici. "Feci n modo di mettere uno stress sulle parole 'non' e 'amici'.
Lodo:"Si.. Per adesso..da amici." Si interruppe, ridendo malignamente.
Io:"Cosa vorresti dire?" Misi la mano che non stavo usando per tenere il telefono sul mio fianco e aggrottai la fronte, anche se lei non poteva vedermi.
Lodo:"Niente." Rispose innocentemente . Lasciai perdere l'argomento dato che erano già le 15.30 e non mi ero ancora vestita.
Io:"Mi vuoi aiutare o no?" Chiesi impazientemente.
Lodo:"Cavolo, fa tanto freddo?" Disse con calma.
Andai alla finestra e la sollevai, sporgendo il braccio fuori. "Fa un po' caldo.", Risposi, chiudendo di nuovo la finestra.
Lodo:"Allora, look semplice, jeans, o qualcosa del genere. Non credo che a Jorge piacciano i tacchi, troppo trucco e Chanel. " Suggerì. Non credo che gli piacciano nemmeno io. "Anche se, non ti interessa davvero quello che gli piace, vero?" Il suo sorriso era evidente anche nel suo tono.
Io:"Grazie per il l'aiuto Lodo. Divertiti. " Dissi, terminando la conversazione per far in modo che smettesse di prendermi in giro su Jorge.
Lodo:"Chiamami quando sei tornato dalla tua uscita da amici!" Gridò prima che la comunicazione si interruppe, quando premetti il pulsante rosso sul mio telefono.
Sospirando mi diressi verso il mio armadio. Non credo che Jorge ami i tacchi, troppo trucco e Chanel. Quella frase ribombava nella mia mente mentre cercavo attraverso le mie grucce. Non ho intenzione di indossare un vestito o dei pantaloni quindi quelli sono esclusi. Niente tacchi alti, niente di stratosferico, nulla di troppo provocatorio, niente di troppo elegante ... Stava diventando difficile. Dopo circa 10 minuti trovai una gonna, una t-shirt bianca/rosa/color crema a maniche lunghe(Foto), Misi le mie zeppe e andai in bagno di nuovo.
Mi chinai a prendere la mia borsa trucco da un piccolo guardaroba sotto il lavello e applicai la base: fondotinta, blush, eyeliner, mascara e il mio lip-gloss rosso preferito. Una volta fatto, pettinai di nuovo i capelli e li lasciai cadere lungo la schiena. Spruzzai un po' di profumo e mi diedi un'ultima occhiata allo specchio che si trovava nella mia stanza. Carina. Inserii il telefono nella tasca e dei soldi sul retro.
Io:"Mamma, papà, io vado fuori con alcuni amici!" Urlai dalla porta di casa. Mia madre subito apparve sulla porta.
Mariana:"Quali amici?" Tipico dei genitori voler sapere tutto sulla nostra vita.
Io:"Tiara e Lucy. Non credo che tu li conosca. "Risposi con il mio miglior sorriso innocente. Nemmeno io, in realtà, anche perché non esistevano.
Mia madre sembrò incerta, ma annuì. "Va bene, chiamami se hai bisogno di qualcosa."
Io:"Lo farò." Iniziai a camminare verso l'ascensore. Prima che le porte si chiudessero sentii mia madre urlare. "E torna prima delle 22!" Gridai un 'bene' e nervosamente picchiettai il piede sul pavimento dell'ascensore.
Secondo il mio orologio, erano già le 16.59. Il che è un record per me, di solito sono in ritardo per tutto. Che coincidenza che non sei in ritardo, quando la persona che stai per incontrare è Jorge ... Non ho intenzione di cominciare una conversazione con te, adesso. Chiusi la voce nella mia testa e attraversai le porte di vetro che conducevano fuori.
Un'ondata di aria calda mi colpii non appena feci un passo sulla strada trafficata. Faceva sorprendentemente caldo per essere ottobre, ma hey, non mi lamento.
Di Jorge non si vedeva nemmeno. Immagino fosse da lui quello ad essere in ritardo sta volta. Mi appoggiai ad un lampione e nervosamente mi mangiucchiai le unghie. Non dovrei essere così agitata a causa di questa uscita con Jorge. E 'solo che probabilmente si prenderà gioco di me, come sempre.
