39.PASSERELLA

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Martina Pov.
La mattina seguente mi alzai con il sorriso. Sì, sarei dovuta andare a scuola. Sì, era mattina presto. Sì, ero stanca, ma ero felice.
Danzai fino alla cucina, determinata a non lasciare che nulla mi rovinasse la giornata. Quando ieri sera tornai a casa, dopo esser stata con Jorge e la sua famiglia, dovetti ammettere di essere un po' preoccupata per lui. Nessuno dei miei genitori era a casa, Tommy stava dormendo e Ruggero era davanti al computer, ignorandomi completamente.
Così chiamai Jorge, mordendomi nervosamente il labbro inferiore pensando a come stava. Dopo essersi aperto con me quel pomeriggio e, notando il fatto che avrebbe dato a suo padre un'altra possibilità, sperai davvero che avessero parlato seriamente.
Aveva risposto al primo squillo, come se stesse aspettando la mia chiamata. E, dovetti ammetterlo, iniziai a sentire un'ondata di farfalle invadermi lo stomaco per poi essere in procinto di uscire dalle labbra. La prima cosa che mi domandò fu se fossi arrivata a casa sana e salva - sempre con fare protettivo - dopodiché mi raccontò della conversazione avuta con suo padre.
Sospettai che avesse omesso alcuni dettagli che sicuramente avrebbe preferito tenere per sé, ma andava bene così. Tutti avevamo bisogno della nostra privacy.
Tuttavia, fui contenta di sentire che l'aveva perdonato e che ora erano in buoni rapporti, così come gli avevo detto di fare. Jorge sembrava davvero felice e dovette poi agganciare perché avrebbe guardato un film con la sua famiglia al completo.
Non potei essere più felice per lui. Meritava di essere felice e di non sentirsi tormentato per via della mancanza di soldi, di un padre che non era mai a casa, dei nemici, dei suoi fratelli e di sua madre, o sul fatto che non si sentisse abbastanza...
Poco dopo, caddi in un sonno profondo non appena la mia testa toccò il cuscino. Avrei dovuto preoccuparmi degli esami imminenti, della mia punizione e degli altri problemi che avrei avuto il giorno dopo.
"Buongiorno." Canticchiai, entrando in cucina e dirigendomi verso il frigorifero.
Ruggero:"Da quando le giornate sarebbero diventate buone?" mormorò,reggendosi la testa tra le mani"Fammi indovinare perché sei così felice." Disse improvvisamente, facendo una smorfia divertita. Feci roteare gli occhi, immaginando che le mie gote fossero diventate già più rosee"Per caso ha a che fare con il fatto che ieri tu abbia visto Jorge?" inarcò le sopracciglia, masticando poi un pezzo di toast. Iniziò a mangiare come un maiale.
Io:"Io davvero non so di cosa tu stia parlando." Mormorai, fingendomi sorpresa. "Ero con Lodo ieri." Mi voltai, intenta a prendere del succo dal frigorifero.
Ruggero:"Potrai ingannare mamma e papà, ma non me." Dichiarò, bevendo il latte contenuto nel suo bicchiere tutto in una volta, lasciando sulle labbra il segno dei baffi bianchi. "L'espressione che hai dipinta sul volto parla da sé, è inevitabile dedurre che tu l'abbia visto." Feci una smorfia di disgusto e lo ignorai.
"Qualcuno mi ha per caso chiamata?" domandò una voce femminile entrando in cucina ed avvicinandosi alla macchina del caffé.
Io:"Stavo solo chiedendo a Rugge dove foste ieri sera, mamma." Il mio tono di voce era dolce ed innocente, ma non potei dire lo stesso dei miei occhi, mentre lanciavo sguardi di sfida a mio fratello, intimandogli di tenere la bocca chiusa non appena mia madre si voltò.
Mariana:"Oh, ho lavorato fino alle tre del mattino. Tutto l'ufficio sembrava impazzito per via dello show di sabato."
Mormorò, corrugando la fronte. Notai delle occhiaie violacee sotto ai suoi occhi e i suoi capelli erano acconciati in uno chignon scomposto. Mia madre appariva sempre bellissima ed io volevo diventare assolutamente come lei quando sarei cresciuta, ma invece assomigliavo sempre pù a mio padre.