"Boo". Qualcuno mi urlò in un orecchio, facendomi trasalire. Saltai quasi 4 metri in avanti per la paura.
Poi sentii la risata inconfondibile di Jorge alle mie spalle e mi voltai infastidita. "Devi smetterla di spaventarmi tutto il tempo."
Jorge:"Ma le tue reazioni sono così ... divertenti." Disse ridendo. Gli colpiì duramente al braccio. "Ow! Questo era era per? "Urlò, massaggiandosi il braccio.
Io:"Per prendermi sempre in giro." Esclamai già seccata. E non eravamo stati insieme nemmeno cinque minuti.
Jorge:"Be ', dovresti smettere di farlo perché mi farai venire un livido." Mise il broncio indicando il punto in cui l'avevo colpito. Era così adorabile. Tutto qui.
Io:"Aw Yoyi, sei così carino quando fai così." Lo mimai con una voce da bambina pizzicandogli la guancia.
Mi lanciò un'occhiataccia. "Io. Non. Sono. Carino." Fece una pausa tra ogni parola per assicurarsi che avessi capito perfettamente e incrociò le sue forti braccia sul petto, il che lo rese solo più carino.
Io:"Ma lo sei." Mi lamentai, ridendo.
Sospirò, finendo per sorridere. "Andiamo." Mi mise un braccio intorno alle spalle.
Io:"Ehm, che cosa stai facendo esattamente?" Chiesi, mentre cominciammo a camminare. Inclinai la testa indietro e di lato per essere in grado di guardarlo negli occhi dato che era più alto di me.
Jorge:"Forse, mmm.. camminando?" Ridacchiò guardandomi. Per un attimo i nostri occhi si incontrarono e sentii un impulso irrefrenabile di sorridere, così guardai lontano.
Io:"Ma potremmo essere visti da qualcuno che mi conosce." Mi guardai intorno, cercando di trovare un volto familiare che potesse dire a Diego che stavo camminando praticamente abbracciata un altro ragazzo.
Jorge:"Meglio, saranno gelosi. A voi ragazze non piace quando qualcuno è geloso o invidioso di voi? "Chiese confuso ma divertito allo stesso tempo.
Io:"Io non voglio fare ingelosire nessuno, perciò.." Lentamente alzai il braccio dalle mie spalle e lo feci cadere inerte al suo fianco, mentre feci un passo a destra, lasciando un po' di distanza tra i nostri corpi. "In più, perché pensi che sarebbero gelosi che io sono con te?"
Jorge ridacchiò. "Continui a ripeterti che non ti piace la mia compagnia giusto per autoconvincertene. Quando in realtà è tutto il contrario."
Io:"Come vuoi, Blanco. Dov'è la tua auto? "Resistetti alla tentazione di tirarmi uno schiaffo per sapere che aveva ragione.
Jorge:"Auto?" Mise in discussione.
Io:"Sì, quella cosa con quattro ruote e sedili che si utilizza per raggiungere posti." Risposi elegantemente.
Jorge:"So cos' è un'auto, solo che non ne ho una.» Si strinse nelle spalle.
Io:"Stai Se-" mi fermai a metà frase, per paura che di offenderlo. "Voglio dire, possiamo tornare indietro e prendere la mia." Suggerii, colpendo il pollice dietro la mia testa.
Jorge;"Nah. Prendiamo la metropolitana. "Accelerò il passo, facendomi correre un po' prima di raggiungerlo.
Quando fui al suo fianco lo afferrai per un braccio, costringendolo a guardare verso di me. "Ti mancava di già il mio braccio?" Uno stupido sorriso si fece strada attraverso la sua faccia.
Alzai gli occhi e ignorai la domanda.
Io:"Hai detto la metropolitana?" Chiesi, volendo credere che quello che avevo sentito fosse sbagliato.
Jorge:"Hm, sì, perché?" Le sue sopracciglia si tirarono insieme in segno di confusione.
Rimasi in silenzio, elaborando tutto nel mio cervello.
Jorge:"Aspetta, non hai mai preso la metropolitana?" Quando realizzò, la sua bocca di spalancò come se lo avessero preso a calci e soffocò in una risata.
Scossi la testa, guardando il pavimento.
Non giudicatemi. I miei genitori non mi hanno mai lasciato e non ho mai avuto la necessità di prenderla in quanto ho sempre avuto una macchina a disposizione. Comunque ho preso l'autobus una volta. I miei genitori continuavano a dirmi che la metropolitana era un luogo pericoloso con un sacco di gente e ladri. Inoltre, è così enorme potrei perdermi facilmente nelle linee doppie.
Jorge:"C'è una prima volta per tutto, no?" disse incoraggiante prendendo la mia mano nella sua e portandomi alla stazione più vicina.
Io:"Preferirei tornare indietro e prendere la mia macchina. I miei genitori non approverebbero." Indicai l'ingresso della stazione.
Jorge:"Ma i tuoi genitori non sono qui e non ti vedono, giusto?" alzò un sopracciglio audacemente. Esitai. "Andiamo Tini, io sarò lì con te, non succederà nulla.", Ha assicurato e la preoccupazione che una volta aveva sentito, stava scomparendo. Sapevo di poter contare su Jorge per salvarmi da qualche ladro o stupratore almeno.
Io:"O-okay." Esitai, lasciandomi condurre da lui verso le scale e la grande entrata della metropolitana. Quando mi accorsi dell'ammucchio di gente che camminava in tutte le direzioni, impanicai. Sono forse claustrofobica? Sentii Jorge darmi una leggera scossa per poi sfoggiarmi un bellissimo sorriso rassicurante.
Jorge:"Odio questa stazione." Si lamentò. "Solo perché si trova nella parte ricca della città deve essere piena di guardie e non ci si può intrufolare senza pagare il biglietto." Sbuffò. Sicuramente sta scherzando. Deve.
Io:"Se il problema è pagare, pago io." Quanto può costare? Gli lasciai nella mano una banconota da $5 che prese esitante. In qualsiasi altra occasione avrei capito il fatto che il ragazzo volesse pagare e offrire tutto, ma visto che Jorge non ha esattamente soldi da bruciare, è okay se tralasciamo tutto il fatto del galantuomo.
Jorge:"Ok, ma io pago il cibo." Mormorò, trascinandomi verso delle macchinette che, suppongo, vendano biglietti.
Io:"Eh, quindi mi porti da qualche parte a mangiare?" Alzai un sopracciglio sorridendo.
Jorge annuì. "Che appuntamento sarebbe senza che ti portassi a mangiare qualche roba?"
Io:"E dove andiamo? Da McDonald's?" Ridacchiai. "Oh e questo non è un appuntamento."
Jorge:"Ti piacerebbe." Rispose alla mia prima domanda mentre digitava qualcosa sullo schermo della macchinetta. "Eh comunque lo so
tranquilla, volevo solo darti fastidio prendendoti per il culo." Aggiunse in seguito.
Io:"Addirittura? Quindi mi porti in qualche posto peggio del McDonalds? Spero tu stia scherzando." Mi appoggiai al distributore che stava armeggiando. "E non dire parolacce."
Jorge:"Si." Mi rispose serio. E mandai giù la saliva. Oddio era serio, dovevo prepararmi al peggio quindi. "Perché tu non hai mai detto una parolaccia?"
Io:"Non è da signorina dirle." Risposi, scuotendomi i capelli per poi legarli in una coda alta.
Jorge cominciò improvvisamente a tirare calci all'apparecchio. "Macchinetta del cazzo. Dammi i miei biglietti." Si stava arrabbiando.
Mi scosse un po' sentire il suo linguaggio. Doveva essere davvero irritato. Dopo un po' smise di tirare calci alla macchina ed estrasse due biglietti. Mi presi un po' di tempo per guardarlo bene. Indossava un paio di converse nere, dei pantaloni beige, una maglietta nera e sopra un giacchino di jeans con le maniche arrotolate, alzate il giusto per darmi un bella visuale delle sue braccia abbastanza muscolose e portava anche qualche collana intorno al collo. I suoi capelli erano tirati all'insù, come sempre, in quel modo arruffato e sexy. Si, era figo, che novità, non lo era sempre? Martina, smettila. Datti un contegno.
Jorge:"Mi stai fissando?" Fu la voce divertita di Jorge piuttosto che quella nel retro della mia testa che mi risvegliò dal mio inteso fissarlo. Sobbalzai, incespicando un poco.
Io:"Ovviamente no." Non suonai per niente convincente. Beh, immagino che fossi appena stata colta in fallo, ops.
Jorge:"Sei sicura? È bava quella che sta uscendo dalla tua bocca?" Rantolò lui e io mi toccai velocemente le labbra. Erano asciutte.
Io:"Sei uno stupido idiota." Colpii il suo petto questa volta ma scommetto che feci più male alla mia mano che non fa a lui. "Ow." Mugugnai.
Jorge stava ridendo così forte che la gente lo stava guardando come se fosse pazzo e io mi stavo sentendo in imbarazzo, di conseguenza. Quando lui lo notò, smise di essere così rumoroso ma continuò a ridere sotto i baffi mentre ci guidava verso la macchina per il controllo dei biglietti. Sospirai alla sua immaturità.
Jorge:"Devi-" Lo interruppi rudemente.
Io:"So come funziona. Ho visto dei film. Bah." Dissi ovvia, strappando il biglietto dalla sua mano e inserendolo dentro la piccola fessura.
Successivamente sorpassammo giungendo all'altro lato e Jorge era rosso per il ridere. Grugnii e lo guardai in attesa.
Puntò il dito verso la destra e iniziammo a camminare lungo un corridoio fin-ché non raggiungemmo le scale mobili che si immettevano in profondità sotto il livello della strada. Cosa sarebbe accaduto se il soffitto fosse caduto su di noi? Iniziai ad andare nel panico di nuovo. Poi avvertii una mano accarezzarmi la schiena. L'unica ragione per cui non lanciai uno sguardo truce verso Jorge fu perché i suoi gesti erano in qualche modo calmanti.
Quando finalmente raggiungemmo il livello inferiore, un piccolo schermo annunciò che il prossimo treno sarebbe arrivato fra quattro minuti. Rimasi lì in piedi, con le braccia incrociate, guardando davanti a me.
Jorge:"Hai intenzione di non parlarmi più?" Un sospiro sfuggì dalle sue labbra.
Strinsi gli occhi verso JORGE e rimasi in silenzio.
Jorge:"È perché ti ho presa in giro prima? Stavi sbavando! Ed è stato divertente vedere la tua faccia smarrita da 'cerbiatto abbagliato dai fari di un auto'." Alzò le braccia in segno di difesa. "Andiamo." Mi diede un lieve colpetto con il gomito. "È normale, ogni ragazza sbava dietro questo." Disse presuntuosamente.
Aprii la bocca ma mi presi il mio tempo prima di parlare. "Odio così tanto quando fai così il vanitoso."
Jorge:"Okay, mi dispiace. Ti prometto che non ti prenderò più in giro, ok?" Roteò i suoi occhi in modo giocoso e aspettò che parlassi.
Io:"Non fare promesse che non manterrai." Mormorai amaramente, voltandomi così non lo avrei più avuto di fronte.
Jorge sospirò e lo colsi con la coda degli occhi a massaggiarsi il viso con le mani.
Improvvisamente afferrò le mie spalle e mi girò così ancora lo guardai. Iniziò a strattonare le mie braccia per aprirle a siccome era decisamente più forte di me, ci riuscì. "Bene." Bisbigliò. Poi portò le sue dita ad entrambi i lati delle mie labbra e sollevò la pelle cercando di farmi sorridere. "Devo fare io tutto il lavoro?" Sospirò, tirando di più e facendo facce strane finché una risatina non scappò dalle mie labbra. "Ecco." Sorrise lui, facendo comparire al contempo un sorriso sulla mia bocca. Perché aveva questo effetto su di me?
Io:"Come riesci a farlo?" Domandai, meravigliata.
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B.R.O.N.X.
FanfictionTralasciando il fatto che tutti e due vivono a New York, Jorge e Martina non hanno niente in comune. Mentre Jorge fa l'impossibile per sopravvivere, Martina ha qualsiasi cosa ogni ragazza possa volere .O per lo meno lei pensa di avere tutto. Cosa s...