Non avevo i suoi grandi occhi verdi o i suoi capelli biondi dorati, o magari i suoi fianchi stretti. Non dimostrava nemmeno la sua età, perché era sempre stata ossessionata dall'utilizzare vari cosmetici che le avrebbero mantenuto un aspetto giovanile. "E anche tuo padre era al lavoro, tanto per cambiare." Abbozzò un leggero sorriso, portandosi la tazza bollente di caffè alle labbra.
Io:"Sono sicura che ne varrà la pena. Lo show sarà un successo." Esclamai. Onestamente, ero davvero eccitata per quello spettacolo ed il fatto che Jorge avrebbe sfilato aumentava il mio fomento. Sapevo che avrei dovuto star attenta alle ragazze che ci avrebbero provato con lui, ma avrei voluto vederlo in un aspetto completamente sexy.
E se una ragazza gli si fosse avvicinata troppo, avrei potuto incenerirla. Dopotutto io era la figlia della designer.
Mariana:"Lo spero." si passò una mano sulla camicia bordeaux, sistemandola in modo da nasconderla all'interno dei jeans. Avrebbe potuto far sembrare di seta qualsiasi tipo di jeans soltanto abbinandoci i giusti accessori.
"Cosa stai indossando, tesoro?" fece scorrere il suo sguardo dai miei vestiti alle mie scarpe, per poi incrociare i miei occhi con fare disgustato. Evidentemente, non potevo.
Io:"Vestiti?"
Mariana"Scarpe da ginnastica per andare a scuola? Martina, frequenti una scuola privata di Manhattan, non una scuola pubblica in qualche disgustoso quartiere."
Mi trattenni a stento dal far roteare gli occhi. Rugge ridacchiò, sembrava divertirsi parecchio. Era facile per lui perché mamma lo costringeva sempre ad indossare una camicia.
Io:"Mamma, sono converse. Ai giorni d'oggi, le indossano tutti." Posai un toast nel piatto ed iniziai a spalmarci sopra della marmellata.
"Ti compriamo tutte le scarpe del mondo e tu decidi di indossare quelle?" puntò le sue dita esili contro le mie Chuck Taylor bianche come se fossero state sporche. Scosse il capo, bevendo una buona quantità di caffé contenuta in quella tazza, come se ciò le potesse cancellare il ricordo di avermi vista vestita così, come una senzatetto - ai suoi occhi, ovvio.
Ruggero:"Mamma ha ragione, Tini,non puoi andare in giro vestita così, finirai per rovinare la reputazione a tutta la famiglia." Mio fratello si colpì il petto, fingendosi deluso, cosa che non fece altro che infastidirmi.
Si erano alleati per rovinarmi la giornata?
Io:"Dio, cambierò le scarpe se questo ti farà sentire meglio, mamma." sbottai, finendo il mio toast. Le sue occhiatacce erano sufficienti a farmi cogliere le sue suppliche.
Sul suo viso comparve un sorriso soddisfatto. "Dove solo le Jimmy Choo che ti ho comprato per il compleanno?"
Ovviamente avrei indossato dei tacchi da dodici centimetri per andare a scuola. La cosa divertente era che lo facevo prima di conoscere Jorge ed iniziai a preoccuparmi sempre meno di come mi vestivo e di più a come mi comportavo. Ma credo che a mia madre interessasse più il mio aspetto.
Rugge sembrava essersi annoiato della nostra conversazione, perché ora era intento a smanettare sul telefono. "Stai aspettando che ti accompagni a scuola o...?"
Ruggero:"Ovviamente." Sbottò.
Io:"Non hai idea di quanto voglia che tu compia al più presto sedici anni, così avrai la tua patente." Dissi a denti stretti.
Ruggero:"Tu adori portarmi in giro, sorellina." Mi schernì.
Alejandro:"Tua sorella ha ragione." Intervenne papà, entrando in cucina mentre reggeva Tommy tra le braccia. Lo fece sedere sul bancone della cucina e si avvicinò a darmi un bacio sulla guancia. Cosa potevo dire, ero la principessa di papà (oltre a quella di Jorge.)
Io:"Buongiorno, papà." Gli sorrisi dolcemente, come facevo quando volevo ottenere qualcosa.
Alejandro:"Buongiorno,tesoro mio." Mi sorrise a sua volta, prendendo una tazza di caffè mentre mamma si occupava di Tommy, il quale, stranamente, non era affamato quella mattina.
Io:"Posso chiederti un favore, papà?" mantenni quella dolce espressione dipinta in viso, preparandogli un toast in modo che cedesse.
Alejandro:"Certo." Annuì, guardandomi con circospezione.

B.R.O.N.X.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora